La storia raccontata da Angelo Marenzana nell’ebook pubblicato dall’editore Todaro, Il volo delle aquile di cristallo, si intreccia con il mito-non mito di Carcosa, l’oscura città perduta narrata da Ambrose Bierce nel 1886 e da Robert W. Chambers nel 1895, oltre ad essere stata recentemente rispolverata da Nick Pizzolatto autore della fortunata serie televisiva True Detective. Scrittori che hanno inoculato le loro storie di pochissimi ma succosi particolari e in realtà, pur non definendo i contorni precisi del mondo di Carcosa, riescono a proiettarla in una specie di dimensione forse aliena o infradimensionale.
Una sfida accettata anche da Angelo Marenzana. Nel suo lungo racconto, i protagonisti vivono e lavorano in una miniera per l’estrazione di minerali da immettere nel processo di fusione facendo trasparire, in termini letterari, un’atmosfera dal sapore horror post-industriale grazie alla quale si riesce a qualificare una pagina di storia e di sindacalismo ai suoi albori.
Su Fronte del Blog riproponiamo un estratto dell’interessante prefazione di Danilo Arona a Il volo delle aquile di cristallo.
“…Con una temeraria e suggestiva fusion tra più generi dal titolo altrettanto affascinante, Angelo Marenzana pone, inconsapevolmente, una domanda altrettanto ardita: esiste in Italia l’horror post-industriale?
Se non risulta chiaro l’ambito di riferimento, i fan del genere possono andare a rileggersi Il compressore di Stephen King e i frequentatori di sale cinematografiche (se ne esistono ancora…) rivedere, o vedere per la prima volta, The Mangler di Tobe Hooper (1995), che qualche difetto magari ce l’aveva, ma che vantava l’indubbia qualità grafica di concretizzare sullo schermo l’inferno dei vivi, operaie e operai al lavoro in una megalavanderia industriale. Se poi fosse necessario un altro rimando al cinema horror degli ultimi quarant’anni, ripensate alla location preferita dall’Uomo Nero di Elm Street, la fabbrica abbandonata in cui Krueger, dopo averci ucciso chissà quanti bambini, veniva bruciato vivo dagli adirati abitanti di Springwood.
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Insomma, in una parola, la fabbrica, dismessa o meno, come metafora ma anche contenitore “infestato”, al pari di case misteriose e castelli diroccati. Avendo letto forse troppo in vita mia, la memoria non mi aiuta a reperire tracce scritte di un filone che forse non esiste. Però, confesso di ignorare di come stiano le cose nel mondo editoriale anglosassone. Un bel precedente però in Italia, dove non manca la materia prima, ce lo abbiamo. S’intitola Cromo, edito da La Ponga, scritto dal geniale Andrea Biscaro, che ha costruito un signor “eco-horror”, ambientato a Cogoleto in Liguria, nel cuore avvelenato della cittadina, dentro le rovine della esistente sul serio fabbrica Stoppani. Messaggio forte e chiaro: la fabbrica è il mostro – il Male – che non vuole morire e di notte zombie e solidi fantasmi si aggirano (per lavorare!, eccelsa trovata…) tra le macerie dello stabilimento.
Dopo Cromo non mi pare che qualcuno abbia raccolto il testimone. Peccato perché, tra l’amianto di Casale Monferrato e altri “loca infesta” e le mostruosità della Terra dei Fuochi (dove le metastasi tumorali potrebbero andare a braccetto con i mutanti di Lovecraft), il materiale narrativo non mancherebbe. Ma forse l’horror, nella nostra romantica visione, è ancora un’escrescenza del fantastico, solo un tantino manipolata, e diventa difficile sporcarsi le mani con i drammi del reale.
Ecco però che Angelo Marenzana fa piazza pulita di ogni dubbio d’autore. Tra i dannati della terra, i lavoratori, e lo spietato padrone di un’infernale fonderia la cui descrizione colpisce e fa male come mai, si fa strada una mostruosità di cui qui è ovvio non dire e che nasce dalle distorsioni e dalle lordure di un lavoro concepito come schiavitù e macchina di morte.
Già una volta l’ho scritto e lo ripeto. Sono convinto che i generi popolari (fantascienza, horror, thriller) debbano ormai farsi carico “morale” di denunciare senza filtri o paraventi, quegli orrori “lavorativi” e ambientali, partoriti anche da un’orrida politica, che mietono vittime innocenti. Lo avevo già scritto, forse un po’ più timidamente, otto anni fa recensendo l’ottimo cortometraggio 32 di Michele Pastrello, film civilissimo e crudele che si serviva del thriller per protestare contro l’ennesima coltellata subita dall’italico territorio, nel caso in questione in Veneto: l’uso della fiction per parlare alla più vasta platea possibile dei mortali paradossi di una società industriale che prima distrugge e poi lascia a morire le vittime di tale distruzione (vedi Casale Monferrato).
Forse il rischio, oggi come allora, è che uno scrittore possa facilmente essere scambiato per un pazzoide profeta che abbaia alla luna. Ma con Angelo Marenzana non corriamo rischi. Se all’inizio ci siamo chiesti se esista o meno in Italia l’horror post-industriale, adesso ne siamo certi: da oggi esiste.”
Angelo Marenzana, Il volo delle aquile di cristallo, Collana I Gechi, Todaro Editore, ebook al costo di € 2,99
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Angelo Marenzana, la biografia
L’esordio nel campo della narrativa è con Frontiere (Mobydick, 1999) cui fa seguito la pubblicazione di un gran numero di racconti su Il Giallo Mondadori, Epix Mondadori, Urania, Stop, Crimen, Cronaca Vera, Omissis (Einaudi). Tra i romanzi, L’uomo dei temporali (Rizzoli 2013), Alle spalle del cielo (Baldini e Castoldi 2017) e L’ultima storia da raccontare (Watson Edizioni 2018 scritto a quattro mani con Danilo Arona). Per Nero Press ha pubblicato (con Danilo Arona e Luigi Milani) Solo il mare intorno e, in ebook, Tre fili di perle. Del 2017 è l’uscita de La scelta del Caporale (Edizioni della Goccia e in ebook per le Edizioni Algama) e del 2018 Il volo delle aquile di cristallo (Todaro Edizioni). Nel febbraio 2019 ha pubblicato Il delitto del fascista Nuvola Nera per Sergio Fanucci Editore nella collana Nero Italiano. Sempre per le Edizioni Algama è stato pubblicato in ebook il romanzo Hotel Moresco
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