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Maurizio Borghetti, radiologo nella città non capoluogo più colpita dal coronavirus (un morto ogni quattro contagi) ha fatto in due mesi 3mila Tac. “M chiedo perché Milano non sia stata sensibilmente coinvolta dal virus come Cremona, Piacenza, Lodi, Bergamo e Brescia”
Il dottor Maurizio Borghetti, medico radiologo presso l’ospedale Maggiore di Crema, in questi giorni di Fase Due da convivenza da Covid-19 è tornato, via social a postare pensieri sereni, squarcianti e oggettivi in merito al virus. E laddove pone quesiti e argomentazioni, senza pretendere di avere il dono della Verità assoluta, Borghetti spiega in modo semplice e diretto cosa gli suggerisce la sua esperienza ospedaliera.
Il numero dei contagi corrisponde al numero dei tamponi positivi. Sappiamo che la popolazione testata è minoritaria. Però, più o meno nello stesso ordine e proporzione, le province di Cremona, Piacenza, Lodi, Bergamo e Brescia (classifica corretta e sinistra ) sono state colpite da malattia importante, con elevato impegno ospedaliero e da sensibile aumento della mortalità, entrambi diversi e superiori rispetto al resto d’Italia.
Mi sembra pertanto evidente che queste province rappresentino uno specchio importante della pandemia e del relativo andamento, pur tenendo presente che il numero dei contagiati è certamente superiore (si presume proporzionalmente) dappertutto.
Ad oggi l’impegno ospedaliero (pronto soccorso, ricoverati e rianimazioni) è sensibilmente calato dappertutto e resta costante il rilievo giornaliero piuttosto sporadico di nuove polmoniti. E se è vero qui, da noi a Crema e nelle altre province in lizza per la Covid-League, il dato non può che far guardare con fiducia al futuro, sapendo che è comunque indispensabile ancora impegno (mascherina) prudenza (distanza) e allerta (del Sistema Sanitario).
Gli esperti dicono che è un virus molto contagioso. Non posso contraddire perché non è mio campo. Mi chiedo però come mai vista la vicinanza, gli elevati rapporti lavorativi, commerciali, ludici e chi più ne ha più ne metta delle province in classifica con Milano, quest’ultima non sia stata così significativamente coinvolta, sempre considerando il rapporto proporzionale delle diverse province tra numero tamponi e impegno sanitario della malattia.
A memoria, Milano era inoltre partita in modico ritardo rispetto a noi nell’osservazione più stretta delle misure restrittive. Se il mio dubbio poteva essere dubbio o eccessiva fretta nel periodo di maggior violenza dell’epidemia, a maggior ragione ha senso oggi, col corrispondente calo anche a Milano dei diversi parametri di malattia e impegno sanitario citati prima.
Un ultima mia personale riflessione riguardo quanto ho visto pubblicato in merito alla radiografia nella diagnosi di polmonite interstiziale e riferito a qualche centinaio di casi. Ben vengano, se si dimostrano analoghe per capacità sicurezza e completezza rispetto alla Tac, nuove apparecchiature e software più ‘semplici’ e con minore dose di radiazioni adatte allo scopo. A noi non hanno chiesto di partecipare ad alcuno studio. Con buone ottime apparecchiature a disposizione e buona esperienza radiologica, la nostra evidenza è stata di una nettissima maggiore affidabilità e precisione della Tac. Stiamo appena iniziando a uscire dal tunnel e il tempo è avaro.
Appena potremo valutare le tremila Tac di questi due mesi eseguite a Crema confrontandole con tutte le corrispondenti radiografie eseguite, potremo dare anche evidenza più dettagliata e scientifica (ovviamente non solo qui nei social dove si sta solo dialogando e ragionando) di quanto detto.
Dai Burdèl che ghe la fèm!
Così postò sulla sua pagina Facebook Maurizio Borghetti, DocRock d’Italia
Stefano Mauri
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