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Coronavirus, Renato Ancorotti e l’allarme per parrucchieri e centri estetici: “Chiuderà un’attività su tre”

Cosmetica Italia è assai preoccupata per il blocco del settore estetica e acconciature

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Renato Ancorotti, amministratore delegato dell’Ancorotti Cosmetics e leader di Cosmetica Italia, preoccupato del lockdown fino a giugno, che mette a rischio 300mila famiglie. “Dobbiamo purtroppo considerare che nessun tavolo è stato aperto per la definizione di un protocollo sanitario condiviso finalizzato alla ripresa in sicurezza di queste attività”

 

Imprenditore cremasco, patron, o meglio, amministratore delegato e presidente,  del gruppo Ancorotti Cosmetics, azienda, settore cosmesi, con un fatturato di 115milioni di Euro, Renato Ancorotti è anche la guida, il responsabile, il leader di Cosmetica Italia. E attraverso un comunicato esprime profonda preoccupazione per la grave crisi economica, in cui versa l’Italia, con un occhio di riguardo al mondo della bellezza (ma non solo), causa emergenza sanitaria da Covid 19:

Cosmetica Italia, associazione nazionale imprese cosmetiche, esprime una profonda insoddisfazione per le decisioni annunciate il 26 aprile nel corso della conferenza stampa del primo Ministro Giuseppe Conte e connesse alla firma del Dpcm del 26 aprile.

La ventilata misura, che sbarrerebbe le porte dei saloni di acconciatura ed estetica fino al 1° giugno, avrà insostenibili conseguenze su un settore economico grande e frammentato, costituito in gran parte da piccole imprese già in ginocchio a causa del lungo periodo di chiusura obbligatoria per l’emergenza Coronavirus.

“ Come produttori di cosmetici siamo preoccupati per una decisione che avrà impatti sia sul canale distributivo di acconciatori e centri estetici sia sulla filiera produttiva, con inevitabili ricadute occupazionali. Il settore è certamente in grado di darsi ulteriori regole igienico-sanitarie rigorose, a completamento di quelle efficaci già normalmente applicate, per una ripresa rapida che coniughi attenzione alla salute e alla sicurezza degli operatori e dei clienti, richiesta di benessere dei cittadini e riduzione degli impatti sociali. Dobbiamo purtroppo considerare che nessun tavolo è stato aperto per la definizione di un protocollo sanitario condiviso finalizzato alla ripresa in sicurezza di queste attività. Confidiamo però che sia ancora possibile un ripensamento del governo e una ridefinizione delle regole a sostegno della categoria”, commenta il cremasco Renato Ancorotti, presidente di Cosmetica Italia.

Il prolungamento del lockdown fino al 1° giugno genererebbe inevitabilmente una grave crisi sociale a carico di quasi 300.000 famiglie italiane, per 90 giorni senza una fonte di reddito e senza alcuna misura di sostegno efficace. Le conseguenze saranno certamente la cessazione definitiva di oltre un terzo delle attività – fino a 50.000 negozi, con la probabile ricaduta occupazionale per oltre 100.000 addetti – con il rischio di favorire la nascita e la diffusione di lavoro nero a domicilio senza controlli né misure di sicurezza, incrementando in modo esponenziale il pericolo di contagio che le misure vorrebbero evitare.L’attività di acconciatori e centri estetici genera un volume di affari che supera i 6 miliardi di euro e impiega oltre 263.000 addetti in 130.000 saloni. Il 90% delle 130.000 imprese è costituito da unità con due persone occupate in media, capaci di generare fatturati e margini appena sufficienti a garantire la gestione giornaliera dell’esercizio. La categoria degli acconciatori ed estetisti rappresenta (dati Unioncamere) la seconda categoria artigianale nel nostro paese. “Alla luce dei dati e delle considerazioni esposte e della natura ancora non dispositiva delle dichiarazioni del presidente Conte, chiediamo con forza la riapertura dei saloni di acconciatura e dei centri estetici con tempi e modi anticipati rispetto alle comunicazioni effettuate dal Governo, per la sopravvivenza e la salvaguardia di un settore fondamentale per l’economia e le famiglie italiane” .  

Ok la crisi finanziaria è certamente e pesantemente globale, ma l’Italia, nazione portata, concentrata al business diciamo da cosmesi, ecco è forse e purtroppo ancor più coinvolta.

Stefano Mauri

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Stefano Mauri

Stefano Mauri nato a Crema nel gennaio 1975, mese freddo e nebbioso per eccellenza. E forse anche per questo, per provare a guardare oltre la nebbia e per andare oltre le apparenze, con i suoi scritti prova a provocare, provocare per ... illuminare. Giornalista Free Lance, Sommelier, Food and Wine Lover, lettore accanito, poeta e Pierre appassionato, Stefano Mauri vive, lavora, scrive, degusta, beve e mangia un po' dappertutto. E ovunque si prefigge lo scopo di accendere se non una luce, beh almeno un lumino, che niente è come sembra, niente. Oltre a collaborazioni col mondo (il virtuale resta una buona strada, ma non è La Strada) web, Stefano Mauri, juventino postromantico e calciofilo disincantato, collabora con televisioni, radio e giornali più o meno locali. Il suo motto? Guardiamo oltre, che dietro le apparenze si cela il vero mondo.

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