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Coronavirus, parla Marco Villa, ct delle due ruote su pista: “Il ciclismo può ripartire”

Marco Villa tra lo sport che deve e può ripartire e il ricordo di un amico scomparso

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Parla il pluricampione del mondo, sei volte vincitore della Sei giorni di Milano e ct della nazionale di ciclismo su pista. E racconta a Fronte del Blog: “Allenarsi da soli, evitando le uscite di gruppo, non penso in questo particolare momento possa intralciare il prossimo,”

 

Marco Villa montodinese (di Montodine, provincia di Cremona) ex pistard e ciclista su strada italiano, pluricampione del mondo nell’Americana in coppia con Silvio Martinello e tre volte vincitore della Sei giorni di Milano è attualmente il commissario tecnico della nazionale italiana di ciclismo su pista maschile

E con lui, volentieri, in questi tempi dedicati a ipotizzare date e modalità di ripartenza sociale, sportiva ed economica nazionale, convivendo col coronavirus, volentieri abbiamo scambiato quattro chiacchiere.

Per carità la Serie A, l’elite del football italiano muove tanti interessi ed è giustissimo pensi a ricominciare. Ma pure gli altri sport meritano attenzione, no?

Siamo fermi da settimane, da mesi e adesso finalmente qualcosa si muove. Ci siamo tra le altre cose, parlo di noi professionisti, fermati per primi, un po’ per  evitare, con eventuali infortuni stradali di occupare posti in ambulanze e in pronto soccorso e poi perché ci guardavano in tanti, iniziando dagli automobilisti, male allorquando ci incrociavano in giro mentre pedalavamo per allenarci. Renato Di Rocco, presidente della Federazione italiana ciclismo ha parlato col ministro Spadafora dando e ricevendo input preziosi. Allenarsi da soli, evitando le uscite di gruppo, non penso in questo particolare momento possa intralciare il prossimo, ergo attendiamo fiduciosi i prossimi provvedimenti. So che Di Rocco ha garantito al ministero che se qualcuno sgarrerà pedalando in gruppetti, oltre alla multa subirà squalifiche. Ed è giusto così.

L’Olimpade è stata rinviata…

Sì ma il programma Olimpico non si ferma e lavoriamo per preparaci al meglio alla kermesse olimpica rimandata. Ci sono inoltre discipline, tipo l’inseguimento e il chilometro individuale che vanno considerate sport individuali, quindi penso praticabili, compatibili i con la particolare situazione sanitaria in atto. E per noi tecnici, tali input, risultano preziosissimi per valutare gli atleti. Ovviamente le corse a tappe, beh subiranno rinvii, mentre le cronometro non dovrebbero rappresentare un problema insormontabile.

Tornerete ad allenarvi al velodromo di Montonichiari?

Penso dì sì, ma per forze di cose dovremo, quando diventerà normale accedervi, dividerlo con altri ciclisti. Scaglionamenti, ingressi limitati diventeranno i nostri compagni di vita quotidiani.

E’ un peccato quindi non sia ancora agibile la pista di Crema?

Esattamente… considerando la carenza di strutture, i problemi di correre su strade, tra il traffico esasperato, beh i velodromi consentono di lavorare in sicurezza. E per questo riescono ad attrarre giovanissimi, coi genitori più tranquilli sapendoli lontani dalle automobili, nuove leve al ciclismo. Io poi sono cremasco e al Velodromo tengo tantissimo. Speriamo ritorni presto disponibile.

Purtroppo il maledetto Covid-19 si è portato via l’ex presidente della Federciclismo, pure lui cremasco, Giancarlo Ceruti…

Grandissima perdita, Giancarlo era uno di famiglia, mosse i primi passi da dirigente sportivo insieme a mio padre Ettore, all’epoca presidente del Consorzio Piste Cremasco. Alla guida del ciclismo italiano Ceruti fece benissimo. E quelli erano tempi duri, subì tanti attacchi, a tutti replicò con toni e contenuti consoni, senza mai stonare. Non lo vedevo spesso, ma sapevo che lui c’era e … bere un caffè, parlare con lui era sempre piacevolissimo. Ho saputo della sua lotta col Coronavirus a fine febbraio mentre ero impegnato nel Mondiale su pista. Gli ho inviato qualche messaggio, ma purtroppo non mi ha risposto. E dopo averci fatto sperare con una sua ripresa che pareva certa, ahimè Giancarlo Ceruti si è spento. Ho perso un amico, un punto di riferimento importante.

 Stefano Mauri

 

 

                   

 

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Stefano Mauri

Stefano Mauri nato a Crema nel gennaio 1975, mese freddo e nebbioso per eccellenza. E forse anche per questo, per provare a guardare oltre la nebbia e per andare oltre le apparenze, con i suoi scritti prova a provocare, provocare per ... illuminare. Giornalista Free Lance, Sommelier, Food and Wine Lover, lettore accanito, poeta e Pierre appassionato, Stefano Mauri vive, lavora, scrive, degusta, beve e mangia un po' dappertutto. E ovunque si prefigge lo scopo di accendere se non una luce, beh almeno un lumino, che niente è come sembra, niente. Oltre a collaborazioni col mondo (il virtuale resta una buona strada, ma non è La Strada) web, Stefano Mauri, juventino postromantico e calciofilo disincantato, collabora con televisioni, radio e giornali più o meno locali. Il suo motto? Guardiamo oltre, che dietro le apparenze si cela il vero mondo.

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