Un laboratorio di Wuhan avrebbe lavorato ai coronavirus dei pipistrelli senza adeguati sistemi di sicurezza. L’ipotesi dell’incidente all’origine del Covid-19 raccontata dal Washington Post
Di Rino Casazza
In alcuni post pubblicati nella sezione X-FILES ho commentato a più riprese l’ipotesi complottista, fiorita con la diffusione dell’epidemia da coronavirus, secondo cui il famigerato Covid-19 sarebbe un virus prodotto in un centro di ricerche batteriologiche di Wuhan, dal quale sarebbe fuggito per errore. Addirittura secondo taluni sarebbe stato liberato a scopo ostile.
Nonostante la voce si sia fatta sempre più insistente, non è mai emersa alcuna prova, mentre i più autorevoli scienziati internazionali hanno smentito la natura artificiale, o “ingegnerizzata” del covid-19.
Ci troveremmo di fronte, insomma, a un virus “selvatico”, nato per caso in natura a causa dei contratti tra specie animali diverse e l’uomo.
E’ doveroso assumere questo fatto come un punto fermo, benché sia emersa notizia certa che i virus “ingegnerizzatati” sono una realtà.
Infatti, proprio un laboratorio di ricerca cinese, nel 2015, ha comunicato ufficialmente di aver sintetizzato, attraverso manipolazione genetica, una variante artificiale di coronavirus, il covid-15, per quanto questo microrganismo, ci dicono gli scienziati, risulti adeguatamente contenuto, oltre a non aver nulla a che fare col covid-19.
Sembravano, quindi, esserci tutti gli estremi per considerare come una non provata illazione “cospirazionista” la teoria di un’origine “umana” dell’attuale pandemia.
Proprio oggi, invece, si è diffusa una notizia che potrebbe ribaltare le carte.
Una delle più autorevoli testate statunitensi, il Washington Post,ha pubblicato un articolo, ripreso dalle agenzie di tutto il mondo, che rivela l’esistenza di un documento riservato in cui si denuncia che un laboratorio di ricerca batteriologica di Wuhan ultimamente lavorava su virus derivati dai pipistrelli (come probabilmente si suppone sia il covid-19 ) senza adeguate procedure di contenimento.
La segnalazione si dovrebbe a funzionari dell’ambasciata Usa in Cina che, due anni fa, avrebbero visitato il laboratorio in questione, rimanendo allarmati.
Val la pena sottolineare che i virus insufficientemente protetti da possibili contaminazioni di cui si tratta non sarebbero frutto dell’ingegneria genetica ma varianti esistenti in natura prelevati e conservati a scopo di studio.
Vedremo gli ulteriori sviluppi di questa novità decisamente clamorosa.
Per quanto mi riguarda, ho già detto di non considerare destituita di fondamento l’ipotesi che il covid-19 possa provenire da un laboratorio da cui è fuggito, liberandosi nell’ambiente a causa di una falla nei sistemi di sicurezza.
Il caso di cui parla il Washington Post sembra arricchire questa ipotesi.
E se quel laboratorio batteriologico di Wuhan trascurasse le procedure di contenimento poiché il virus oggetto di studio, specifico dei pipistrelli, non era in grado di infettare l’uomo? Possibile che il virus abbia acquisito questa capacità proprio per ripetuti contatti non protetti con il personale del laboratorio?
Rino Casazza
Guarda gli ultimi libri di Rino Casazza – QUI