Il cinema non professionista è una realtà sorprendente.
Pur tra mille limiti, riesce a confezionare prodotti pregevoli .
A supplire alle carenze endemiche, soprattutto quella finanziaria, è, non ci sono dubbi, la passione e l’amore per il cinema.
Che, pur nell’epoca dei colossal a budget miliardario, rimane un’arte in cui conta la capacità di narrare storie e tramettere emozioni attraverso le immagini.
Il campo d’elezione del cinema non professionista è il cortometraggio, genere negletto dal grande pubblico ma che, invece, ha una bellezza intrinseca, tanto da farne un capitolo a sé.
Richiamare la nota distinzione letteraria tra racconto e romanzo non basta a inquadrare la diversità tra lungo e cortometraggio cinematografico. Si tratta di forme espressive non assimilabili: la sintesi e l’economia di mezzi richiesti dal “corto” ne fanno un modo di trattare l’immagine secondo chiavi e finalità autonome e originali.
Dunque, lunga vita e un futuro radioso al “corto”.
Ma che dire quanto ci si trova di fronte all’impresa titanica e all’apparenza impossibile di un lungometraggio non professionista?
La reazione istintiva sarebbe di considerarlo un segno di presunzione destinato al fallimento.
“Logica follia” il lungometraggio opera di un conosciuto e apprezzato “cineasta a tempo perso ben investito” ( spero che la definizione piaccia…) , Massimiliano Alborghetti, già autore ,di notevolissimi “corti” è, invece, una scommessa vinta.
S’intuisce che la lavorazione ha richiesto tempi molto lunghi e infinita pazienza, ma il regista credeva a tal punto, giustamente, nella storia, un thriller a scatole cinesi di accattivante suspense, da trovare la costanza e l’energia per arrivare sino in fondo.
Alborghetti, lo dice il suo lungo curriculum, sa come si maneggia la macchina da presa, e come si costruisce un film attraverso l’uso accorto e inventivo del montaggio e della colonna sonora, due punti forti di “Logica follia”, ma soprattutto dimostra di riuscire a superare l’ostacolo principale di un cortometraggio non professionistico, ovvero la mancanza di attori di professione, dotati del mestiere indispensabile per reggere l’interpretazione di un personaggio per tempi che vanno oltre l’ora.
Lo stratagemma adottato da Alborghetti è semplice ed efficace: partendo da un soggetto ad hoc, ha costruito una sceneggiatura “corale”, dove compaiono molti personaggi ma nessun vero protagonista. Così gli interpreti possono dare il massimo in parti limitate.
C’era il rischio della dispersività, ma “Logica follia” ha una struttura narrativa solida, funzionale a un mosso collage di volti e vicende intrecciate.
Dopo essersi fatto guardare con interesse e piacere nel suo procedere che giustappone e mescola molti diversi punti di vista, il film riesce anche a sorprendere con un finale che reinventa originalmente uno dei più classici schemi espositivi del grande cinema.
GUARDA IL FILM “LOGICA FOLLIA”:
Rino Casazza
L’altra faccia della luna, il thriller di Marcello Ghiringhelli, per Kindle – GUARDA
LA LOGICA DEL BURATTINAIO E TUTTI I LIBRI DI RINO CASAZZA:
La logica del Burattinaio, nella mente del serial killerBergamo sottosopra. Un’avventura di Auguste Dupin e Giuseppe GiacosaIl Fantasma all’OperaBartTutto in venti ore