Il governo è seduto su una polveriera, ma pare non accorgersene: la politica dei prestiti (peraltro molto farraginosa) anziché degli indennizzi per il coronavirus sta mettendo in ginocchio milioni di attività. E la rabbia sta per esplodere
E ora partite iva, commercianti e professionisti, si preparano ad un lunghissimo braccio di ferro con il governo. Il coronavirus potrebbe chiudere per sempre le loro attività. E non certo solo a causa del morbo, ma per via dei provvedimenti del tutto illogici dell’esecutivo: la politica dei prestiti invece degli indennizzi.
E cioè lo Stato obbliga a chiudere le attività, legittimamente. Ma poi, anzichè indennizzare chi ha costretto a chiudere, lo obbliga pure a chiedere un prestito, peraltro con una miriade di documenti e autocertificazioni. Non può funzionare così: non è che tu mi espropri legittimamente la casa e poi mi dici: “indebitati e comperatene un’altra”. Se me la togli, e puoi farlo, sei anche obbligato a indennizzarmi. Non ci sono alternative. Il principio è lo stesso. Ma il governo, ad oggi, fa finta di niente. E promette.
Il noto penalista Fabio Schembri, dalle colonne di questo sito, aveva messo nero su bianco le leggi che regolamentano gli indennizzi e che valgono, eccome, anche per l’emergenza coronavirus.
E per giorni abbiamo raccolto voci di baristi, enologi, parrucchieri, ristoratori, ma pure dei disoccupati senza reddito di cittadinanza. Voci disperate e furibonde. Una polveriera che inizia a prendere fuoco: a Napoli, in vista della Fase 2, parte la campagna “Io non riapro”: «Le partite Iva di Napoli unite – commercio, artigianato, turismo, libere professioni e lavoro autonomo – denunciano l’alto rischio di fallimento delle micro e piccole imprese e la mancanza di aiuti concreti da parte dello Stato» dicono rivolte direttamente a Giuseppe Conte. Chiedono assegno di solidarietà a tutti i dipendenti; contributo economico per il pagamento dei canoni di fitto dei locali; finanziamenti a fondo perduto; abolizione di tutti gli f24 (tasse ed imposte); stop alle cartelle esattoriali; sospensione degli accertamenti da parte dell’Agenzia delle Entrate e dell’Inps; svalutazione delle merci in magazzino.
Un imprenditore veneto racconta poi come stia funzionando la cassa integrazione:
A San Donato Milanese comincia invece la protesta dei commercianti con l’alzata delle serrande in orario serale contro i provvedimenti dell’esecutivo per l’emergenza coronavirus e per chiedere aiuti economici.
C’è da giurare che siamo solo all’inizio.
Manuel Montero
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