L’inverno a Magalluf (Maiorca) è stato anche quest’anno uno scenario per pochi occhi fortunati. Un tempo Magalluf era una località turistica attiva dodici mesi all’anno. Ma dagli anni Novanta in poi la scelta da parte di molti alberghi e di varie compagnie che gestiscono bar e locali destinati ai giovani visitatori britannici di optare per il cosiddetto turismo de borrachera, ovvero “turismo da sbronza” a bassissimo costo, ha orientato sempre più l’offerta soprattutto ai mesi estivi.
A tutto questo nel 2009 si sono aggiunti altri due fattori: l’impatto della crisi globale e l’ultimo attentato della storia dell’ETA – l’organizzazione separatista basca – nella contigua località di Palma Nova, avvenuto in piena estate, che mise in fuga i turisti. Ne restarono vittime due giovani agenti della Guardia Civil, saltati in aria per una bomba sistemata sotto il loro veicolo di pattuglia. Se di lì a poco l’ETA avrebbe deposto le armi dopo mezzo secolo di attività, la crisi è durata a lungo. Un po’ per volta le presenze da ottobre a marzo si sono ridotte, salvo comitive di pensionati spagnoli (anche loro low cost).
Sicché gli alberghi di Magalluf – anche quelli destinati a un turismo di livello superiore a quello dei giovani inglesi sbronzi – hanno cominciato a chiudere d’inverno; e quindi anche bar e ristoranti, rimasti privi di clienti e non in grado di pagare il personale; e ormai anche la maggior parte dei negozi. Dalle soglie dell’autunno fino alla primavera, la Magalluf sfrenata che per buona parte dell’anno vive quasi ininterrottamente ventiquattr’ore su ventiquattro si trasforma in uno scenario desolato degno di un film di zombie… ma senza gli zombie, perché pure quelli si vedono solo d’estate. Per chi ne apprezza il panorama, tuttavia, le sorprese non mancano anche in questa stagione.