Ecco presentato in azione il parroco Don Patrizio Bruni che, nella cattolica Italia e non nell’anglicana Inghilterra e con una personalità diversa , ma con la stessa capacità di penetrare nel segreto del cuore umano, si trova ripercorrere le orme del prete detective per eccellenza, Padre Brown.
GLI ENIGMI DI DON PATRIZIO, IL PADRE BROWN ITALIANO -VAI ALLA PAGINA
Da “A Carnevale ogni scherzo vale”, prima avventura di Don Patrizio Bruni.
“Mentre la pioggia picchiettava insistente sull’ombrello, Don Patrizio diede un’occhiata all’orologio, e constatò con fastidio che l’ora dell’appuntamento era passata da più di dieci minuti. Non era un bell’inizio per uno che bruciava dalla voglia di rivedere i vecchi amici…
Prima che incominciasse ad irritarsi sul serio per il ritardo, Don Patrizio fu scosso da un deciso colpo di clacson alle sue spalle. Si volse ed i suoi occhi poterono ammirare una imponente Mercedes che aveva appena accostato al marciapiede.
Dietro il vetro spazzato con vigore dal tergicristallo intravedeva il conducente, un carabiniere sui quarantacinque in alta uniforme, fargli cenno di salire con un gran sorriso. Accanto al milite era seduto un uomo corpulento pressappoco della stessa età, goffamente stretto nell’inconfondibile tuta di Superman.
Ribaudo e Notari!, esclamò Don Patrizio fra sé e sé. Mio Dio come sono ridicoli! Non sembrano granché cambiati, però…
Aprì la portiera, ripiegò alla svelta l’ombrello e s’accomodò sul sedile posteriore.
Notari, raggiante, si voltò a guardarlo. – Patrizio! Quanto tempo, perbacco! Che piacere rivederti! Ma dove hai preso il costume? Lo sai che è stupendo? – aggiunse, mentre Ribaudo ripartiva strizzandogli l’occhio nello specchietto retrovisore -Sembri un prete vero!
– Anche il tuo costume è molto originale – contraccambiò don Patrizio, dando all’amico una cameratesca pacca sulla spalla: – Ti trovo bene, sai?”
GLI ENIGMI DI DON PATRIZIO SU GQ – GUARDA
Da “Il delitto della cabina chiusa”, seconda avventura di Don Patrizio Bruni.
“Don Patrizio era seduto nel sedile dietro il guidatore. Accanto a lui, dalla parte del finestrino, stava un’incantevole ragazzina dagli occhi verdi, di nome Angelica.
La bambina, che aveva dieci anni ma per maturità e per fisico ne dimostrava qualcuno di più, era immersa nella lettura di un libro.
Sul sedile parallelo, erano sistemati la ventiquattrenne Dora e il venticinquenne Marco, entrambi studenti di filosofia. I due formavano una coppia affiatata, per la quale era facile prevedere un matrimonio felice.
Don Patrizio aveva una gran voglia di parlare con loro del problema sentimentale che rischiava di condizionare la vacanza, ma la presenza di Angelica, così seria e compita, lo metteva in soggezione.
Alla fine la bimba sembrò assopirsi, e Don Patrizio ne approfittò per attaccare discorso con i due aiutanti.
Dora era indignata contro Marina, deplorandone la brutalità con cui, di punto in bianco, Carlo era stato scaricato. Sosteneva di aver cercato a più riprese di consolare l’amico, ma questi l’aveva presa così male da render vano ogni suo sforzo.
Mentre la ragazza mostrava molta passione per l’argomento, Marco, di solito altrettanto loquace, se ne rimaneva sulle sue, intervenendo solo di quando in quando per confermare le opinioni della fidanzata.
Questo loro diverso atteggiamento sarebbe rimasto un mistero per Don Patrizio se, all’ennesimo giudizio tagliente di Dora, una aggraziata vocetta alle sue spalle non avesse argutamente commentato: – Ma perché sei ancora così in collera, Dora? T’è andata bene, no? Marina ha scelto Venanzio, non Marco…
Era la serafica Angelica, riemersa dal pisolino.
Don Patrizio intuì, dall’imbarazzante discussione tra i due fidanzati, che in effetti Dora negli ultimi tempi era un po’ gelosa di Marina, anche se Marco protestava un’assoluta innocenza.
Quanto ad Angelica aveva così ben colto nel segno che nessuno se la sentì di rimproverarla per la sua impertinenza. Tanto più che, gettato il sasso, aveva avuto l’accortezza di nascondere la mano chiudendo di nuovo gli occhi.”
Da “Non desiderare la gonna d’altri”, terza avventura di Don Patrizio Bruni.
“Don Patrizio raggiunse Angelica e: – Cosa c’è? – le chiese, con un tono di voce un po’ troppo alto per quel luogo di sacro raccoglimento.
– È strano – rispose la ragazzina. – Ha presente la panca che sta accanto alla parete di fianco all’entrata della sacrestia? C’è seduta una donna impellicciata…
– Beh, e allora?
Don Patrizio conosceva perfettamente quell’angolo della cattedrale. Sulla parete campeggiava un bassorilievo assai brutto, e forse proprio per questo il luogo era sempre in ombra. Si era chiesto spesso perché ci lasciassero la panca: era costantemente vuota. Ma il fatto che quella sera invece qualcuno avesse deciso di sedervisi, di per sé non giustificava l’aria corrucciata di Angelica.
– È seduta all’incontrario- spiegò Angelica.
– Eh?
– Sì, voglio dire che sta con la faccia rivolta verso la parete.
Immediatamente, don Patrizio si figurò la scena: una donna impellicciata improbabilmente seduta di spalle rispetto a chi si avviava in sacrestia, col viso appiccicato, visto lo spazio esiguo tra la panca e la parete, al poco attraente bassorilievo.
O si trattava di qualche esperta d’arte che, ingannata dalla penombra, aveva avuto la pessima idea di visionare da vicino l’opera dello scultore, o la cosa era molto, ma molto strana…
Visti i propri imbarazzanti precedenti di detective estemporaneo, malsopportati dal Vescovo, Don Patrizio aveva ben chiare le precauzioni da prendere per non cadere in tentazione: astenersi rigorosamente da un sopralluogo presso la panca del bassorilievo, avvertendo qualcun altro perché vi si recasse, e allontanarsi il più possibile dai paraggi insieme ad Angelica. Occhio non vede, cuore non duole.
Invece, si era precipitato a controllare, e gli era bastato un rapido esame per capire che la signora impellicciata non era più di questo mondo.
A farla transitare a miglior vita aveva provveduto una pallottola che le era stata sparata in pieno petto.”
Rino Casazza
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