Le opere di Alexia Solazzo e gli incipit dei racconti di Andrea G. Pinketts avranno un futuro letterario in un libro d’arte
FACE YOUR PHANTOMS- Le paure, il dipinto, il racconto
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“I fantasmi dei vivi sono molto reali. Quando la paura diventa uno spettro di carne, la tua, prendono vita al nostro fianco e dentro di noi finché non troviamo il coraggio di ribaltare il copione ancestrale affrontandolo. Il progetto multimediale Face Your Phantoms nasce dall’incontro tra Andrea G.Pinketts, scrittore, e Alexia Solazzo, pittrice. Un incontro scintillante che ha permesso di creare un fuoco e accendere un sigaro pieno di fuochi d’artificio, a dispetto di chi crede che le arti siano a compartimenti stagni. Face Your Phantoms è contro i generi, perché i generi confluiscono. Esistono le paure, esiste la rappresentazione della paura mediata dal dipinto, attraverso l’esposizione, e mediata dal racconto che certifica da scripta manent in poi tutto ciò di cui noi abbiamo paura e che abbiamo deciso di affrontare, raccontare, far vedere, indossare: Femminicidio, Autofobia, Cronofobia, Bulimia, Xenofobia, Fobofobia.”
(Andrea G. Pinketts)
Concerto a due
Andrea G.Pinketts
, Milano 1961, è uno scrittore paradossalmente di culto e di massa. I suoi romanzi prevalentemente noir sono pubblicati in Italia da Feltrinelli e Mondadori. Tra i tanti titoli ricordiamo: “Il Senso della Frase”, “Il Vizio dell’Agnello”, “Il Conto dell’Ultima Cena”, “La Capanna dello Zio Rom” (Mondadori). Nel 2006 è stato insignito del cavalierato al merito culturale della Repubblica Francese. Giornalista investigativo per Panorama ed Esquire, ha condotto per sei edizioni la fortunata trasmissione “Mistero” su Italia Uno. Ex pugile, ex modello, ex attore shakespeariano in “Pericle, Principe di Tiro”, ex crooner da piano bar, ex istrione radiofonico, ex tutto; detesta essere definito opinionista ed intellettuale pur frequentando una masnada di appartenenti alle succitate categorie. Fernanda Pivano ha detto di lui: “Pinketts è un cowboy della letteratura, capace di domare una prosa imbizzarrita.” Claude Chabrol lo ha omaggiato citandolo nel suo film “L’Innocenza del Peccato” del 2007. Conosce l’Arte e l’ha messa da parte pur applicandovisi col motto: “Impara l’Arte e mettila da Pinketts”.
Alexia Solazzo, Milano 1990, dopo essersi diplomata in Architettura e Design al Liceo Artistico Statale Umberto Boccioni di Milano, si è laureata inspiegabilmente in tutt’altro: Mediazione Linguistica, Lingua e Cultura Araba. Nel frattempo ha lavorato come volontaria nell’organizzazione Projects Abroad in Sud Africa nelle Township di Città del Capo vivendo a stretto contatto con realtà estreme di emarginazione e disagio. In giro per il mondo ha incontrato diversi elementi bizzarri finché finalmente non ha conosciuto Andrea G. Pinketts, il migliore di tutti loro. Le paure, le ossessioni, le follie altrui, sono state il suo pane e companatico. Parallelamente a tutto ciò ha coltivato il suo Amore per l’Arte apparentemente sepolto dagli impegni nel “sociale” che è stato dissepolto grazie all’incontro traumatico con il magnifico AGP. Le opere dell’artista e i racconti dello scrittore sono diventati simbiotici in quanto l’assurdo e il reale coincidono.
La videorecensione di Andrea G. Pinketts del thriller sul serial killer bambino: La logica del Burattinaio – GUARDA
“FACE YOUR PHANTOMS”
Prefazione di Giuseppe Veneziano
Quella sera pioveva a dirotto. Pensai che fosse una buona idea restare a casa, comodamente disteso sul mio divano viola. Ero in uno di quei momenti in cui i pensieri si mischiano con il sonno e la Tv, quando squillò il cellulare: era Andrea che mi invitava a raggiungerlo a “Le Trottoir”. Non avevo voglia di uscire, ma Andrea insistette molto. Nonostante la pioggia e la mia reticenza, riuscì a convincermi. Lasciai la mia sonnacchiosa pigrizia sul divano viola e lo raggiunsi. Trovai Andrea insieme ad Alexia, una giovane ragazza nel pieno della sua bellezza. Da quando Andrea la frequentava, aveva perso quel velo di malinconia che solitamente scorgevo nei suoi occhi.
Alexia teneva timidamente tra le mani una cartella piena di disegni. Mi chiese se potessi darvi un’occhiata e, onestamente, dirle cosa ne pensassi. Conoscevo Alexia da un po’ di tempo, ma non mi aveva mai rivelato il suo talento e la sua passione per l’arte. Guardai attentamente la sua produzione, erano immagini molto crude, ricche di terribili dettagli. Il soggetto era sempre una donna che mostrava, apparentemente, le sue sembianze. Sul momento non riuscì a capire il perché di quelle immagini così violente, mi limitai a dare qualche giudizio sulla qualità grafica delle opere.
Andrea mi parlò di un progetto e soltanto in quel momento iniziai a comprendere il motivo per cui Alexia avesse realizzato quelle opere. Ogni immagine affrontava il tema della paura e ne rappresentava una delle facce più ricorrenti. Un argomento molto serio, affrontato con un’operazione artistica coraggiosa e unica nel suo genere. Il progetto si sarebbe concluso con la prima mostra di Alexia a “Le Trottoir” ed un libro con i racconti di Andrea, ispirati ai suoi quadri.
Tempo dopo mi furono inviati anche i racconti che aveva scritto Andrea. Li lessi con molta curiosità: uno in particolare, dal titolo “Sparati il pallore”, attirò la mia attenzione. Raccontava la storia di un uomo di 66 anni e di una bambina di 6 anni, accomunati da una strana malattia che scioglieva il loro volto. Notai delle similitudini con una mia installazione realizzata qualche anno prima a Enna: una scultura di Biancaneve in zucchero che, esposta sotto il calore del Sole, si scioglieva lentamente a cominciare dal viso.
Credo che anche Andrea abbia notato queste assonanze tra il loro progetto ed il mio lavoro, quando venne ad ascoltare una mia conferenza tenuta all’Università Statale di Milano. In quell’occasione feci vedere il video dell’installazione e altre opere che trattavano il tema della paura. Infatti, il giorno dopo mi chiamò per chiedermi se potessi scrivere la prefazione del loro libro. La richiesta mi sembrò alquanto azzardata, anche perché non ho mai scritto prefazioni. Fui tentato di rispondere che forse sarebbe stato meglio chiedere ad altri, quando ebbi la sensazione che quella richiesta fosse dichiaratamente un attestato di stima e di amicizia nei miei confronti che non potevo rifiutare.
E adesso cosa scrivo?
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