È stato calcolato che il numero di vittime tra i giovanni britannici è di poco inferiore a quello della guerra in Afghanistan. Ma stavolta non si tratta di un conflitto: si chiama balconing, anche se in spagnolo la definizione è balconismo. È una via di mezzo tra uno sport estremo, reso doppiamente pericoloso dal fatto che i praticanti di solito sono completamente ubriachi, e un rito di iniziazione, in genere abbinato a una vacanza alle Baleari con un gruppo di coetanei. La località turistica maiorchina di Magalluf – forse a torto ma, se succede qualcosa di spiacevole sull’isola, è attribuito a Magalluf – ne è considerata la capitale. L’ospedale di Son Espasses, Palma di Maiorca, è ormai diventato il centro mondiale per il trattamento della vittime. Quando ci arrivano per tempo.
Il primo esempio di balconing cui ho assistito risale ai primi anni ’80; in realtà non era a Magalluf, bensì un chilometro più in là, nell’adiacente Palmanova, e non era da un balcone. In quel caso a tuffarsi dal terrazzo al primo piano di un albergo nella piscina sottostante non erano teenager britannici, bensì due trentenni olandesi. Ricordo ancora lo scricchiolio inquietante della tettoia di legno che copriva il bar, usata come trampolino. Non ci furono vittime, ma avrebbero potuto essercene, anche tra le persone sedute ai tavolini. La pratica in seguito si è – si fa per dire – perfezionata, con tuffi dalla piscina anche da piani alti. Ora: è solo in film come Una cascata di diamanti o Wolverine che precipitare da un balcone in una piscina garantisce la sopravvivenza del soggetto. Se l’acqua non è abbastanza profonda, se l’impatto non avviene all’angolo giusto… o se si manca la piscina di qualche metro, le conseguenze sono danni permanenti o la morte. E qui posso citare invece un episodio di Colombo in cui la vittima veniva indotta, appunto, a tuffarsi da un balcone.
Negli anni Ottanta, sempre a Palmanova, tra i giovani inglesi in vacanza cominciò a diffondersi anche un’altra pratica ad alto rischio: passare da un balcone all’altro aggrappati al parapetto, per andare a trovare gli amici nella stanza accanto. Passare dal corridoio non è abbastanza pericoloso. Dato il tasso alcolico degli individui, la probabilità di incidenti è molto elevata. Nell’estate del 2016 un ragazzo britannico è piovuto in piena notte sulla terrazza di El Ultimo Paraiso, bar-ristorante sulla spiaggia di Magalluf che uso spesso come ambientazione delle mie storie; ha avuto la fortuna di atterrare su un tendone che ha attutito la caduta; il guardiano notturno ha chiamato subito i soccorsi, il giovane è stato recuperato e portato a Son Espasses, e si è salvato. Non tutti sono così fortunati.
La pratica, con o senza tuffo in piscina, è ormai diffusa anche fuori dalle Baleari. Personalmente ho il sospetto che possa essere stata la causa della morte di un paio di studenti italiani in gita a Milano per l’Expo 2015. Ma, come ho scritto nel mio romanzo Black and Blue, il balconing può diventare la copertura (quasi) perfetta per un omicidio. Qualcosa di simile potrebbe essere accaduto alla ventenne genovese Martina Rossi, morta a Cala Mayor, Maiorca, la mattina del 3 agosto 2011, precipitando dal sesto piano dell’Hotel Santa Ana: il caso è stato inizialmente classificato dalle autorità spagnole come episodio di balconismo, ma in seguito è stato riaperto dalla magistratura italiana. La vittima stava forse tentando di fuggire da un’aggressione sessuale da parte di due giovani di Arezzo. I due sono attualmente a giudizio nella loro città, accusati di omicidio, tentato stupro e omissione di soccorso.
Andrea Carlo Cappi
Prossimamente in ebook da Algama Editore le avventure del detective di Magalluf: Black Zero e Black and Blue. Il romanzo Black and Blue è già disponibile in volume da Cordero Editore in libreria e su IBS. In arrivo, sempre da Cordero Editore, anche il nuovo romanzo Back to Black.