Giuseppe Conte ieri dichiarava: “Siamo pronti da mesi all’emergenza”. Infatti, tra i contagiati ci sono medici e infermieri dell’ospedale. Uno è stato chiuso, un altro fermerà i ricoveri non da coronavirus lunedì
Solo ieri Giuseppe Conte dichiarava: «Siamo pronti da mesi all’emergenza». Infatti, tra i contagiati potrebbero esserci medici e infermieri dell’ospedale di Codogno. Altri medici a Pavia. A Codogno ospedale chiuso, mentre da lunedì potrebbero essere fermati i ricoveri non da coronavirus al San Matteo di Pavia. Non un ospedale esattamente piccolo.
Una donna che era stata al pronto soccorso di Codogno lo stesso giorno del 38enne è morta di coronavirus. E la domanda è: con una mascherina avrebbe evitato il contagio?
Non si sa, ma Wuhan, dove la malattia ha preso piede, è obbligatoria addirittura per uscire fuori di casa.
Donna senza mascherina al market di Wuhan trascinata via dalla polizia
E allora cosa cosa si aspetta almeno a far distribuire le mascherine nei Pronto Soccorso di tutti gli ospedali lombardi?
Cosa si aspetta a renderle obbligatorie per tutti gli operatori sanitari della Regione?
Perché nei grandi ospedali delle città lombarde, a quanto ci risulta, quest’obbligo fino a ieri non c’era e neppure venivano distribuite le mascherine. Oggi c’è?
E se non c’è, in cosa consiste allora l’essere «pronti all’emergenza da mesi»?
Cos’è stato attivato in questi mesi?
Quali accorgimenti anticontagio sono stati suggeriti agli operatori sanitari prima di ieri?
Si tratta delle solite frasi antipanico dette a cazzo o qualcosa è stato fatto? Forse sarebbe il caso di comunicarlo alla popolazione, prima che si pensi ad una presa in giro.
Da Il Giorno, sulla situazione all’ospedale di Codogno:
«Appena arrivata la notizia della prima positività dal Sacco non sapevamo cosa fare e come gestire un’emergenza così importante – spiega il medico dell’Asst di Lodi -. Io e altri colleghi presenti con me non abbiamo ricevuto indicazioni chiare dai nostri coordinatori per capire come agire e quale protocollo aziendale mettere in campo. Ovviamente è scattato il panico perché nelle ore che il 38enne è rimasto ricoverato da noi sono tanti tra personale medico e infermieri che sono entrati per curarlo a stretto contatto con il paziente. Qui quasi tutti abbiamo famiglia e qualcuno anche figli piccoli».
Perché, a dire il vero, in queste ore si vede solo fare la conta dei malati. E a breve l’ospedale Sacco potrebbe non bastare più.
L’appello del virologo Roberto Burioni, quello antipatico che lancia allarmi solo perché ha studiato, è rimasto disatteso: chiedeva la quarantena per chiunque rientrasse dalla Cina. Se lo avessero ascoltato oggi non ci sarebbero probabilmente decine di contagi e due morti: perché pare che sia proprio la persona giunta da Shangai il paziente zero, dato che anche il marito della sorella risulta positivo al virus.
Nel paese in cui vivo, a 80 chilometri dal contagio di Lodi, ieri avevano terminato le mascherine in vendita in farmacia. Ieri. A 80 chilometri dal contagio. Ora fermatelo voi il panico.
Manuel Montero
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