Michail Chigorin , assieme a Wilhelm Steinitz, e aggiungerei anche Siegbert Tarrash, “Herr doctor”, è un fondatore degli scacchi moderni.
Come ho raccontato in Sherlock Holmes, Auguste Dupin e il match del secolo , spartiacque tra la fase pionieristica del gioco e quella evoluta, che dura ancora oggi, è stata la finale del campionato del mondo, nel 1886, tra Wilhelm Steinitz, il primo giocatore professionista, e Johannes Zuketort, l’ultimo dei dilettanti.
Steinitz ha aperto la strada ad una sistematizzazione delle regole “universali” per la miglior conduzione di una partita, ponendo fine all’epoca della libera, e confusa, interpretazione del gioco.
Chigorin, oltre ad essere un divulgatore più brillante di Steinitz, e un personaggio affascinante, ha fornito contributi fondamentali, validi ancora oggi, allo studio e all’approfondimento delle aperture.
Lo scacchista originario di San Pietroburgo è altresì il primo giocatore russo di alto livello, precursore di una scuola che, a partire dal declino del grande Capablanca negli anni trenta, ha dominato incontrastata la scena mondiale sino all’avvento di Bobby Fisher negli anni settanta, ed ha continuato sino ai giorni nostri a sfornare eccezionali campioni, primo fra tutti Garry Kasparov, il “re” degli anni novanta, considerato da molti il più forte giocatore della storia.
A tal proposito v’è da sottolineare che Kasparov ha riconosciuto di ammirare il gioco spumeggiante e fantasioso di Chigorin, in questo assai simile, mutatis mutandis, al suo.
Chigorin, tuttavia, nonostante l’indubbio talento, e il valore anche estetico del suo stile di gioco, non è riuscito a raggiungere il vertice agonistico.
Tra lui e la conquista del titolo mondiale si frapposto un’ostacolo insuperabile: lo scorbutico, battagliero e solidissimo Steinitz.
Bisogna dire che Chigorin si arrese spesso alla forza di altri talentuosi giocatori suoi contemporanei, come il polacco Janowski, e soprattutto Emanuel Lasker, vera bestia nera per lui, e nei tornei più importanti, pur piazzandosi spesso tra i migliori, di rado conquistò la prima piazza.
Gli incontri mondiali tra Steinitz e Chigorin furono due, giocati entrambi nella capitale cubana. Nel primo, datato 1889, Steinitz prevalse chiaramente, totalizzando 10 vittorie contro 6, con una patta.
I due si ritrovarono di fronte nel 1992, e questa volta l’andamento della sfida fu molto più equilibrato, con un finale clamoroso che ancora oggi si ricorda.
Nella 23^ partita Steinitz conduceva di un punto, ma Chigorin era in netto vantaggio, potendo così pareggiare il punteggio e giocarsi la vittoria nelle restanti partite.
Tra lo stupore di tutti i commentatori ed appassionati, il campione russo si dimenticò che il suo alfiere camposcuro non poteva abbandonare la diagonale che stava controllando perché, altrimenti, l’avversario avrebbe potuto infliggere un matto in due mosse elementare per qualsiasi mediocre giocatore.
Chigorin fu tradito, evidentemente, dalla tensione nervosa. E qui torna in mente quanto scrisse un altro grande “numero 2” della storia scacchistica, lo statunitense Frank Marshall, circa il nervosismo dl campione di Pietroburgo, capace, sotto stress, di smaniare e battere freneticamente i piedi sotto il tavolo.
L’ inusitato, madornale errore pose fine al match.
La fragilità psicologica di Chigorin nei confronti decisivi è dimostrata, a rovescio, dalla sua chiara vittoria su Steinitz per due a zero, nel 1890, in un match di esibizione tenuosi, tuttavia, non a caso, per telegrafo.
Rino Casazza
LA LOGICA DEL BURATTINAIO E TUTTI I LIBRI DI RINO CASAZZA:
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