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UN’ALTRA VERITA’ PER LE BESTIE DI SATANA?

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Roberto Ottonelli ha indagato a lungo sui ragazzi amanti del metal finiti dentro per omicidio. E dopo anni ha scritto in un romanzo come si svolsero davvero, secondo lui, i fatti

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MILANO- Diversi anni fa Cronaca Vera incontrò Roberto Ottonelli. Il giovane ci portò a casa della madre di Paolo Leoni, considerato il leader delle Bestie di Satana. Scoprimmo così che molte cose dette e scritte non corrispondevano alla realtà. All’epoca Roberto stava scrivendo un romanzo, che ora, dopo molte rivisitazioni, è stato pubblicato in ebook da Delos. All’interno Roberto dice di ispirarsi liberamente alla vicenda della setta. In realtà ha raccontato in parte come secondo lui andarono veramente le cose. Siamo tornati a incontrarlo.

Questo romanzo parte da molto lontano. Esattamente dal 2008. Come ti sei imbattuto nella vicenda delle Bestie di Satana?

«Sono rimasto molto colpito in quanto Paolo “Ozzy” Leoni e Chiara Marino abitavano a due isolati da casa mia, in quartiere Lavagna a Corsico. In particolare Ozzy era stato in classe con la mia ex moglie, dalla quale proprio in quel periodo mi stavo separando, e lavorava alla Metro, dove andavo sempre da bambino con mio padre».

Il tuo romanzo ha subito delle variazioni. Cos’è cambiato nel tempo?

«All’inizio lo avevo scritto allo scopo di colpire il lettore come era accaduto a me, prendendo spunto dalle cronache che non parlavano d’altro. Per vie traverse sono riuscito a contattare Paolo in carcere e gli ho chiesto se gli andasse di scrivere una prefazione nella quale dire ciò che riteneva più opportuno. Mi ha risposto che si proclamava innocente e mi ha rimandato al suo avvocato. Ho letto migliaia di pagine di atti, ho incontrato ragazzi che li frequentavano, e mi sono fatto un’idea molto diversa. Poi ho conosciuto lo scrittore Franco Forte, che mi ha aperto gli occhi su numerosi aspetti che prima mi sfuggivano. Ho così riportato tutto in prima persona, dal punto di vista dei diversi protagonisti, raccontando per ognuno le sue vicende umane e motivazioni. Mi sono liberamente ispirato alla storia inserendo personaggi di fantasia e ho cercato di non scendere nel macabro sugli omicidi reali per un doveroso rispetto verso le vittime che a mio parere non vanno mai dimenticate».

Convinto dell’innocenza del loro leader Paolo Leoni, già in passato aveva documentato al nostro settimanale particolari inediti

Sei convinto dell’innocenza di Paolo Leoni. La Corte di Strasburgo ha respinto il suo ricorso. Credi che siano emersi elementi che possano portare ad una revisione del processo?

«A termini di legge no. L’avvocato mi ha infatti spiegato che per arrivare a una revisione servono elementi nuovi, non emersi durante i diversi gradi di giudizio. Il fatto è che si è preso per buono ciò che hanno raccontato i “pentiti”, pluriomicida rei confessi, che hanno preferito scaricare su altri le loro responsabilità».

Cos’accadde davvero, secondo te, nella vicenda delle Bestie di Satana?

«Più che la mia opinione, penso possa essere esemplificativo ciò che Mario Maccione, uno degli accusatori di Leoni insieme a Volpe e Guerrieri, disse in un’intervista al Giornale del 21/6/2008, contraddicendo quanto sostenuto da lui stesso durante il processo (dal quale sembra dissociarsi, dimenticando di essere stato uno dei protagonisti principali): “Al processo hanno detto tante fesserie. La realtà è molto più cruda. Chiara aveva una polizza sulla vita assai alta. Soldi, solo soldi: ecco il movente”. Quindi niente satanismo o chissà quale sacrificio di cui Maccione stesso ha parlato davanti ai giudici. Oltretutto che il movente dell’omicidio fossero i soldi è, a mio parere, insensato. Uccidendo l’unica beneficiaria di un rimborso assicurativo conseguente a un incidente (non di una polizza sulla vita, ma poco cambierebbe), come ne avrebbero potuto godere? Nel libro ritengo di aver ricostruito come si sono svolti i fatti. Non si può dimenticare come anche Volpe abbia dichiarato di aver mentito attribuendo a sé, Paolo Leoni e Nicola Sapone l’omicidio di Andrea Ballarin, mentre durante un interrogatorio del 18/4/2008 presso il Tribunale di Monza ebbe a dire: “Mi sono attribuito la responsabilità della morte del Ballarin, perché mi sentivo in colpa della sua morte, essendo stato il Ballarin mio compagno di scuola. I dettagli che ho riferito circa le modalità di esecuzione dell’omicidio, sono dettagli da me inventati ed ho preso a riferimento circostanze e cose che io sapevo essere in possesso o comunque nella disponibilità sia del Sapone che del Leoni. Ad esempio, mi riferisco al machete, all’etere, al nastro da idraulico, ecc”.

Ecco, a mio parere, un pentito che ammette candidamente di aver mentito accusando falsamente se stesso e altri di un omicidio, può essere difficilmente creduto per altre accuse».

Hai avuto modo di sentire Leoni recentemente?

«Sì, ho scritto a Paolo a fine luglio raccontandogli delle prime reazioni dei lettori al libro che non potevo che dedicargli. Per un certo periodo abbiamo avuto delle divergenze d’opinione circa la sua difesa e ho preferito farmi da parte perché non volevo essere d’intralcio. In seguito ho capito che forse nella sua posizione mi sarei comportato allo stesso modo. Magari io e Paolo non saremmo mai stati amici nella vita. Lui era un metallaro che beveva quantità industriali di birra, fumava canne, è capitato in qualche rissa e penso abbia incontrato le persone sbagliate. Io sono astemio, non fumo, ho svolto volontariato per anni e non sono metallaro. Questo non toglie che non penso meritasse la pena che sta scontando».

A breve i pentiti del gruppo dovrebbero uscire tutti di prigione. Proverai a contattarli per capire come andarono realmente le cose?

«Non ho mai provato a contattare i “pentiti” per il semplice motivo che non li ritengo tali. D’altra parte Volpe stesso, in una intercettazione registrata mentre parlava col padre in cella il 18/2/2004 disse: “Eh, io, pa’, se la gente mi infogna io tiro dentro un sacco di gente, mi invento nomi a palla, dico: c’eri anche tu, eh, alla fine posso dire così… e allora a quel punto credono più a me che a lui”».

Gigi Montero per Cronaca Vera

IL LIBRO:


Per documentarsi sul caso delle Bestie di Satana:

 

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