Gli appassionati, come me, di “letteratura del brivido” conoscono di sicuro uno dei più conosciuti, e apprezzati, romanzi di Stephen King, in lingua originale “The stand”, ovvero “La resistenza”, diventato nella versione italiana, con effetto assai più suggestivo, “L’ombra dello Scorpione”.Il romanzo narra le vicende che, negli Stati Uniti, seguono al diffondersi di una devastante epidemia virale che falcidia la popolazione mondiale.Per la verità, nella storia umana è già accaduto, seppure mai nelle proporzioni apocalittiche descritte ne L’ombra dello Scorpione, che si diffondessero contagi su vasta scala con alta percentuale di mortalità.Per esempio, I promessi Sposi hanno al centro l’epidemia di peste che, nel 1600, uccise un quarto della popolazione italiana.Per venire a tempi più vicini, si ricorda la “pandemia” influenzale conosciuta sotto il nome di “spagnola”, che, subito dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, portò alla morte circa il 5% della popolazione in tutto il mondo.L’infezione virale di cui si parla nel libro dello scrittore di Bangor ha una particolarità: la sua diffusione non è dovuta al caso, ovvero alla nascita e al rafforzarsi di un virus letale per un imprevedibile e sfortunato concorso di circostanze.In The stand il virus è creato in un laboratorio militare segreto specializzato in guerra batteriologica, e lì dovrebbe rimanere, confinato in modo da rimanere innocuo, in attesa di un eventuale utilizzo bellico.Purtroppo, nel sistema di sicurezza si apre una falla, e il mortifero microorganismo penetra all’esterno. Le conseguenze sono in brevissimo tempo drammatiche poiché il virus è in grado di contagiare quasi tutta la popolazione, e le possibilità di sopravvivenza alla malattia sono irrisorie. Risultato: appena l’uno per cento della stirpe umana sopravvive.L’invenzione di un romanziere con una fantasia spiccata per le situazioni spaventose, si dirà. Eppure, molti denunciano che in varie parti del mondo, in violazione dei trattati internazionali che mettono al bando tale tipo di armamenti, continuino ad esistere e prosperare centri di ricerca per la produzione di mezzi di sterminio di massa di questa sorta.Avrete capito che questa premessa porta verso un’ipotesi inquietante, macerata tra i complottisti di ogni Continente: e se dietro l’improvvisa comparsa, nella città cinese di Wuhan, del coronavirus, in questi giorni al centro della cronaca per il suo diffondersi in vari continenti, con relativo dispiegamento di misure di sanitarie di contenimento e crescente allarme nell’opinione pubblica, ci fosse una replica nella realtà dell’incidente che dà il via al romanzo di King?Diciamo subito che, per fortuna, il coronavirus non presenta, né potrà raggiungere, a detta degli esperti, la terribile capacità letale del virus kinghiano, anche se, curiosamente, entrambi hanno la stessa natura, ovvero sono mutazioni da un ceppo influenzale conosciuto.Al di là di questa differenza, fondamentale, le analogie tra il caso de “L’ombra dello Scorpione” sarebbero parecchie.
È di qualche giorno fa la notizia che un ex appartenente al Mossad, l’efficientissimo servizio segreto israeliano, tale Dany Shoham, avrebbe dichiarato al Washington Times di sapere che a Wuhan è operativo un laboratorio militare cinese dedito alla ricerca batteriologica. Shoham sarebbe a conoscenza del fatto che in quel laboratorio stanno da anni lavorando a sperimentare una variante del coronavirus. L’ex 007 israeliano si spinge addirittura a sostenere che la rete di sicurezza intorno al laboratorio non sarebbe riuscita a bloccare per tempo un ricercatore infettato dal virus, che così lo avrebbe portato all’esterno contagiando altre persone. Da ciò si sarebbe innescata l’epidemia che sta tenendo attualmente col fiato sospeso l’opinione pubblica mondiale.
Non meno inquietante è un’altra notizia di cui è da verificare non solo la veridicità ma anche, nel caso risulti confermata, la portata effettiva.
Lo scrittore Ottavio Cappellani ha rivelato, in una lettera a Dagospia, di aver scoperto alcune analogie tra l’epidemia del coronavirus e il famoso videogioco elettronico Resident Evil che, per il suo travolgente successo internazionale, ha avuto, dal 2002 al 2017, ben sei trasposizioni per il cinema e quattro per “computer grafica”.
Ricordiamo che la saga di Resident Evil si basa sugli avvenimenti che seguono ai misteriosi episodi di cannibalismo verificatisi in una località immaginaria degli Stati Uniti, dove si scopre esser stato impiantato, in segreto, un laboratorio per esperimenti genetici d’ avanguardia.
La diffusione del cannibalismo è in relazione alla fuga dal laboratorio di un virus che ha l’effetto di trasformare i contagiati in feroci zombi affamati di carne umana.
Ebbene: Cappellani sostiene di aver rintracciato a Wuhan il laboratorio di ricerca citato da Shoham, e che questo avrebbe un simbolo identico a quello dell’Umbrella Corporation, la multinazionale proprietaria, nella serie di Resident Evil, del Laboratorio deviato di Racoon, l’inventata cittadina del Midwest in cui inizia la storia.
C’è di più. Prendete il nome del virus di cui è esploso il contagio nell’ultimo mese, “corona”, e anagrammatelo. Otterrete proprio Racoon…