Un ritorno in compagnia del proprio personaggio letterario, quello di Angelo Marenzana in libreria dalla fine di febbraio con il suo nuovo romanzo Il delitto del fascista Nuvola Nera pubblicato da Fanucci Editore. A fianco dell’autore l’ex poliziotto e commerciante di tessuti, Lorenzo Maida, già protagonista di Alle spalle del cielo (Baldini & Castoldi Editore). L’intervista
Come nei precedenti romanzi, a farla da padrona è ancora una volta Alessandria.
Con i miei primi romanzi (vedi Legami di morte oppure Ora segnata), Alessandria è stata solo il palcoscenico su cui far muovere gli attori. Conoscendo la città, mi era sembrato il modo migliore per scrivere una storia senza dovermi preoccupare dell’ambientazione. Una fatica in meno. Poi la città mi ha preso la mano. E oggi, dopo l’esperienza con L’uomo dei temporali, e Alle spalle del cielo, Alessandria è diventata un personaggio vero e proprio, con le sue sfumature psicologiche, vizi, pregi e caricature. E quel tocco di linguaggio dialettale che non guasta.
Cos’ha di particolare una città di provincia come Alessandria da diventare oggetto letterario?
In questa città tutto gira apparentemente con i soliti ritmi pungolati da un tocco irriverente o dal tedio dell’infinita insoddisfazione. Tutto ciò non aiuta a farla sentire orgogliosa delle proprie bellezze urbane e potenzialità umane. Un po’ come sta succedendo oggi. Anche se credo che sia un male generalizzato e non solo di casa nostra. In realtà gli 850 anni di vita Alessandria ci insegnano che la comunità ha subito vari scossoni, magari per colpa di un evento storico memorabile (dall’assedio del Barbarossa alla peste del sedicesimo secolo fino al prezzo pagato nel corso della seconda guerra mondiale), di una catastrofe naturale (vedi la recente alluvione) o di un occasionale crimine efferato. In quei momenti la città è stata capace di cambiare volto e umore, di farsi forte della propria personalità, di tirare fuori le unghie e la grinta. E così diventa perfetta per essere narrata, per far emergere quella sua identità normalmente sopita ma che l’ha resa antica e ben solida fin dalle origini.
Dal titolo del tuo romanzo già si capisce che siamo di fronte a un giallo ambientato nel ventennio. Ma in questo contesto chi è Nuvola Nera?
Il morto. Ovvero un immaginario Egidio Visconti, fascista della prima ora, ucciso sulla porta di casa. E secondo la logica dello stradinòm, con il termine Nuvola Nera si è voluto battezzare il suo atteggiamento di boria, l’arroganza dei suoi comportamenti che sembrano farlo camminare a una spanna da terra. In più vestito con l’immancabile camicia nera.
In questo romanzo però il regime è alle corde. Siamo infatti nell’aprile del 1945.
Esatto. La trama si dipana nei giorni appena precedenti la liberazione. E quando viene scoperto il cadavere di Nuvola Nera tutto fa pensare a un primo regolamento di conti in vista dell’imminente caduta del regime. Ma qualcosa stona per Lorenzo Maida, coinvolto nelle indagini per fare un favore al commissario Vito Todisco, cognato e amico di sempre. Maida entra sulla scena del delitto in maniera prepotente muovendosi con i modi a lui più congeniali. Così, tra le rovine della città, in mezzo a fame, donne affascinanti, fantasmi del passato, appassionati di auto e incubi notturni, Maida (sempre sostenuto dall’ironia dell’amico Curcio) è costretto a farsi largo tra le pieghe di una città che nulla ha da spartire con la tanto decantata tranquillità di provincia.
Alessandria città grigia o città nera?
Entrambe. Il grigiore è cosa nota a tutti. E credo sia pure particolarmente amato. Per quel che riguarda il nero posso ricordare che in alcune analisi giornalistiche, esperti di cronaca locale hanno sostenuto quanto negli anni 70/80 Alessandria portasse con sé un buon il numero di casi di omicidio irrisolti. E allora perché negare alla città il diritto ad avere il proprio eroe, Lorenzo Maida, che invece i casi li risolve assicurando i colpevoli dietro le sbarre del carcere? Ne Il delitto del fascista Nuvola Nera vediamo all’opera un nuovo eroe, un ex sbirro che sa come affrontare un’indagine.
Nei ringraziamenti a piè di libro, dici che, per la stesura del romanzo, piuttosto che tramutarti in topo di biblioteca a consultare libri e saggi storici, hai scelto di dare ascolto e fiducia a mille voci, quelle di una città che fu. E’ giusto?”
Sono le voci di chi oggi non ha più un nome. Sono quelle di parenti, amici di famiglia, vicini di casa, persone coinvolte a diverso titolo nelle dinamiche dell’epoca, uomini e donne che, nelle serate senza tv, ingannavano la penombra con il racconto degli anni insidiosi che loro stessi si stavano lasciando alle spalle con grande fatica. Senza mai scordare, nelle loro parole, ironia e sorrisi. Erano voci cariche di forza, di energia interpretativa, di recitazione da consumati teatranti di strada. Sebbene nessuna di loro avesse mai calcato la scena. Mille sono state le repliche di quegli spettacoli serali tanto da scolpire le parole in maniera quasi indelebile nella memoria di un bambino. E sempre rinfrescate con il passare degli anni a venire dalle persone a me più vicine. Del resto le vicende dell’Alessandria sotto le bombe e con una generazione armi in spalla non è stata digerita facilmente. In più devo dire che è stato di grande aiuto l’amico Tony Frisina che, con l’ausilio della sua collezione di cartoline e della sua conoscenza della scrittura dialettale, mi ha permesso di perfezionare l’atmosfera e la toponomastica di un’epoca.
Cosa ti lega al passato, oltre al ricordo?
La scelta di raccontare storie del passato è legata al fatto che mi sento un po’ estraneo in questo nostro presente. Lo trovo impalpabile, freddo, esasperato dal mondo tecnologico che ha avuto il sopravvento su ogni anfratto della nostra vita quotidiana e con il quale, inevitabilmente, qualunque autore che si occupa di storie noir, è costretto a farci i conti. Senza escludere gli intrighi di malavita organizzata, le speculazioni e gli intrighi finanziari, l’uso di armi sofisticate e in rapida evoluzione. Così ho scelto di abbandonarmi al riparo delle atmosfere un po’ retro e tra le pieghe della storia del secolo scorso cercando sollievo in qualche riflessione su un periodo recente della storia che ancora non ha sanato tutte le sue ferite passate ma che resta capace di influenzare ancora comportamenti attuali.
a cura di Cristiano Rossini
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