Lo ha stabilito una perizia della polizia postale, che ha scovato le foto e il video che Pietro Genovese stava condividendo su Whatsapp quando travolse le due sedicenni la notte del 22 dicembre, sbalzandole per 30 metri
Era al telfono Pietro Genovese, figlio del noto regista Paolo, la notte in cui travolse e uccise in auto le due sedicenni Camilla Romagnoli e Gaia Von Freymann a Ponte Milvio. Lo sostiene una perizia choc della polizia postale.
L’INCIDENTE – Era la notte del 22 dicembre, in corso Francia a Roma: le ragazze stavano attraversando la strada, quando il suv di Pietro le investì sbalzandole di una trentina di metri. Sull’incidente vi erano testimonianze divergenti: c’era chi disse di aver visto le ragazze camminare sulle strisce e chi giurò che avessero scavalcato il guardrail in una zona completamente buia dove non si poteva attraversare. Una perizia con una ricostruzione in 3D aveva concluso per un concorso di colpa: il giovane andava troppo veloce e aveva bevuto. Ma le vittime avevano attraversato al buio, sbucando all’improvviso senza essere sulle strisce.
LA PERIZIA – Ora però una perizia della polizia postale documenta come a mezzanotte e 27 minuti, il momento in cui è stato stabilito l’orario dell’impatto, il giovane stesse inviando 4 immagini e un video su Whatsapp. La Procura gli ha contestato così anche la violazione dell’articolo 173 del codice della strada, che implica il divieto di usare il cellulare mentre si è alla guida.
L’ACCUSA – Pietro deve rispondere di duplice omicidio stradale aggravato dalla velocità eccessiva, dal tasso alcolemico nel sangue di 1,4 grammi per litro e dal fatto di essersi fermato solo dopo 180 metri dall’impatto. L’azione al cellulare sarebbe durata 19 secondi e dunque è plausibile pensare che sia avvenuta o immediatamente prima o durante l’investimento. La consulenza dell’ingegnere ha stabilito invece che il giovane passò con il verde e che le vittime attraversarono a 14 metri dalle strisce. Il caso si complica.
Da Oggi.it