Il progetto, annunciato nel 2013, è stato presto proclamato una delle Tre Strategie della Cina e costituisce un intero capitolo del Piano quinquennale in corso, che scadrà nel 2020. Che cos’è? Diciamo che risponde al colorito nome di “Cintura Economica della Via della Seta”. La logica è che la Cina, avendo rapidamente asceso le graduatorie mondiali fino a diventare la più grande economia del mondo, vuole ora raggruppare un gran numero di Paesi intorno alla sua forza industriale e finanziaria. Una volta di più, si dimostra che la leadership cinese sa pensare in grande e con un orizzonte di secoli.
Il progetto è colossale. Sono interessati 65 Stati con il 30% del pil e i tre quinti della popolazione del mondo, in tutto 4,5 miliardi di abitanti. Il piano prevede di collegarli con una gigantesca rete di trasporti terrestri e marittimi, più una rete elettrica interconnessa e una di fibre ottiche.
Questo enorme sforzo di investimento è stato ben accolto dai Paesi interessati. Uno dei motivi è semplicissimo: «Altri Paesi hanno un sacco di idee, ma non hanno soldi» ha spiegato Hun Sen, il primo ministro cambogiano: «Mentre la Cina, quando viene fuori con un’idea, mette sul piatto anche i soldi per realizzarla».
La Via della Seta offre evidenti vantaggi economici, ma su questa scala è ben difficile separarli da quelli geopolitici. Da una parte, il progetto assorbirà parte della sovracapacità che si è accumulata nell’industria cinese, e ha la potenzialità di sviluppare l’economia della Cina occidentale, che confina con l’Asia centrale. Dall’altra, la Via della Seta potrebbe proiettare la Cina in un ruolo mondiale completamente nuovo, un po’ come gli Stati Uniti con il Piano Marshall all’indomani della Guerra Mondiale. Dopo questo sforzo, diventerà impossibile escludere Pechino da qualunque discussione geopolitica od economica. La Cina sarà un serio comprimario per gli Stati Uniti, che si stanno invece ripiegando su sé stessi con la presidenza pasticciona e isolazionista di Trump.
Secondo il Credit Suisse, nel prossimo quinquennio l’investimento complessivo della Cina nel progetto potrebbe arrivare a 500 miliardi di dollari. Nel finanziamento, però, gli ingenti capitali messi dalla Cina faranno anche da volano per le risorse di altri Paesi. Un ruolo importante è riservato alla Banca Asiatica per gli investimenti infrastrutturali, che ha una partecipazione cinese pari a un terzo, con praticamente tutti i suoi membri che sono fra i 65 coinvolti nella Via della Seta. Anche questo è un modo per esercitare una leadership.
Paolo Brera