Salutesocietà

Il radiologo Maurizio Borghetti: “A Crema 2600 Tac in più. Per capire il coronavirus bisogna partire da qui”

A Crema in due mesi 2600 Tac, la maggioranza positive, ma ora va meglio

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Il radiologo Maurizio Borghetti: “Quello che non capisco è come mai si dia retta solo a quelli che stanno tra TV, laboratori e uffici, si corra solo dietro ai contagi evidenziati da un tampone e invece si ascolti  poco tutti quelli come noi, quelli che la malattia vera l’hanno toccata”

 

La guerra al Coronavirus è tutt’altro che vinta, ci mancherebbe. Ma dall’ospedale Maggiore di Crema, laddove Maurizio Borghetti medico radiologo, in trincea coi suoi colleghi ospedalieri dalla scorsa fine di febbraio, è riuscito ad attirare l’attenzione sulla provincia di Cremona, zona tra le più martoriate d’Italia dal maledetto virus, sempre grazie al DocRock Borghetti iniziano ad arrivare timidi segnali incoraggianti. Ecco cosa ha scritto via social Borghetti.

Lunedì 27 Aprile: Rispetto a ieri in Regione un migliaio di ricoverati con Covid in meno e 26 in meno in Rianimazione. Da noi a Crema le Tac torace di nuove polmoniti ridotte al lumicino. Quindi stiamo andando bene

È il momento di iniziare a dire cosa è successo. Cosi si può anche capire meglio perché parliamo e di cosa.

Nella nostra Radiologia dal 21 febbraio a ieri sono state eseguite 2.800 Tac torace. Nello stesso periodo del 2019, 200.

Quindi in 2 mesi, a Crema, abbiamo fatto 2.600 Tac torace in più dello stesso periodo dell’anno scorso! In larga maggioranza positive per Covid-19.

Siamo stati in mezzo a una marea di persone.  Persone che avevano solo avuto la sfortuna di ammalarsi, rispetto alle tante più fortunate che al massimo portavano un po’ di virus nel naso rilevato da un tampone. Persone che soffrivano, persone che avevano negli occhi lo spavento, persone sole… coi parenti che dovevano star fuori. Da questi numeri si può in parte capire quale tsunami abbia investito Pronto Soccorso, Rianimazione e reparti del nostro Ospedale e i Colleghi del nostro territorio. Quella storia la racconteranno loro.

Quello che non capisco è come mai si dia retta solo a quelli che stanno tra TV, laboratori e uffici, si corra solo dietro ai contagi evidenziati da un tampone e invece si ascolti  poco tutti quelli come noi, quelli che la malattia vera l’hanno toccata per mano, magari contagiandosi col virus e convivendo con la paura, la stessa che incute timore  e che sta costringendo la gente a sacrificare vita, contatti, lavoro, affetti.

Ebbene, noi vediamo una luce, non solo il buio che fa annaspare.

Dai Burdèl che ghe la fèm

 Così postò sulla sua pagina Facebook Maurizio Borghetti, da Crema.

Stefano Mauri

 

 

 

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Stefano Mauri

Stefano Mauri nato a Crema nel gennaio 1975, mese freddo e nebbioso per eccellenza. E forse anche per questo, per provare a guardare oltre la nebbia e per andare oltre le apparenze, con i suoi scritti prova a provocare, provocare per ... illuminare. Giornalista Free Lance, Sommelier, Food and Wine Lover, lettore accanito, poeta e Pierre appassionato, Stefano Mauri vive, lavora, scrive, degusta, beve e mangia un po' dappertutto. E ovunque si prefigge lo scopo di accendere se non una luce, beh almeno un lumino, che niente è come sembra, niente. Oltre a collaborazioni col mondo (il virtuale resta una buona strada, ma non è La Strada) web, Stefano Mauri, juventino postromantico e calciofilo disincantato, collabora con televisioni, radio e giornali più o meno locali. Il suo motto? Guardiamo oltre, che dietro le apparenze si cela il vero mondo.

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