“La sanità non è stata distrutta, ma mortificata, resa meno efficiente di quello che avrebbe potuto e potrebbe essere, dal principio, “nato” in Lombardia e copiato da tutte le regioni italiane, della valutazione di ogni struttura sanitaria per il numero delle prestazioni e non per la qualità e la necessità. Ingredienti, gli ultimi due, indispensabili per definire il livello sanitario che ogni struttura dovrebbe contribuire a sostenere nel territorio di riferimento e sulla base di questo ridisegnare, in seguito, tutta la Sanità. I numeri, da soli, hanno fallito. Detto ciò… Dai Burdèl che ghe la fèm!”
Questo il pensiero del dottor, romagnolo di nascita, ma lombardo d’adozione, Maurizio Borghetti, medico radiologo all’ospedale Maggiore di Crema, in trincea contro il coronavirus.
Ah … Crema è una cittadina in provincia di Cremona, è la capitale del Granducato del Tortello (i Tortelli Cremaschi sono il piatto tipico), è una delle tante realtà lombarde nella merda, (la città non capoluogo più colpita dal virus letale) causa coronavirus, dallo scorso 21 febbraio.
L’ospedale Maggiore cremasco, grazie ai suoi preziosi medici, infermieri e vari collaboratori, suo malgrado è infatti uno dei tanti lazzaretti lombardi e da oltre un mese è devastato, tormentato da quel bastardo invisibile del Covid-19.
Soltanto da poche ore è attivo un ospedale militare da campo, con personale sanitario in supporto, udite, udite, arrivato da Cuba. E se a fine febbraio il dottor Attilio Galmozzi, uno dei generosi medici che si sta facendo il mazzo per il prossimo, ecco al Fatto Quotidiano, beh non avesse denunziato il fatto che, dopo anni di tagli, la sanità pubblica lombarda, contestualizzata in questa realtà cremasca, nella fattispecie, in tempi di coronavirus, semplicemente non era, è e sarà in grado di aiutare tutti, mah, forse oggi Crema e il suo nosocomio starebbero peggio di quanto stanno.
Sì perché a bocce ferme, allorquando l’emergenza sanitaria allenterà la morsa, qualcuno dovrà spiegare tante cose. Questo è poco, ma sicuro.
Nota a margine: la struttura sanitaria dell’esercito, ubicata nel parcheggio dinanzi al complesso ospedaliero cremasco, senza l’avvento di addetti ai lavori cubani e dell’Esercito Italiano (il ministro alla Difesa è il lodigiano Guerini. E Lodi dista da Crema 10 minuti d’auto) presumibilmente avrebbe fatto fatica a nascere e vivere.
Già… prima o poi, il Governatore Attilio Fontana e il suo assessore Gallera (all’inaugurazione del campo militare – sanitario a Crema ha parlato assai, ma non ha spiegato, per esempio, come mai i tamponi non vengono fatti ai cremonesi, ai cremaschi e ai lombardi ammalati da tempo, nonostante le dichiarazioni di facciata,) un qualcosina, tanto a Crema, quanto a Cremona, Lodi, Bergamo (ah che errore non istituire la Zona Rossa ad Alzano e hinterland), Milano, Pavia e Brescia dovranno spiegare, no?
Stefano Mauri