Il vecchio detto giornalistico insegna che un cane che morde un uomo non fa notizia, perché è una cosa che succede tutti i giorni; mentre un uomo che morde un cane fa notizia perché capita molto di rado. C’è un problema, però, per chi si occupa di economia. L’economia è il regno del quantitativo. Per quanti sforzi facciano i miei colleghi giornalisti per drammatizzare quello che succede e renderlo mediaticamente interessante, il numero degli uomini morsicati dai cani in un anno, come evento economico, ha più importanza dell’exploit una tantum di qualche eccentrico morsicatore di cani.
Ma è pur vero che a volte certi indicatori economici si muovono anche come risultato di singoli “entelechiani” (per usare l’espressione del mio odiato professore di Economia politica alla Bocconi, Carlo De Maria, chissà se qualcuno ancora sa chi era). Fatti improvvisi inediti imprevisti – e allora il cambio di una valuta precipita, o un ripresa si interrompe, eccetera. In certi campi, data l’alta autocorrelazione di certe variabili, l’evento devia durevolmente certe variabili. Un trend si arresta, ne comincia un altro.
Per due euro — un libro!
L’attesa per i risultati elettorali è un periodo molto particolare appunto perché la gente sa quanto possano incidere, anche solo per motivi psicologici, avvenimenti una tantum come questi. La settimana prossima la Francia vota per scegliere i due candidati a presidente della Repubblica che andranno al ballottaggio due settimane dopo. Previsione: grande successo del Front National al primo turno, elezione del centrista Macron al secondo. Macron è un europeista convinto. In autunno vota la Germania: la Merkel potrebbe uscirne indebolita, o addirittura sconfitta da Martin Schulz, in precedenza presidente del Parlamento europeo, altro europeista. In entrambi i Paesi centrali dell’Ue, insomma, potrebbe rafforzarsi la posizione a favore della costruzione europea.
Fra tutti gli elementi che significano qualcosa in campo economico, niente sarà più reattivo dell’euro a un’evoluzione del genere. “Moneta comune vuol dire politica comune” ha osservato Bernard-Henri Lévy: “Se negli anni che abbiamo davanti non ci sarà un significativo balzo in avanti, l’euro non sopravviverà. Crollerà”. Corollario: se invece il balzo si preannuncerà, chissà i fuochi artificiali sull’euro.
Ebbene sì. È proprio questo che prevede Société Générale. Fino a giugno l’euro starà a 1,07 dollari, poi salirà e per dicembre arriverà a 1,11. Andres Jaime, strategist di Barclays per i mercati valutari e i tassi d’interesse, dice che “l’euro è vicino a una svolta, tra l’inflazione che accelera e i dati economici più forti”. Nonostante le minacce ancora presenti, il corso della valuta potrebbe salire dopo “l’eccessiva influenza del rischio politico previsto per il 2017”.
Paolo Brera
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