Al Museo delle Culture (MUDEC) a Milano ha inizio l’ultima settimana della mostra di Vasilij Kandinskij, l’artista russo che ha rivoluzionato la pittura.
Tra la seconda metà del 1800 e gli inizi del nuovo secolo, grazie all’astrazione, l’arte subisce un forte ribaltamento dell’ordine prioritario delle cose nella sua rappresentazione.
Kandinskij caratterizza quest’epoca.
Nato nel 1866 a Mosca, già da bambino suona il pianoforte e violoncello, ma da adulto, arriva a far “suonare” i colori delle sue composizioni.
Laureatosi in giurisprudenza, fortunatamente rifiuta una cattedra universitaria per dedicarsi alla pittura.
Nel 1910 dipinse il primo quadro astratto della storia.
Un’acquerello su carta che coincide per data con lo stesso anno di conclusione de “Lo spirituale nell’arte”. Un libro di cui Kandinskij ne è l’autore: “Non è una dichiarazione di poetica, non è un trattato di estetica, non è un manuale di tecnica pittorica. È un libro di profezie laiche, in cui misticismo e filosofia dell’arte, meditazioni metafisiche e segreti artigianali si sovrappongono e si confondono, nel presentimento di un’arte nuova.” (Dalla postfazione di Elena Pontiggia).
Ne ” Lo spirituale dell’arte ” i colori sono associati a sensazioni e suoni. Il giallo è la tromba, l’azzurro è flauto, violoncello, contrabbasso e organo; il rosso la fanfara, l’arancione una campana e il viola un corno inglese. Il rosso è dolore e sangue mentre il giallo è acido. Ogni forma ha un suo colore, il triangolo è giallo, il quadrato è rosso e il cerchio è blu.
Questa arte astratta forse non è poi così casuale come sembrerebbe?
La nuova arte comunica con lo spirito, con una spiritualità laica che pone l’attenzione al sentire e all’esprimere attraverso elementi, forme e colori che diventano poi soggetto.
Questo concetto si radica nell’animo di Kandinskij sin dal momento in cui vide una mostra a Mosca sull’impressionismo, in cui rimase molto colpito dal colore e dalle sue vibrazioni, usate da Cloud Monet per i Covoni.
Vasilij sentì la necessità di superare la narrazione del luogo, delle situazioni e del momento. Astrarre dalla natura il linguaggio della pittura, come è il linguaggio della musica, che non descrive il reale e non è “figurativo”.
La musica da sensazioni e vibrazioni. I colori sono come suoni e le forme nascono dall’inconscio dell’artista.
Kandinskij dipinse opere che intitolò Improvvisazioni (termine usato nella musica) con al seguito una numerazione per differenziarle (dall’Improvvisazione n.5 all’improvvisazione n.26).
La pittura di Kandinskij fu categorizzata dal Regime Tedesco come arte degenerata.
Questa arte degenerata non è stata in linea col regime ma è stata in linea con il suo tempo. Come Kandinsckij scrive: “Ogni opera d’arte è figlia del suo tempo, e spesso madre dei nostri sentimenti. Analogamente, ogni periodo culturale esprime una sua arte, che non si ripeterà mai più. (Kandinskij Vasilij, Lo Spirituale nell’arte, SE: Milano 2005, 17).
In via Tortona a Milano, si può vedere “Kandinskij, il cavaliere errante. In viaggio verso l’astrazione”, esposizione fatta di disegni, incisioni e pittura. In alcuni giorni anche tra spriz e apericena perché il MUDEC è aperto sino alle 22:30.
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