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“IL TRUCCO DEI DUE POLIZIOTTI”: VITA NUOVA DI UN VECCHIO TRANELLO INVESTIGATIVO

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Gli appassionati di narrativa e cinematografia poliziesca conoscono, per averla incontrata milioni di volte, quella che in inglese suona come “good cop/ bad cop interrogation technique”, o “Mutt and Jeff interrogation tecnique”.

In italiano si può tradurre “tecnica d’interrogatorio del poliziotto buono e del poliziotto cattivo” o, se si vuole, “stratagemma di Mutt and Jeff”, laddove Mutt e Jeff sono nomi convenzionali per indicare diverse parti in commedia.

La cosa, per i pochi che ancora non lo sapessero, funziona nel modo seguente.

C’è un indiziato sotto inchiesta, che si mostra reticente.

Per indurlo a dire la verità, si alternano ad interrogarlo un poliziotto comprensivo ed amichevole, ed uno insofferente e aggressivo.

Il primo consiglia per il suo bene all’indiziato di gettare la maschera, l’altro malsopporta quelle che a suo giudizio sono inaccettabili menzogne, minacciando di passare a forme di persuasione spiacevoli se l’inquisito non confessa.

Nell’inevitabile escalation, a un certo punto l’indiziato subisce violenze fisiche o psicologiche da parte del poliziotto “stronzo”. Quello “umano” si adopera a lenirle, consigliando il malcapitato, per evitare guai peggiori, di “cantare”.

L’aspettativa è che l’inquisito, in questa morsa, finisca per cedere, dando ascolto alle subdole blandizie di Mutt per scampare alle rozze mazzate di Jeff.

Questo stratagemma ha, com’è evidente, chiari limiti.

Innanzitutto è conosciutissimo.

Poi, è basato su una manipolazione psicologica subdola ma facilmente riconoscibile, e quindi contrastabile, da parte di delinquenti esperti e coi nervi saldi.

Per di più, in tutti i paesi democratici vige il principio dell’”habeas corpus” col divieto per la polizia, pesantemente sanzionato, di maltrattare indiziati in stato di fermo.

Mi sono tuttavia chiesto se sul canovaccio sperimentato dello “stratagemma di Mutt and Jeff” non fosse possibile costruire una trappola psicologica più sottile ed elaborata, capace di mettere con le spalle al muro il criminale più subdolo ed accorto.

Per esempio un “serial killer” imprendibile perché protetto da un paravento insospettabile…

Il racconto “Il trucco dei due poliziotti” è, appunto, incentrato su una versione evoluta e adattata dello “stratagemma di Mutt and Jeff”.

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Rino Casazza

Rino Casazza è nato a Sarzana, in provincia di La Spezia, nel 1958. Dopo la laurea in Giurisprudenza a Pisa, si è trasferito in Lombardia. Attualmente risiede a Bergamo e lavora al Teatro alla Scala Di Milano. Ha pubblicato un numero imprecisabile di racconti e 15 romanzi che svariano in tutti i filoni della narrativa di genere, tra cui diversi apocrifi in cui rivivono come protagonisti, in coppia, alcuni dei grandi detective della letteratura poliziesca. Il più recente è "Sherlock Holmes tra ladri e reverendi", uscito in edicola nella collana “I gialli di Crimen” e in ebook per Algama. In collaborazione con Daniele Cambiaso, ha pubblicato Nora una donna, Eclissi edizioni, 2015, La logica del burattinaio, Edizioni della Goccia, 2016, L’angelo di Caporetto, 2017, uscito in allegato al Giornale nella collana "Romanzi storici", e il libro per ragazzi Lara e il diario nascosto, Fratelli Frilli, 2018. Nel settembre 2021, è uscito "Apparizioni pericolose", edizioni Golem. In collaborazione con Fiorella Borin ha pubblicato tre racconti tra il noir e il giallo: Onore al Dio Sobek, Algama 2020, Il cuore della dark lady, 2020, e lo Smembratore dell'Adda, 2021, entrambi per Delos Digital Ne Il serial killer sbagliato, Algama, 2020 ha riproposto, con una soluzione alternativa a quella storica, il caso del "Mostro di Sarzana, mentre nel fantathriller Al tempo del Mostro, Algama 2020, ha raccontato quello del "Mostro di Firenze". A novembre 2020, è uscito, per Algama, il thriller Quelle notti sadiche.

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