Da ventisette anni a Como accade qualcosa di straordinario che ogni anno continua a crescere e rivoluzionare due mondi: quello dell’arte contemporanea e quello della tessitura.
Succede tutto in un’ unica manifestazione artistica chiamata Miniartextil, di cui solo in pochi non sono a conoscenza.
A cominciare dal nome della mostra si riesce ad immaginare di cosa si parli.
Miniartextil è un concorso dove gli artisti si mettono in gioco mostrando la loro creatività che va al di sopra di regole ferree richieste dal bando per poter essere ammessi.
Le opere devono rigorosamente essere di cm 20x20x20, di filo o tessuto e senza piedistallo o agganci, ma non solo, ogni anno ci si confronta con un tema diverso. Nonostante la difficoltà e i limiti evidenti, ognuna delle singolari opere, selezionate tra le centinaia inviate ogni anno, lascia a bocca aperta.
Nella recente passata edizione, che si spera molti di voi abbiano avuto la fortuna di vedere, il tema è stato Tessere I sogni.
Entrando nell’improvvisata meravigliosa location (una chiesa sconsacrata) ci si trova davanti ad una gradissima installazione quadrata fatta di luce, alla quale ci si avvicina lentamente per scoprire che ogni raggio luminoso dá vita ad una piccolissima opera.
I materiali sono i più disparati, si passa dal ferro, al lino, alla canapa, alle fibre sintetiche, alla paglia, fino alla carta di giornale che diventa filo da tessere.
Le forme nascono dagli intrecci delle tessiture. Fare, tradizioni antiche e libertà dell’arte sono in un unica soluzione di continuità.
Per non parlare delle grandi installazioni degli artisti invitati.
Alzando lo sguardo, nel semibuio della suggestiva ex Chesa di San Francesco, che trova origini nel lontano 1200, ci rapiscono forme aliene che invadono e trasformano lo spazio e la nostra condizione emotiva.
Una catapulta ci ha lanciati dal micro al macro. Una membrana bianca, luminosa e cava si infila dall’altissimo soffitto tra le arcate e le colonne.
L’opera è Tape.
La forma è costituita da 25000 metri di scotch, e fin qui potrebbe anche essere. Ma la cosa straordinaria è che si tratta di tunnel sospesi, percorribili e semitrasparenti. Certo, solo da chi non è claustrofobico o soffre di vertigini.
Dopo questa avventura un po’ al limite della stabilità fisica, sul fondo un rosso magenta e blu cobalto luminosi ci fanno muovere rapiti da un esperienza estetica rara.
Un’installazione di luce e fili non ci permette di distinguere il tempo ed il luogo in cui ci troviamo. Siamo nel lontano oriente tra tappeti pregiati e decorazioni d’altri tempi, o nel nostro tempo fatto di costruzioni virtuali, di punti nello spazio, proiezioni e molteplici dimensioni?
Non è pensabile ora perdersi il prossimo imminente appuntamento di questa straordinaria manifestazione il cui titolo sarà Bordeline.
Ilaria Beretta