Nel nostro romanzo La logica del Burattinaio non parliamo soltanto della vicenda di William Vizzardelli, il Mostro di Sarzana, ma facciamo un excursus nella La Spezia del periodo repubblichino.
Ricordiamo che la città ligure, ospitando nel porto militare la famosa Decima Mas, anch’essa rievocata nel romanzo, era una sede importante della Repubblica Sociale Italiana.
E’ stato perciò inevitabile occuparci di una vicenda sportiva avvenuta in quel periodo, straordinaria anche se poco conosciuta: la partecipazione della squadra dei Vigili del Fuoco di La Spezia al Campionato di calcio Alta Italia del 43/44.
Non solo partecipazione: la compagine spezzina quel campionato addirittura lo vinse, prevalendo nientemeno che sul Grande Torino di Valentino Mazzola!
Di questa storica impresa, da appassionati calciofili, abbiamo fatto un cardine per lo scioglimento di tutta la vicenda de La logica del Burattinaio, anche se per ovvie ragioni non possiamo dire di più…
Sull’argomento dello “scudetto non scudetto” dei Vigili del Fuoco di La Spezia ( ché la qualificazione ufficiale del trofeo ha dato vita a una lunga diatriba) siamo già intervenuti su Fronte del Blog (vedi qui).
Il nostro articolo non è sfuggito a Piero Lorenzelli, vivace e pimpante Delegato per la Liguria dell’ Unione Nazionale Veterani dello Sport.
Lorenzelli è degno “figlio d’arte”: suo padre, grande esperto di pratica sportiva e poliedrico allenatore della metà del secolo scorso, è stato una delle figure eminenti dello sport locale.
Piero, di cui siamo diventati amici, ci ha piacevolmente edotto, in lunghe chiacchierate, sui dettagli del Campionato Alta Italia 43-44, che sta attivamente contribuendo a far conoscere.
Ci è così venuto naturale intervistarlo, sottraendolo per un po’ alle sue innumerevoli attività di sempreverde innamorato dello sport agonistico.
Rino:”Come mai nella Divisione Alta Italia del 43/44 lo Spezia Calcio si presentò come Squadra dei VVFF della Spezia?”
Piero:”Il motivo fondamentale è che dei giovani e robusti atleti correvano il rischio, in quei tempi, e cioè dopo l’8 Settembre ’43, a campionati di calcio interrotti, di essere arruolati: o accettavi di combattere, al fronte, a fianco dei tedeschi nella RSI, o dovevi darti alla macchia ed ingrossare le fila dei partigiani. Qui a La Spezia, per i calciatori della squadra locale, all’epoca militante n serie B, la soluzione la trovò il Comandante dei VVF, Ing. Gandino, che costituì la squadra di calcio dei VVF della Spezia, (visto che la FIGC, per ragioni di propaganda del regime, aveva stabilito di riprendere il Campionato), “arruolando” parecchi calciatori locali, che avevano militato fino allora nello Spezia o nella squadra dei “Municipali”. Entrando così a far parte del Corpo dei Vigili del Fuoco, che svolgeva una funzione essenziale di pubblica utilità, in sostegno alla popolazione civile colpita dagli effetti della guerra (bombardamenti e distruzioni), a nessuno sarebbe venuto in mente di reclutarli per spedirli al fronte. Si aggiunga che erano anche stipendiati dal Corpo, potendo così contare su una certa tranquillità economica, e rimanere vicini alle famiglie. Maggiori informazioni le trovate qui.”
Daniele: “Quali erano le caratteristiche tecniche di quella squadra, e chi erano i suoi giocatori più rappresentativi?”
Piero: “Lo Spezia fu la rivelazione di quel campionato. Se dovessi trovare un paragone, penserei al Leicester dell’ultimo campionato inglese. L’ossatura era costituita da atleti sicuramente promettenti o di esperienza che, avendo militato fino ad allora in serie inferiori (il Campionato Alta Italia del ‘43 era aperto a squadre di tutte le divisioni) , non avevano avuto modo di confrontarsi col massimo palcoscenico calcistico. Oltre ai giocatori dello Spezia, reduce, come si diceva, dal Campionato di serie B, furono arruolati validissimi ed esperti calciatori di Serie A, come il roccioso difensore genovese Bruno Gramaglia, proveniente dal Napoli, i viareggini Vinicio Viani II , attaccante , e Giovanni Tavoletti, portiere, Le “punte di diamante” erano gli attaccanti Silvio Angelini e Renato Tori, due giocatori toscani distintisi nel campionato di serie A dell’anno precedente, con le casacche del Livorno, classificatosi al secondo posto, distanziato di un solo punto, a conclusione di un tiratissimo campionato dietro il Torino. Molti dei punti di forza dello Spezia hanno poi avuto una grande carriera, primo fra tutti Eusebio Castigliano, colonna del Grande Torino vittima della tragedia di Superga, mitico mediano dello Spezia del ’42-‘43, che annoverava in formazione i cosiddetti “5 C”, e cioè : Coltella, Carapellese, Costanzo, Castigliano e Costa.
Era una squadra solida, guidata da un grande allenatore: Ottavio Barbieri, genovese e genoano, giocatore della nazionale, purtroppo perito a 50 anni. Barbieri diede alla squadra dei VVF un’impronta, un modulo, un gioco corale, utilizzando il “libero” , ruolo dello schieramento difensivo allora d’avanguardia. La compagine allenata da Barbieri stava in campo con grande equilibrio e, quando incontrava squadroni sulla carta più forti (particolarmente il Torino, di per sé già molto forte, che quell’anno annoverava tra le sue fila addirittura Silvio Piola!) si difendeva efficacemente e ripartiva in contropiede. Il modulo adottato era quello, in voga ai tempi, del WM, tuttavia, come si diceva, riveduto e corretto nel ruolo dei terzini, uno chiamato a coprire sia la fase difensiva che quella offensiva ( il “tornante”) ed uno senza compiti di marcatura, primo abbozzo del cosiddetto “libero”, la novità che avrebbe rivoluzionato il calcio nel dopoguerra.
E’ un peccato che, alla ripresa dell’attività, dopo l’anno di sospensione per la guerra, lo Spezia non abbia potuto iscriversi al campionato di Serie A, nonostante fosse Campione in carica. Così non abbiamo mai saputo se nel ‘44 fosse stato protagonista di un exploit quasi irripetibile, o potesse esprimersi durevolmente ad alti livelli.”
Rino:”Disputare quel Campionato, visti i tempi, fu certamente un’avventura, specie nelle partite in trasferta. Puoi ricordare qualche episodio significativo?”
Piero:”Episodi significativi ce ne sono tantissimi, anche perché la squadra, a causa dell’inagibilità dello storico stadio spezzino, il Picco, per danni bellici alla gradinata, dovette giocare praticamente tutte le partite casalinghe in trasferta, prima in Liguria e successivamente in Emilia, nello stadio di Carpi! (visto che la squadra era inserita nel “girone D dell’Emilia). E a quei tempi per i trasferimenti si doveva ricorrere a quel che passava il convento. Nella fattispecie un camion di fortuna, un’autobotte modificata, scoperta, dove i giocatori e lo staff dovevano stiparsi, seduti su delle rimediate panche in legno, viaggiando su strade dissestate, per le tortuose salite dell’Appennino… Più di una volta il camion incontrò posti di blocco, e riuscì a passarli non per buona disposizione dei militari verso protagonisti dello sport nazionale, ma per i (provvidenziali) tesserini di Vigili del Fuoco che i giocatori potevano esibire.”
Daniele: “La squadra spezzina non era certamente la favorita. Come seguirono i tifosi e, visti i risultati, la cittadinanza quell’impresa?”
Piero:”L’interesse della cittadinanza fu alto, e crebbe con l’andamento entusiasmante della competizione. Tuttavia, per l’assenza di informazioni sull’esito delle partite, si doveva attendere il ritorno della squadra. Spesso avveniva in piena notte, come in occasione della vittoria in finale sul Torino, i cui festeggiamenti in città poterono scatenarsi solo in tempi successivi all’incontro.”
Rino e Daniele:”Nel nostro romanzo La logica del Burattinaio, immaginiamo che alla partita decisiva con il Grande Torino, quella che assicurò allo Spezia il prestigioso trofeo, svoltasi all’Arena di Milano, partecipasse una nutrita rappresentanza di tifosi spezzini, nonostante le cronache parlino di spalti vuoti per ragioni di sicurezza. Ci abbiamo azzeccato?”
Piero:”Una trasferta massiccia e organizzata di supporters locali non era, ovviamente, pensabile, dati i tempi. Non è escluso che qualche gruppo sporadico vi si sia recato. So che a voi interessa sapere se tra questi fans avventurosi possa esserci stato qualche militare della Decima Mas, come ipotizzate nel vostro romanzo, e la risposta è sì, è possibile, anche se non documentabile. Uno spezzino, storico tifoso dello Spezia era sicuramente presente, trattasi del mitico PIilade (quello che negli ultimi anni, del dopoguerra utilizzava una campana manovrata a mano, per incitare gli “aquilotti”). Confermo invece che le tribune erano pressochè deserte, per paura di un rastrellamento. Qualche giorno prima, nel corso di una partita, c’è n’era stato uno. La più completa ricostruzione degli avvenimenti si trova qui.”
Rino Casazza & Daniele Cambiaso
LA LOGICA DEL BURATTINAIO E TUTTI I LIBRI DI RINO CASAZZA:
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