Che succederà all’euro nel corso del 2017? “Moneta comune vuol dire politica comune” ha osservato Bernard-Henri Lévy: “Se negli anni che abbiamo davanti non ci sarà un significativo balzo in avanti, l’euro non sopravviverà. Crollerà”. Corollario: se invece si preannuncerà un balzo, chissà i fuochi artificiali…
Ma qui bisogna capirsi. Ciò che decide dei movimenti dell’euro è, in ultima analisi, l’insieme dei cosiddetti “fondamentali”: l’andamento del pil, dei prezzi, degli scambi. Tutto questo sta migliorando. I singoli eventi in sé significano poco: l’economia è il regno del quantitativo, del ripetitivo. Per quanti sforzi facciamo noi giornalisti economici per drammatizzare quello che succede e renderlo mediaticamente interessante, il numero degli uomini morsicati dai cani in un anno, come evento economico, ha più importanza dell’exploit una tantum di qualche eccentrico morsicatore di cani. Se non ci credete, chiedetelo ai produttori di siero antirabbico.
Ma è pur vero che a volte certi indicatori economici si muovono anche come risultato di singoli “entelechiani” (per usare l’espressione del mio esecrato professore di Economia politica alla Bocconi, Giovanni De Maria, chissà se qualcuno ancora sa chi era). Spuntano fatti improvvisi inediti imprevisti – e allora il cambio di una valuta precipita, o una ripresa si interrompe, eccetera. In certi campi, data l’alta autocorrelazione di certe variabili, l’evento devia alcuni valori in modo durevole. Un trend si arresta, ne comincia un altro.
E in questo momento c’è del nuovo. Gli analisti non sono più così cupi. Prendiamo Société Générale: fino a giugno, prevede, l’euro starà a 1,07 dollari, poi salirà e per dicembre arriverà a 1,11. Andres Jaime, strategist di Barclays per valute e tassi d’interesse, dice che “l’euro è vicino a una svolta, tra l’inflazione che accelera e i dati economici più forti”. Nonostante le minacce ancora presenti, i corsi potrebbero salire dopo “l’eccessiva influenza del rischio politico previsto per il 2017”.
Già, il rischio politico, la politica. Le elezioni. L’attesa per i risultati elettorali è un periodo molto particolare appunto perché la gente sa quanto possano incidere avvenimenti una tantum del genere. E di elezioni importanti, quest’anno ce ne saranno almeno due. La settimana prossima la Francia sceglie i due candidati a presidente della Repubblica che andranno al ballottaggio due settimane dopo. Previsione: grande successo del Front National al primo turno, elezione del centrista Macron al secondo. Macron è un europeista convinto. In autunno vota la Germania: la Merkel potrebbe uscirne indebolita, o addirittura sconfitta da Martin Schulz, ex presidente del Parlamento di Strasburgo, altro europeista. In entrambi i Paesi centrali dell’Ue, insomma, potrebbe rafforzarsi la posizione europea.
E l’euro? Come l’intendenza napoleonica, seguirà. Lo vedremo presto, se in Francia vincerà Macron.