Oltre ai racconti improvvisati dal vivo, di tanto in tanto mi è capitato di scriverne “al momento” anche qualcuno senza pubblico, su temi predeterminati oppure, come è il caso di questi due racconti concatenati, su incipit non miei. Naturalmente, non tutto quello che scrivo è improvvisato. Nella maggior parte dei casi, oltretutto, c’è prima di ogni altra cosa un lavoro immane di ricerca e documentazione, sia quando racconto storie spionistiche o indago sugli enigmi impossibili di Martin Mystère, sia anche quando faccio viaggiare Diabolik ed Eva Kant nella loro geografia immaginaria. A volte mi pongo pure sfide complicate, come per un romanzo di prossima pubblicazione in cui ho deciso di scrivere alcuni capitoli ambientati a bordo di un sommergibile.
Ma, anche quando non c’è un preciso riferimento alla realtà, occorre ugualmente un fondo di realismo: per esempio, nel nuovo romanzo che ho da poche settimane finito di scrivere a quattro mani con Ermione, ho dovuto trovare una spiegazione plausibile a una brillante idea fantascientifica che mi ha proposto lei (e pensare che una volta mi ha detto che la fantascienza non le piace.) Nondimeno, una certa componente di improvvisazione c’è sempre in quello che scrivo. Se sapessi tutto di quello che sto per raccontare, mi mancherebbe un elemento importante: la sorpresa, che deve valere per me prima ancora che per i lettori.
Andrea Carlo Cappi