Alla Triennale di Milano, si è conclusa ieri la piccola grande mostra di Fausto Melotti che ha messo in mostra 30 preziose opere tra sculture e disegni dell’artista italiano scomparso nel 2006.
Le importanti opere di Melotti, sono state esposte su supporti/architetture progettati dall’architetto georgiana Thea Djordjadze.
Una proposta di accostamento già conosciuta in passato e documentata da cataloghi d’arte.
Si tratta di una vicinanza tra due estremi costruttivi, estetici e di ricerca, diversi per intento e materiali.
Lo spazio bianco e molto luminoso del parallelepipedo spaziale allestito con le opere dei due artisti, spinge gli spettatori a seguire l’esposizione sia in maniera analitica che di sensazione.
I capolavori di Fausto Melotti, che riportano spazi scenici e situazioni non narrative, sono un’alchimia di materiali poveri e semplici i quali diventano ora, una “Coppia di intellettuali tentati dal diavolo”, ora “Una storia” fatta di un luogo e sette personaggi. I piccoli ambienti ricordano divisioni abitative vedute in verticale con scene orizzontali, verticali e trasversali. Gesso, legno, chiodi, ottone, tessuti e metalli, creano poetiche immagini sempre contemporanee.
Solo i tagli di metallo che servono da sostegno a piani nero laccati o rossi, forse troppo accesi, spezzano l’impatto visivo e dimezzano la profondità di pensiero. Come ad esempio lo spazio bianco “di muro” tra il nero e il rosso.
Lastre smaltate e dipinte sono i sostegni e opere per l’esposizione progettati ad hoc e site-specific dall’artista Thea Djordjadze per la sua esposizione pensata insieme alle sculture di Fausto Melotti.
L ‘artista architetto Thea Djordjadze, conosce il lavoro di Le Corbusier a cui fa riferimento il luogo scenico metafisico, per poter creare spazi accoglienti per l’arte alta di Melotti. Un metascenario, quello di Djordjadze, che ospita gli spazi scenici e moduli abitativi, che costituiscono probabilmente i momenti più intensi della ricerca di Fausto Melotti , rischiando, e a volte riuscendoci, di alterare il reale sapore e senso alle unità abitative di Melotti piene di suggestione e altri mondi.
Questi piccoli ambienti, sono piani verticali, garbati e minimali, che perpendicolarmente sono uniti da traversi sottili e bianchi.
Tanta purezza e povertà di materiali lascia pensare:”che sapore avrebbe questo piccolo mondo altro, senza quel taglio rosso e nero dato dalla struttura d’appoggio?”.
Ed ora, dopo il breve e strano periodo scelto, cioè l’agosto milanese, per l’esposizione degli spazi scenici di Melotti in mostra alla Triennale di Milano, ancora per qualche giorno, si possono apprezzare (gratuitamente) opere di un altro scultore protagonista del novecento italiano Carlo Ramous.