Edoardo Montolli per Underground, Gqitalia.it
Ci sono cannibali e cannibali. Abbiamo raccontati vicende diverse, vedendo che non si tratta poi di casi tanto rari: serial killer, chef, giovani squilibrati, innamorati pazzi. L’ultima storia che arriva dal Sudafrica è tuttavia piuttoso diversa, coinvolge molta più gente e avrebbe appassionato Wes Craven. Soprattutto per come è cominciata.
E cioè quando al campanello della polizia di Estcourt, nella provincia di KwaZulu-Natal, ha suonato un tizio con dei resti umani in mano: un braccio e una gamba. Sfinito, si è giustificato: «Sono stanco di mangiare questa carne».
Non è un criminale incallito. Dice che al villaggio i guaritori spirituali, ossia gli stregoni, li spingono a cibarsi di carne umana per acquisire poteri ed essere liberati dalla povertà. Tanto che sono in tanti a recuperare i cadaveri nelle tombe.
A casa sua trovano altri tranci.
Il villaggio dei cannibali
L’inchiesta parte immediatamente: alcuni stregoni, fermati, hanno in valigia residui di corpi.
Non appena la notizia deflagra, arrivano le dichiarazioni di un politico locale, Mthembeni Majola, che rivela alla BBC come nel minuscolo villaggio di Esigodlweni, 971 abitanti, almeno un terzo della popolazione abbia mangiato carne umana.
Vengono fermati in cinque.
Ma si scopre che i cannibali non si accontentano dei cadaveri: alcune persone sarebbero uccise appositamente per pasti sacrificali. Il braccio e la gamba giunti alla polizia apparterrebbero infatti alla venticinquenne Zanele Hlatshwayo, scomparsa nel nulla il 25 luglio mentre si dirigeva a casa della nonna. A quanto trapela dalle indagini sarebbe stata violentata e torturata prima di essere macellata.
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