Greta è disoccupata. Ha preso per due mesi la naspi e non ha diritto al reddito di cittadinanza. Vive a Piacenza e scopre che l’emergenza coronavirus non prevede contributi dai Comuni, che i termini per i buoni spesa sono scaduti il 15 aprile e che non può fare l’isee. Che futuro l’aspetta?
La globalizzazione ci ha inglobati. Non più individui e soggetti ma oggetti utili o non utili. Sputerà fuori qualcosa di indigeribile la globalizzazione ? Credo di si: il totale controllo sociale.
Greta è disoccupata e fa parte di una parte di realtà sociale ed economica che non tocca tutti oggi, ma è una fetta di una stessa medaglia: il diritto alla dignità personale. Qui sotto un esempio di cosa sia stato messo in campo in questo caso a Piacenza a sostegno di quanti non godono nè di un lavoro nè di un beneficio (reddito naspi ecc).
Non è così complesso capire come sia possibile che questo accada perché se leggete bene il percorso che ti porta a non poter usufruire di un minimo di sussistenza vi accorgerete che basta stabilire di non essere più uno Stato sociale et voilà, les jeux sont fait. Così rispondono dal Comune di Piacenza alla domanda quando si chiede se siano previsti contributi per la disoccupazione in questo periodo:
Buongiorno, al momento contributi specifici legati allo stato di disoccupazione per l’emergenza covid-19 non ce ne sono (le domande di buoni spesa sono terminate il 15 aprile u.s), sappiamo che il Governo sta lavorando al reddito di emergenza ma al momento non ci sono ulteriori informazioni, la invito a contattarci nei prossimi giorni o tenere controllato il sito Inps.
Cordiali saluti
Domanda numero 2:
Si può richiedere isee corrente essendo variata la mia situazione dal 2018? Sono disoccupata.
Buongiorno, se ricorre in una di queste casistiche sotto elencate si:
“Le variazioni della situazione lavorativa che vengono considerate ai fini della richiesta dell’ISEE CORRENTE sono le seguenti:
A) lavoratore dipendente a tempo indeterminato per cui sia intervenuta una risoluzione del rapporto di lavoro o una sospensione dell’attività lavorativa o una riduzione della stessa;
B) lavoratori dipendenti a tempo determinato ovvero impiegati con tipologie contrattuali flessibili, che risultino attualmente non occupati, essendosi concluso il rapporto di lavoro, e che possano dimostrare di essere stati occupati nelle forme di cui alla presente lettera per almeno 120 giorni nei dodici mesi precedenti la conclusione dell’ultimo rapporto di lavoro;
C) lavoratori autonomi, non occupati alla data di presentazione della DSU, che abbiano cessato la propria attività, dopo aver svolto l’attività medesima in via continuativa per almeno dodici mesi.”
Distinti saluti.
Greta ha lavorato 4 mesi nel 2018 e ha preso la naspi per 2 mesi… non ha diritto al reddito di cittadinanza: questo perché potreste porvi in effetti la domanda.
Quindi di Greta DISOCCUPATA che non trova reali soluzioni di sussidi non importa a nessuno principalmente allo Stato che dovrebbe tutelarne la dignità. Quale sarà il suo futuro?
Non siamo mai stati uguali nei diritti sotto questo cielo, ma l’idea di usare termini come “Distanziamento Sociale” al posto di un più corretto “Distanziamento Sanitario” o “Prudenziale” ci fa presagire l’insufficienza con cui le fragilità, le differenze, le mancanze di opportunità, siano trattate e saranno viste in questo incerto futuro. L’idea che la distanza sociale mi rende è quella della mancanza di comunicazione tra le persone in nome di un pensiero unico emergenziale, l’ idea che come diceva il grande Alberto Sordi ne il Marchese del Grillo, che “Io sò io e voi nun siete un…” prenda forma istituzionale. Per chiarire il pensiero rubo un’altra frase famosa, da cinema, questa volta urlata con disperazione “Le parole sono importanti” e aggiungerei non solo quando fanno comodo a qualcuno. Se provate a dirlo, “distanziamento sociale” o ” distanziamento sanitario” nel suono stesso, il concetto rappresentato cambia in modo percettibile il senso della realtà che stiamo vivendo. “Distanza sociale”, insieme a “Decisore politico”, altro termine estraniante, sembrano creati per una nuova realtà, indicano una terzietà, un gioco a scaricabarile di chi prende le decisioni che riguardano la nostra vita. Nuovi termini per creare nuove distanze, per creare un ben conosciuta “Acquiescenza” questo sì è un termine vecchio, che la dice lunga proprio perché vecchio sul come si può indurre la gente a stare tranquilla nella propria tana, senza che neanche se ne accorga.
Perché al 54% degli italiani piace Conte? Perché invece per gli altri ciò che ci dice è nebuloso e inconcludente?
Con grandissima probabilità questo 54% è quella parte di italiani che non ha perso nulla di rilevante, di primario per intenderci, lavoro, salute, affetti, e crede oltretutto di non aver perso la libertà perché dice che fondamentalmente bisogna solo stare un po’ in casa, ma lo dice mentre si reca al lavoro. Non hanno una percezione così forte del cambiamento, hanno continuato a lavorare e ad uscire. Sicuramente hanno dovuto variare organizzazioni e quotidianità ma possono farlo, ne hanno gli strumenti, si stanno sacrificando per la città e lo Stato che li governa perché sono comunque in qualche modo accuditi. Altri invece si fanno scudo di paure anche illogiche e immaginano un virus che arrivi dal cielo e si sentono sicuri solo a sapere che gli altri siano sotto controllo, gli altri, non loro.
Le parole del governo fanno leva sui pensionati, lavoratori, imprenditori, che non perdono in questa situazione, anzi qualcuno ne guadagna e si sta costruendo il futuro.
E non dimentico la paura che provo anche io oggi che sembra abbia innescato più che altro isteria e abboccamenti. Immaginiamo come poi il senso di panico guidi la massa ad accogliere benevolmente anche decisioni raffazzonate purchè presentate come decisioni paterne. Abbiamo sempre amato il paternalismo, come italiani, ora finalmente ci guida. Come bimbi piccoli ci hanno portati a sentirci dipendenti da altri per gestire i nostri bisogni, assolutamente non cresciuti, non responsabili per essere individui liberi.
Ci hanno colpevolizzati per coprire le loro mancanze, hanno ignorato e silenziato le maggiori fragilità perché non in grado di fronteggiarle adeguatamente: siamo più soli che mai, ma se ne accorge soltanto chi lo era già. Penso che il controllo sociale stia vincendo sulla capacità di discernimento, e che tutto questo ha uno scopo di lucro e di potere totalizzante. La globalizzazione ci ha inglobati e sputerà fuori qualcosa di indigeribile? Credo di si: il controllo sociale facilita il potere finanziario ed economico.
Ho delle domande insoddisfatte.
Quali bisogni fondamentali sta soddisfacendo il nostro Governo perché possiamo trovare come individui singoli e come di nazione una possibilità di sopravvivenza?
Si sta occupando della nostra salute chiudendoci in casa. Questo T.S.O. è l’unica misura utile o serve anche a coprire il pericolo di ospedali al collasso?
Quali ammortizzatori sociali utili e veloci per permetterci di sopravvivere sono arrivati? Ieri non domani che oggi è già tardi.
Si stanno occupando di verificare che le misure precauzionali rispetto al contagio nei luoghi di lavoro che nel frattempo sono sempre stati aperti siano state rispettate?
Potranno le Aziende che riapriranno sopportare i costi dovuti alla sanificazione e ai nuovi protocolli di sicurezza senza indebitarsi ulteriormente? Chi pagherà questo aumento inevitabile di costi? Il consumatore finale?
Sarà sbagliata l’idea che dietro alla decisione di riaprire, a gradi certo, le vostre attività ci sia la possibilità di farvi riprendere il lavoro, specie quello di piccoli esercenti, per potervi così escludere da possibili aiuti?
Un esempio: il 4 maggio apre il commercio all’ingrosso mentre per il dettaglio data prevista il 18 maggio.
La famiglia quali soluzioni può attuare se non può scegliere di stare a casa a curare figli a discapito del lavoro? Ovvero toccherà sempre e solo alle donne rinunciare al lavoro per curare i figli? E le famiglie monoparentali?
Divide et Impera dicevano i romani.
Difficile avere un pensiero alto senza poter avere i mezzi per sostenerlo!
Simona Tonini