In principio fu miss Jane Marple di Aghata Christie (anzi, ad essere precisi, prima ancora fu la signorina Madeleine de Scudéry di T.A.Hoffman, su cui mi riprometto di tornare), splendidamente isolata in mezzo alla schiera dei colleghi uomini.
In 176 anni di vita del genere giallo (se ne datiamo l’inizio dalla pubblicazione di “The Murders in the Rue Morgue di Poe, ma ben 196 se risaliamo, appunto, alla prima edizione di Das Fräulein von Scudéry. Erzählung aus dem Zeitalter Ludwigs XIV, di Hoffman) le cose sono molto cambiate, cosicché passando per l’infermiera Sarah Keate di Mignon Good Eberhat per arrivare alla star televisiva Jessica Flethcer, registriamo la piena emancipazione femminile in materia di storie poliziesche, con tutto un fiorire di donne nel ruolo di investigatrici letterarie.
Mai come in questo campo l’eguaglianza tra i sessi, sacrosanta in assoluto, era doverosa: la grande intelligenza e sensibilità femminile rifulge nello sbrogliare delitti misteriosi.
Dagli anni 90 sino ad oggi la detective romanzesca di maggior popolarità è la dottoressa Kay Scarpetta, medico legale di Richmond in Virginia, personaggio della scrittrice americana Patricia Cornwell protagonista di una fortunata serie di thriller ad alta tensione.
Mi piace pensare non sia un caso che la Scarpetta, come chiaramente indica il cognome, sia di origini italiane. Del resto la sua ideatrice non ha fatto mistero di essersi ispirata alla figura di un’insigne patologa forense americana, Marcella Marinelli Fierro, anch’essa italo-americana.
Trovo che Maria Viani, biologo sanitario protagonista dei romanzi di Maria Teresa Valle, ligure di Varazze con alle spalle una lunga carriera nello stesso ruolo del personaggio, abbia poco da invidiare alla creatura della Cornwell, per almeno due motivi che cercherò di esporre.
Innanzitutto le vicende di Kay Scarpetta sono spesso improbabili e macchinose dal punto di vista della trama, puntando tutto sugli inquietanti risvolti, sia visivi che descrittivi, del lavoro della dottoressa, specialista in perizie necroscopiche su vittime di violenza criminale.
L’accostamento tra un esponente del gentil sesso e la morte può essere, in prima battuta, suggestivo, ma poi per avvincere il lettore ci vuol altro.
Maria Viani svolge una professione altrettanto interessante, anche se meno conosciuta. Il biologo ospedaliero è il “re” del laboratori, interagendo coi medici per l’esecuzione e interpretazione degli esami propedeutici alla diagnosi e alla terapia. In particolare, nel bel romanzo “I ragazzi di Ponte Carrega”, la Viani si occupa degli accertamenti preliminari ai trapianti d’organi.
La funzione di biologo sanitario non ha punti di contatto diretti, come invece accade per il patologo forense, con l’’investigazione criminale, ma questo, ben lungi da essere un limite, è un vantaggio.
La dottoressa Viani, infatti, si esercita su misteri polizieschi con la mente fresca da un coinvolgimento professionale, mettendoci la penetrante curiosità e il rigore metodologico che gli derivano dalla formazione scientifica.
I lettori della Cornwell sanno, poi, che di romanzo in romanzo la saga della Scarpetta è divenuta soprattutto la storia a puntate delle vicende personali e sentimentali del personaggio, finendo per relegare sullo sfondo la componente noir.
Da questo punto di vista la dottoressa Viani, donna lavoratrice impegnata in un ambiente ricco di umanità come quello ospedaliero, e madre di famiglia immersa con piena consapevolezza e partecipazione nella quotidianità, senza la lente deformante del medico legale, è molto più persuasiva.
Ne “I ragazzi di Ponte Carrega’ l’intreccio giallo, accattivante, è lo spunto per una rivisitazione storico/nostalgica di un quartiere di Genova dalla povertà piena di speranze degli anni 50 sino alle inquietudini degli “anni di piombo” segnati dalla protesta sociale e dalle degenerazioni degli “opposti estremismi”.
Rino Casazza