Cosa? Il sopracciglio destro? Si vede molto? E se provassimo a sfumare con un… eh? No, no, non importa per quello. Dite al ragazzo di sotto di portare su una bottiglia di rosso. Qualsiasi cosa va bene. A! A! Si sente bene? Uno due tre. Ok. Ditemi voi quando comincia questa cosa. Ma queste bandiere sono proprio necessarie? Si, queste cose qui dietro dico, il tricolore e quest’altra blu con le stelle. Non possiamo almeno spostarle per… Ah, non possiamo. Ok. Dieci secondi? Cazzo. Corri ragazzo. Lascia stare il calice e versa qui, poi sparisci alla svelta. Segna su qualche conto a caso. Uff… quattro… tre… La mia penna? Ragazzi, avete visto che fine…
Eeeee cari italiani del 2016, ben ritrovati.
Siamo di nuovo qui, per il consueto discorso di fine anno a reti unificate, e voi continuate a guardarmi con quelle stesse apatiche facce. Il vostro sguardo si piega sul cotechino che riposa nel piatto, circondato dalle lenticchie d’importazione, e annuite senza neppure immaginare ciò che sto per dire.
Non che ve ne freghi nulla, lo so bene. Come sempre.
Perché come sempre vi siete fatti fregare da noi seduti qua dietro, tra un paio di bandiere che non rappresentano più nulla, e che vi raccontiamo sempre la stessa storia. Che ve la diamo sempre a bere, insomma.
È stato un 2016 entusiasmante. Il referendum sulle trivelle, poi quello sulla riforma costituzionale. Poi le lezioni americane e le incalcolabili morti celebri.
E voi sempre lì…
A gennaio piangevate per la disoccupazione, poi è morto un cantante, poi le discussioni sulle trivelle, poi è morto un cantante, poi le elezioni americane, poi è morto un attore, poi un po’ di gossip che non basta mai, poi il referendum sulla costituzione, poi sono morti un cantante e un attore, poi è caduto il governo, ne abbiamo rimesso su uno tale e quale e poi, grazie a Dio, è morto George Michael.
Ora siamo alla fine di dicembre e la disoccupazione è l’ultimo dei vostri pensieri.
Capito che dritti?
Beh, che vi posso dire di nuovo, vediamo. Mi hanno aumentato lo stipendio. O meglio, mi sono aumentato lo stipendio. La cosa vi disturba? Tranquilli, ho sentito che Villaggio non sta così tanto bene.
La realtà è che ancora, per l’ennesima volta, vi alzate la mattina all’alba e v’infilate in mezzo al traffico, gente che suona, sirene delle ambulanze, incidenti, poi vi ritrovate in un ufficio dove venite schiavizzati per due soldi senza poter contare su alcun diritto o sindacato.
Siete condannati ad una vita anonima accorgendovi che, attorno a voi, gli unici a farcela saranno solo i figli di, gli amici di, gli amici degli amici di.
E voi li, fermi. Pavidi e sconfitti. Una busta a fine e mese, un panettone da due soldi a Natale e La Repubblica, il Giornale, la Gazzetta. Un gratta e vinci per illudervi e di nuovo nel traffico, tra incidenti e sirene.
E il mercoledì la champions e la domenica Fazio, per fingervi intelligenti. E quello scrittore, sponsorizzato a caro prezzo dalla casa editrice dove lavora l’amico di, il parente di, l’amico dell’amico di Fazio. E il lunedì in libreria a comparvi il best seller di turno, sempre perché siete così intelligenti.
Siete così intelligenti che avete subito la propaganda su Facebook. Avete messo due like e poi vi siete indignati per l’inquinamento dei mari. Vi siete addormentati con la Divina commedia e avete dato a Benigni del venduto.
Tutto perché era troppo impegnativo informarsi meglio. E questo lo capisco. Non è compito vostro decidere, in fondo. La democrazia e’ un’utopia, come il comunismo. Peccato che si finga di potervi dare ancora un valore sincero e non solo simbolico.
Ci sono state le elezioni per eleggere i vari sindaci. È stato meraviglioso. A Roma vi abbiamo quasi obbligato a votare i 5 stelle, escludendo dalla corsa qualsiasi reale alternativa, puntando sulla loro inesperienza e ridimensionandone l’importanza. Missione compiuta, direi.
A Roma avete votato quello che NOI volevamo votaste.
Chiamatelo fascismo. Chiamatela dittatura intellettuale. Chiamatela Italia.
Poi il colpo di genio sulla faccenda della costituzione. Sfido chiunque ad aver davvero compreso ogni singolo punto del referendum,, ogni postilla sostituita o modificata, ogni virtuosismo da noi così ben congegnato. Persino i costituzionalisti sono andati in tilt. Chi diceva si, chi no. Figuriamoci il semianalfabeta del paesino sperduto in alta montagna con quale criterio può aver votato.
E la cosa spassosa e’ che il suo voto e valso UNO, esattamente come quello del costituzionalista di fama. Gran cosa la democrazia!
Però diciamocelo chiaro: per la scomparsa di Bud Spencer ho pianto persino io. Ci sono cresciuto con quell’uomo, come tanti di voi. Mi ha fatto credere che a volte bastava uno sganassone il bene trionfava sul male. E poi tutti amici come prima.
Una birra e una salsiccia.
Insomma, un altro brandello di paese che non esiste e’ scomparso definitivamente dal nostro immaginario. Ora che ci resta?
Gentiloni.
Un Renzi e un Gentiloni. Un Renzi e un Gentiloni. Il primo che scoppia paga il conto e perde il paese.
Beh, insomma. Qui si fa tardi. Amadeus mi sta già pressando per fare il countdown anche se mancano venti minuti. Ho poco tempo.
Non mi resta che augurarvi un buon 2017 e suggerirvi di non perdere mai la speranza, nemmeno di fronte alle difficoltà. Neppure se vedrete dall’altra parte dell’oceano un paese che torna indietro di cento anni. Neppure se chi vi rappresenta fingerà di credere in voi. Neppure se la terra sotto i vostri piedi trema, si sgretola e crolla come le fondamenta di un paese allo sfascio.
Voi non disperate mai.
Mai!
Ricordate sempre che, finché la macchina parte, ci sarà sempre qualcuno a cui poter dare un passaggio.
E in due la strada sarà meno difficile da affrontare. E forse si troverà un terzo passeggero.
E poi un quarto.
E un quinto.
Buon viaggio, compagni e autostoppisti.
Il Presidente
2084 di Alex Rebatto per ALGAMA EDITORE