Giovedi 30 novembre alla biblioteca civica di Comacchio, ore 17.30, si terrà la presentazione del secondo romanzo di ambientazione locale di Samuele Alinovi : Terra Promessa, che segue Mal di Po, uscito due anni fa.
Avrei dovuto esserci ma purtroppo non potrò, e me ne dispiace molto, anche se ci saranno altre occasioni in futuro per accompagnare nuove prove di questo narratore davvero non banale che, come scrisse un autore a lui , ed a me, caro, Eugenio Montale, di Salvatore Quasimodo, ha deciso di esordire nella letteratura “per la porta stretta”.
Lo indica, innanzitutto, aver scelto come modello uno degli autori più complessi e ingannevolmente facili delle nostre lettere: Cesare Pavese, per di più ispirandosi al libro più difficile ed enigmatico dell’autore piemontese: Dialoghi con Leucò.
Alinovi non è un padano del Polesine di nascita, ma ha imparato ad apprezzare la natura e la cultura di queste terre belle e schive trascorrendo le vacanze a Comacchio, e l’accostamento con le Langhe pavesiane delle sue letture predilette gli è venuto spontaneo.
Il paesaggio non corrisponde forse del tutto, a parte la presenza misteriosa e suggestiva della nebbia, ma è la stessa la sostanza di una cultura contadina che dal contatto col mondo agreste, coi suoi miti panici crudeli rigeneratori a un tempo, trae tutta la sua linfa.
È da questa suggestione che nasce l’ispirazione di Alinovi.
Che ci vuol rendere la sostanza profonda di una civiltà sviluppatasi in pieno delta del Po, terra di palude che si apre con speranza al mare, con lo stesso destino, solo più sfortunato, di Venezia, con la quale infatti all’inizio Comacchio gareggiò, finendo per dipendere dalla generosità avara, piena di bizze, del grande fiume invece che diventare potenza navale e commerciale come la Serenissima.
Al Leone di San Marco Comacchio ha contrapposto, come simbolo e mito, l’Anguilla, “la sirena dei mari freddi che dal Baltico risale ai nostri mari”, come non a caso diceva, di nuovo, Montale,”la scintilla che dice tutto comincia quando tutto pare incarbonirsi”, e questo significa molto.
Dei personaggi della storia non dirò nulla, perché in essa, alla fin fine, si nuove un unico personaggio: Comacchio stessa, col suo panorama unico, le sue tradizioni e il suo presente.
Dirò invece della scrittura densa e accurata, che si mette apertamente sulla scia pavesiana, e delle molte facce di un racconto che mescola romanzo storico, sentimentale e giallo, mantenendo la sua peculiare unità stilistica di summa letteraria di un luogo e della sua ineludibile vocazione.