Per convenzione fra gli economisti, due trimestri in cui il pil mostra una variazione positiva definiscono la fine di un periodo di recessione. Secondo gli ultimi dati di Eurostat, dunque, possiamo salutare l’uscita dalla recessione della Grecia: l’eterno malatino d’Europa sembra infine avviato a rimettersi
Certo, i tassi di crescita degli ultimi due trimestri restano sempre da prefisso telefonico, 0,5 e 0,2%, e per l’insieme dell’anno la Commissione europea prevede ancora un -0,3%. Ma il vento è girato, e il governo Tsípras conta per il 2017 su un tasso del 2,7%.
Anche altri indicatori sono migliorati. Nei primi dieci mesi dell’anno, la Grecia ha registrato un avanzo pubblico primario di 6,49 miliardi di euro, 5,2 miliardi oltre l’obiettivo. L’avanzo primario è un indicatore convenzionale, perché esclude gli interessi sul debito; ma in qualche modo ci dice che se ora l’economia greca partisse da zero, potrebbe farcela.
Il problema si sposta, ovviamente, sul debito. Il Fmi, uno dei membri della Trojka, non vuole dare altri aiuti se prima non viene condonata una parte del debito. Il governo esibisce le ultime cifre come medaglie d’onore per ottenere che i soldi promessi con l’ultimo piano di salvataggio — 86 miliardi, dopo i 147 e i 169 dei primi due piani – siano a questo punto interamente versati. In questo modo il governo potrebbe andare di fronte all’elettorato e far vedere che i sacrifici imposti alla popolazione hanno avuto una contropartita.
La realtà della crisi greca è poco clemente con i partiti al governo. Il governo in carica nel 2008, del partito Néa Dhimokratía, aveva falsificato seriamente i conti e aveva accumulato un debito pubblico insostenibile. Dal 2009 l’economia ha perso un quarto della produzione e ha bruciato uno dopo l’altro i governi — fino all’attuale, espresso da Síriza, una coalizione di sinistra. Oggi il governo di Aléxis Tsípras gode dell’approvazione del 18% della popolazione (contro il 40% di Néa Dhimokratía). Síriza ha chiesto alla Trojka condizioni migliori, ma ha fallito: ha dovuto fare m arcia indietro e ne paga ora le conseguenze in termini di popolarità.
Il primo salvataggio ha salvato in realtà le banche creditrici, sopra tutto tedesche e francesi, ma ha caricato il sostegno finanziario alla Grecia sulle spalle degli Stati membri dell’Ue, della Banca centrale europea e del Fmi. Il cammino è ancora lungo, la Grecia avrà bisogno di ulteriori aiuti e sarà bene darglieli. Ma bisogna anche prevedere un alleviamento della tremenda austerità che è già costata così tanto al popolo greco. La Grecia è Europa, e per parafrasare Terenzio, europaeus sum, nihil europaeum a me alienum puto: nulla di europeo ci deve essere estraneo.
Paolo Brera
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