Ricominciamo dall’inizio.
Francesco Turatello, figlio naturale del boss della mala americana Frank Coppola (uno che s’intratteneva in discussioni d’affari con gente del calibro di Lucky Luciano e Mickey Cohen, per intenderci) ci mette poco a seguire le orme del padre e mentore. Vista la stazza imponente e il talento per la boxe non ha problemi a diventare un buon riscossore di debiti. Le pistole e il fiuto per gli affari lo rendono alla svelta il Re della malavita milanese.
Mette su un giro di bische, organizza e partecipa a rapine entrate nella leggenda e gestisce la prostituzione nel nord Italia. In città, negli anni settanta, non si muove foglia che Francesco, ora diventato “Francis” all’americana, non voglia.
In un locale, seduto ad un tavolo e circondato dai suoi sgherri, conosce una ballerina che di certo non può passare inosservata. Se ne innamora e Lia Zenari, in un attimo, diventa la donna del Boss. Gli dà un figlio che chiamano Eros e poi scoppia il casino.
Il nuovo arrivato in città, quel Vallanzasca così amato dai giornali e dalle donne, sgomita per ottenere il trono. Lia subisce il peso del suo ruolo e si fa uccidere in una fredda notte di primavera, in compagnia del suo nuovo spasimante.
Francis si circonda di uomini d’affari rampanti in cerca di fondi, di politici di primissimo piano e di personaggi dello spettacolo come Franco Califano che, per l’appunto, ottiene di avere sulla copertina del suo disco più famoso “Tutto il resto è noia” una foto assieme al piccolo Eros.
Nel ’77 Francis viene arrestato in pieno centro a Milano. I suoi affari passano di mano e parte una faida che lascerà sull’asfalto i suoi fedelissimi, tra cui Carlo Argento e Nino Malacarne.
Spicca solo Angelo Epaminonda detto il Tebano, una volta suo sottoposto e infine, grazie a favoritismi da parte della camorra, suo indegno erede.
Intanto in carcere i rivali Vallanzasca e Turatello seppelliscono l’ascia di guerra e preannunciano, con un matrimonio di facciata del bel Rene’ con Giliana Brusa che vede lo stesso Francis come testimone di nozze, una nuova rinascita della malavita. Una società al cinquanta e cinquanta, forse.
Non fanno in tempo. Turatello viene ammazzato in un carcere di Nuoro da uomini appartenenti alla camorra e Vallanzasca, nel 2015, si trova ancora dietro le sbarre in attesa.
IL LIBRO:
Ho conosciuto Eros Turatello, durante le riprese del film sulla vita di Renato. Lui faceva la comparsa e doveva aprire il baule dei suoi ricordi per il libro che stavamo scrivendo su Francis.
Mi stupì la sua pacatezza e la sua raffinata grossolanità. Un uomo di nemmeno quarant’anni, alto e massiccio ma con un’eleganza innata. Il giornalista Leonardo Coen, seduto accanto a me davanti all’editore Dalai, lo definì “scanzonato“.
All’epoca sorrisi sotto i baffi, lo ammetto.
Eros e sua moglie Cristina divennero amici.
Ora, a distanza di qualche anno, Francis torna argomento di discussione. Voglio capire, ho BISOGNO di capire, quanto possa pesare il fardello di un genitore così ferocemente ingombrante.
Francis Turatello
Parla Eros Turatello
Alex
: Prima di parlare di tuo padre affrontiamo una questione spinosa. Gira voce che un tempo, per lavoro, ti vestissi da donna. E’ una diceria infondata?
Eros: (ride). E’ una vecchia storia riguardante un tema che mia figlia doveva scrivere a scuola. Il titolo era “Descrivi il lavoro di tuo padre” e lei, che aveva visto alcune mie vecchie foto di quando facevo l’animatore turistico ed ero costretto ad inscenare siparietti divertenti, scrisse che per lavoro mi vestivo da donna. La maestra, preoccupata, chiamò subito a colloquio me e mia moglie e fu necessario spiegarle meglio la situazione. Del resto l’abitudine al travestimento è ereditata. Mio padre, una volta, tornò da un viaggio in America con un costume di scena come quelli usati da Elvis e si divertì ad imitarlo davanti a me e a mia nonna. Non gli somigliava per nulla.
Alex: Francis è morto che avevi nove anni. Non dev’essere stato facile crescere senza un padre.
Eros: In realtà persi anche mia madre, di cui non ho alcun ricordo, qualche anno prima. Ho sempre vissuto con mia nonna che ha cercato di proteggermi in ogni modo. Purtroppo sono in tanti, in troppi, quelli che si ritrovano a crescere senza una figura importante come quella paterna. La cosa incredibile è che, per quel che mi riguarda, in tanti potrebbero dire che non è sensato io possa aver sentito la mancanza di un padre del genere. Si sbagliano di grosso.
Alex: Tuo padre venne arrestato nel ’77. All’epoca avevi cinque anni. Troppo piccolo perché potessi capire chi era davvero quell’uomo che stimavi così tanto e perché non fosse più con te.
Eros: Infatti. A quell’età pensi sempre che le cose siano provvisorie, che tutto stia per cambiare in meglio. In realtà non sempre è così. Vivevo circondato da un ambiente criminale e non me ne rendevo conto. Per me gli uomini di mio padre erano amici di famiglia, le voci che giravano non mi toccavano affatto. Papà era il mio eroe. Punto e basta. Ci fu una vigilia di Natale in cui, durante il cenone, me ne andai in anticamera e telefonai alla polizia. “Sono Eros Turatello” dissi ad un perplesso agente “Potete far venire mio papà a casa per festeggiare il Natale con noi se vi promette di essere buono?”. Mia nonna mi trovò in quell’istante e mi levò la cornetta di mano. Non si arrabbiò. Capiva bene quanto mi mancasse mio padre. Lo capiva più di chiunque altro.
Alex: Ci sono alcune foto che ti ritraggono assieme ad un affascinante Carlo Argento e alla sua compagna. Ovviamente, seduto innocente davanti a quei giocattoli, non potevi immaginare che l’uomo che ti stava seduto accanto fosse uno dei più noti e temibili criminali di Milano.
Eros: Erano tutti molto gentili con me. Mi portavano regali e mi facevano giocare. Per fortuna ero troppo piccolo per capire chi fossero in realtà quelle persone e quale fosse il loro “mestiere”. Non seppi mai nulla neppure della faida con Vallanzasca. Mio padre volle che io fossi rinchiuso all’interno di una bolla di sapone senza che potessi sapere nulla delle sue attività, dei suoi soci e dei rischi che correva.
La banda Turatello al completo. Il piccolo Eros è sulle ginocchia del padre Francis.
Alex
: Eppure essere il figlio del più importante boss della malavita del nord avrà avuto qualche influenza su di te.
Eros: Influenza no, ma forse una sorta di sudditanza da parte di qualcuno nei miei confronti può anche esserci stata. Mi porto dietro un cognome ingombrante che rievoca ancora oggi episodi indimenticabili di cronaca nera della Milano degli anni ’70 ma, per quel che posso fare, cerco ancora di rimanere all’interno di quella bolla di sapone in cui mi ha messo mio padre. E, a mia volta, di tenervi mia moglie e soprattutto mia figlia.
Alex: Eppure alcune amicizie di tuo padre, oltre a quelle “dell’ambiente”, sono rimaste e rimarranno per sempre nella storia. Una tra tutte, quella con Franco Califano. Del resto non si può nascondere la tua faccia dalla copertina del suo album più noto e venduto.
Eros: Mio papà e Franco erano buoni amici, perché negarlo? Quella foto, che poi finì sulla copertina di Tutto il resto è noia, venne scattata un pomeriggio in cui lui ci venne a trovare ed io, saltandogli addosso per salutarlo, venni immortalato da uno scatto provvidenziale. E’ strano per me, oggi, rivedere quella copertina dopo tanti anni. Mi fa tornare bambino. Un po’ di anni fa mi capitò di assistere ad un concerto di Califano con un amico e pensai di andare a salutarlo in camerino alla fine dello spettacolo. Probabilmente era stanco, ma non mi parve particolarmente entusiasta di rivedermi.
Alex: E’ vero, non avete avuto molto tempo da condividere, ma che ricordi hai di tuo padre nella veste di genitore?
Eros: Era l’esatto contrario di quello che ci si può immaginare da un uomo della sua fama. Per quanto possa sembrare assurdo ha sempre cercato d’insegnarmi i valori reali della vita, di spiegarmi quale fosse la strada giusta da prendere e quale, viceversa, da evitare a tutti i costi. “Prendimi come esempio” mi disse una volta “E poi fai tutto il contrario.” Per quel poco che l’ho conosciuto non posso non ricordare un padre meraviglioso. Per quel che riguarda il suo lato “nero” non posso e non voglio fargli sconti. Nel libro di un paio d’anni fa che racconta la sua vita pretesi non ci fosse la santificazione del personaggio, ma un ritratto il più sincero possibile dell’uomo. Penso sia stato, alla fine, un buon lavoro.
IL LIBRO:
Alex
: A proposito di sconti, qualche anno fa la polizia venne a farti visita per metterti davanti ad una richiesta quantomeno insolita.
Eros: Ti riferisci alla richiesta di grazia di Andraous, vero? Allora…
Mi arrivò una telefonata alla mia agenzia viaggi da parte di un agente di polizia che mi ordinava di presentarmi in commissariato la mattina dopo di buon’ora. Passai una serata schifosa chiedendomi, assieme a mia moglie, cosa mai avessi potuto combinare di così grave. Poi la mattina dopo, seduto in un ufficio, mi venne messo davanti un foglio.
“Vincenzo Andraous, uno degli uomini accusato dell’omicidio di suo padre, ha fatto richiesta di grazia” mi dissero “Noi siamo tenuti a chiedere a tutti i parenti delle sue vittime un parere sull’eventuale accoglimento”. Rimasi incerto per qualche secondo e poi risposi:
“Sinceramente io non posso, con tutto il cuore, perdonare l’uomo che ha assassinato mio padre ma, d’altra parte, non spetta a me decidere chi è in grado di tornare a far parte della società e chi, invece, no. Una decisione del genere è giusto la prenda una persona competente, non io.”
Alex: Una risposta coraggiosa e sensata. Pentito?
Eros: Non mi pento mai di quello che faccio. Quasi mai, almeno…
Alex: Un’ultima domanda: se tu avessi la possibilità di avere una macchina del tempo e tornare a quel maledetto 1981 in cui tuo padre se ne andò per sempre. Che faresti?
Eros: La baratterei con l’ultimo modello della Camaro e ci farei il giro degli Stati Uniti per due mesi, assieme alla mia famiglia e ai miei amici. E’ quello che avrebbe voluto mio padre: fai tutto il contrario di quello che avrei fatto io (sorride).
Alex Rebatto
Eros Turatello (compare d’anello), Alex Rebatto e la sua bellissima sposa.