Cagliari
Il corpo di Manuel Piredda potrebbe presto essere riesumato. È quello che ha chiesto la sua famiglia per far luce su che cosa sia davvero accaduto nella notte tra il 17 e il 18 aprile 2011 a Bacu Abis, quando il ragazzo perse la vita a soli 27 anni. Stando a quanto ricostruito fin qui, Manuel avrebbe tentato di bruciare l’ex moglie Valentina Pitzalis cospargendola di cherosene. La donna, che ha subito gravissime ustioni, è sopravvissuta per miracolo ed è rimasta con il volto sfigurato e ha perso quasi del tutto l’uso delle mani. Questa ricostruzione è fortemente osteggiata da Roberta Mamusa, la madre di Manuel, che da tempo lotta insieme con l’avvocato Gianfranco Sollai per far riaprire il caso: il giovane, a detta della donna, non avrebbe avuto alcun motivo per macchiarsi di un gesto del genere. Nel corso degli anni, il legale della famiglia Mamusa ha raccolto diversi elementi che però non hanno portato a nessuno sbocco, ma ora è arrivata una possibile svolta. Il magistrato che era titolare del caso è stato denunciato per omissione di atti d’ufficio e il caso è stato riaperto dopo essere passato sul tavolo del viceprocuratore di Cagliari. Valentina Pitzalis si ritrova così a passare dalla veste di vittima a quella di indagata per omicidio volontario e incendio doloso.
Il fatto risale a sei anni fa – Il consorte era stato iscritto da morto nel registro degli indagati, ma il procedimento è stato archiviato – Nessuna sentenza quindi avvalora la versione della moglie
Elementi da vagliare
«Ci sono stati vari elementi sottoposti all’attenzione del magistrato che all’epoca era stato designato per il caso fin dal primo esposto del 14 ottobre 2016», spiega l’avvocato Sollai. «Proprio perché questi nuovi elementi, a mio giudizio, facevano seriamente dubitare di un eventuale coinvolgimento della Pitzalis nei fatti che hanno portato poi alla morte di Manuel e alla gravissima ustione alla donna, il magistrato non ha mai ritenuto di procedere alla sua iscrizione nel registro degli indagati. Lo abbiamo quindi denunciato a Roma per omissione di atti d’ufficio. C’erano, infatti, degli elementi che avrebbero dovuto indurre il Pm a riaprire il caso e a indagare la Pitzalis, atto che sarebbe stato in contrasto con i suoi precedenti assunti. Ora che il fascicolo è passato al viceprocuratore questi elementi saranno finalmente approfonditi. Fino a questo momento la ricostruzione di cosa è accaduto quella notte si era basata solo sul racconto di Valentina. Manuel Piredda, per atto dovuto, era stato iscritto da morto nel registro degli indagati, ma quel procedimento si è chiuso con un decreto di archiviazione. Dunque, non esiste alcuna sentenza che abbia avvalorato la versione della donna».
La donna si dice vittima di una presunta campagna diffamatoria da parte dei genitori del defunto – Si attende ora la riesumazione del cadavere e l’autopsia che non era stata fatta a suo tempo
Valentina e Manuel si erano conosciuti giovanissimi e nel 2006 avevano deciso di sposarsi. Il rapporto ben presto era entrato in crisi e nel 2010 arrivò la sofferta separazione. Un anno più tardi, in una sera di aprile, Valentina aveva accolto Manuel in casa. Al termine forse di un’ennesima lite, il giovane avrebbe messo in atto il suo proposito omicida, rimanendo però soffocato dal fumo durante il tentativo di fuga.
Rapporto conflittuale
Le indagini si erano basate questo racconto fatto da Valentina e su alcuni elementi come i guanti scuri rinvenuti nelle mani del ragazzo. Accanto al corpo erano stati rinvenuti degli stracci imbevuti di liquido infiammabile e un secchio di plastica, forse utilizzato per lanciare il cherosene. La porta di casa era chiusa dall’interno. Valentina, oggi impegnata nel sostegno delle donne vittime di violenza, ha sempre ribadito la responsabilità dell’ex marito in quella terribile notte: è convinta che una nuova inchiesta giungerebbe alle stesse conclusioni, come testimoniano le sue cicatrici.
«Sono convinto che i fatti siano andati diversamente rispetto a quanto ci ha raccontato la Pitzalis e perciò emergeranno nuovi elementi e una ricostruzione sicuramente diversa», ha concluso l’avvocato Sollai, dopo essere riuscito a ottenere l’iscrizione della donna nel registro degli indagati. «Prima di eseguire la riesumazione potrebbe essere utile acquisire le cartelle cliniche di Valentina, ricoverata a Sassari per molto tempo, verificando se le ustioni riportate possano essere conformi al racconto della donna, valutando anche meglio il materiale raccolto dai Carabinieri sul luogo della tragedia, analizzando le foto con particolare cura e sentendo, eventualmente, altre persone che possano confermare, smentire o portare nuovi elementi sui fatti. Il rapporto tra i due ragazzi era sicuramente conflittuale. Escluderei quindi che si possa essere trattato di un omicidio colposo, credo si sia trattato piuttosto di un gesto volontario».
Fabio Frabetti per Cronaca Vera
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