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Le angoscianti domande del medico cremasco Attilio Galmozzi sulla “convivenza” degli italiani con il coronavirus: “Fino a quale percentuale di morti/contagiati diremo “ok è accettabile”? Cosa misurerà quel grado di accettabilità? L’evidenza? La scienza? Il PIL? “
Attilio Galmozzi, medico in servizio presso l’ospedale Maggiore di Crema, ex Lazzaretto Lombardo causa Covid-19, si pone giustamente dei quesiti sulla cosiddetta Fase Due, quella della convivenza col maledetto virus. E li motiva dettagliatamente.
Si parla di gradualità. Il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, certamente ha dei limiti, ma il tema della “gradualità” mi pare sia ben percepito..
Ci sono forti pressioni perché l’Italia ritorni alla normalità. Bisogna tornare a produrre per evitare, sento dire, una catastrofe. Che, mi permetto di dire, già esiste. Ma comprendo il senso. Anche per garantire con gettito quelle risorse necessarie per sostenere la sanità.
C’è voglia di tornare ad uscire, a condividere luoghi e affetti. E chi è contrario! I bambini hanno bisogno di riappropriarsi di socialità e relazioni. Verissimo. Sono tutte cose che, gradualmente, andranno garantite. Con le dovute precauzioni.
La Germania ha allentato le misure e i contagi tornano a crescere. E questo è scontato.
Mi attanaglia una domanda che mi pongo da qualche tempo.
Di certo servirà convivere con il virus. Finché non si troverà un trattamento efficace e un vaccino. Si può ipotizzare di bloccare tutto per mesi? Un anno? Non credo. Tuttavia mi inquieta quel “conviverci” o meglio, in nome di cosa dobbiamo conviverci?
Cosa stabilirà quell’asticella? Fino a quale percentuale di morti/contagiati diremo “ok è accettabile”? Cosa misurerà quel grado di accettabilità? L’evidenza? La scienza? Il PIL?
Ecco. Questo mi preoccupa assai. Così come mi preoccupa per ovvie ragioni, una seconda ondata. Non sapremo se sarà “accettabile” o meno. Di certo pretendo che tutti si attivino in poche ore per poter accogliere i nuovi malati (visto il passato recente e viste le risposte quanto meno poco adeguate, soprattutto qui nel sud Lombardia).
Però la prudenza dev’essere assoluta. E se l’ondata ci sarà si deve avere onestà di tornare indietro e rapidità nel dare risposte sanitarie adeguate. E non alzando a piacere quell’asticella.
Così postò sulla sua pagina Facebook nei giorni scorsi il dottor Attilio Galmozzi. E … a pensarci bene, non ha tutti i torti, no?
Stefano Mauri
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