Nell’autunno 2009 accadde un episodio che mi spazientì. Un famigerato critico letterario, probabilmente sotto l’effetto di qualche whisky di troppo, pubblicò su un sito molto seguito un post dedicato a vari autori di noir e dintorni, distribuendo commenti sarcastici e offensivi. A me toccava la definizione di “fallito”. Non so bene in base a quale ragionamento, salvo forse che – come buona parte degli operatori dei media – l’individuo non solo non mi aveva mai letto, ma neppure era al corrente delle vendite dei miei libri. In merito in particolare alle uscite in edicola, nemmeno io so quante siano le copie vendute. Ma so che sono tante e, se fossero misurate nelle classifiche dei bestseller, ci leggereste spesso il mio nome o il mio pseudonimo François Torrent.
Ora, in un ambito in cui la sopravvivenza dipende dal passaparola dei lettori, una stroncatura gratuita dell’intera opera di un narratore rappresenta un danno non solo professionale ma anche economico. Anche se ho incontrato taluni editori convinti che gli scrittori vivessero d’aria o fossero tutti ricchi di famiglia, io campo di ciò che scrivo, oltre che di ciò che traduco. Se per qualche ragione non vendo copie – che sia per una svista del distributore o per i capricci di un critico in fase etilica – nessuno mi pubblica più e io non pago le bollette. Ma, aldilà di questo, credo di avere una certa abilità nella scrittura di intrattenimento.
Per dimostrarlo, presi l’abitudine di pubblicare ogni settimana sulla mia pagina Facebook un mio racconto leggibile gratuitamente. Ne avevo una vasta riserva: le storie brevi apparse in antologie ormai fuori commercio, qualcuna scritta appositamente, ma soprattutto quelle improvvisate nell’ambito di serate letterarie in un gioco con il pubblico: la creazione di un “racconto dal vivo”, basato su un incipit proposto al momento da uno dei presenti e intervallato da altre frasi imposte dagli spettatori, di rado coerenti con quanto stavo narrando. La sfida consisteva nell’arrivare lo stesso e in pochi minuti a un racconto di senso compiuto.
L’appuntamento settimanale su Facebook con il mio racconto del venerdì durò circa quattro anni senza alcuna interruzione, per proseguire poi in maniera più sporadica. Ma, specie per quanto riguardava le storie scritte dal vivo, mancava un elemento fondamentale: quello della performance. Ecco perché quest’anno ho deciso di cominciare una nuova serie di video in cui leggo questi e altri racconti. Dato che in passato sono stato chiamato come lettore, anche di testi altrui, a eventi o programmi radiofonici, ho pensato di restituire la “voce” alle mie storie. Buon divertimento. (Foto dell’autore di Cinzia Volpe)
Andrea Carlo Cappi