Alla deriva con in pancia trilioni di dollari di derivati, la banca tedesca per antonomasia rischia di affondarci tutti
Il rischio economico più grosso del momento attuale? Non è la Brexit, che purtroppo è una certezza. È Deutsche Bank, la più grande banca tedesca, un delinquente recidivo che ha preso rischi megagalattici, combinato vere porcherie e messo nei guai l’intero universo. Nessun regolatore è riuscito a imbrigliare Deutsche Bank prima che facesse i suoi malestri: erano difficili da vedere, anche a vederli volte non era chiaro che erano malestri, e spesso non erano neanche vietati dalla legge. Risultato: Deutsche è oggi un rischio sistemico con i controfiocchi.
Dallo scoppio della crisi dei subprime e poi di quella del debito sovrano, le banche europee hanno attraversato un periodo molto tempestoso. Non tutte per gli stessi motivi. Quelle irlandesi, spagnole e portoghesi hanno troppo amato, come si diceva nell’Ottocento: due cuori e una capanna, per loro, sono stati zero cervello e molti prestiti immobiliari. Quando la bolla immobiliare è scoppiata, gli immobili, lo dice la parola stessa, sono rimasti, la clientela è scomparsa, e i crediti da pazze gioie sono diventati meste sofferenze. In Italia, Grecia e Cipro ci sono stati troppi prestiti alla leggera e troppi acquisti di titoli pubblici. Ma la Francia, la Germania e il Nordeuropa hanno a loro volta i propri bravi problemi bancari, solo che sono in qualche modo occultati. Le grandi banche nordiche, d’alto ingegno perché d’alto lignaggio, hanno fatto acquisti a crepapelle di strumenti finanziari ad alto rischio. Che in teoria sono beni mobili, ma di fatto sono ancora lì impiantati nelle viscere dei bilanci bancari in attesa di una qualche Dolce Euchessina che li possa rimuovere.
Negli anni dei bassi tassi d’interesse, che permettono ai bigghissimi di finanziare anche ciò che in fogna scorre, l’appetito delle banche per il rischio (che se tu sei abbastanza sistemico sono gli altri a sostenere, i plebei) si è ancora accresciuto.
Disinvoltsche Bank si è lasciata tentare anche più delle altre, e secondo i regolatori americani non ha solo rischiato, ha anche malversato. Di qui la maxi-multa intorno ai 14 miliardi di dollari ipotizzata dalla giustizia americana.
Lo sapete cosa sono 14 miliardi di verdoni per Disfattsche Bank? L’analista Simone Wappler si è posta il problema, andando per prima cosa a vedere il leverage delle banche europee e americane. Il leverage è il rapporto fra gli impegni a bilancio e i mezzi propri. Per le banche americane, è in media 11,94. Le banche più rischiose sono New York Mellon, State Street e Morgan Stanley, con leve rispettivamente di 19,12 , di 17,34 e di 14,74. In media, quelle europee hanno leverage intorno a 30, cioè (un nome a caso) Deutsche Bank 36,49… ma anche Société Générale 33,3 ; BNP Paribas 27,94 ; BPCE Natixis 25,33.
In pratica, ciò vuol dire che se Citigroup (leva: 9,42) vuole fallire, deve fare in modo di perdere il 10,6% sui propri impegni e investimenti, mentre Drittonsche Bank ce la può fare perdendo appena il 2,7%.
Ora, perdere il 2,7% sui propri investimenti è alla portata di qualsiasi day trader disposto (come dicono in Brianza) ad andà sotta a cuu biott, farsi sotto a culo nudo. Un crollino di Borsa, uno zig quando ti aspettavi uno zag, con lo zig che t’ammoscia i derivati come il discorso di un politico sul rimpianto Ciampi, ed è bell’e fatta.
Sicché Depressche Bank in Borsa va un po’ da schifo. Dieci anni fa, l’azione valeva oltre 100 euro. Oggi poco più di un decimo, e ha perso il 40% solo da gennaio. In quali condizioni festeggerà ì’anno nuovo non si sa, ma si teme. Capitalizzazione di Borsa: circa 16 miliardi di euro. E su questi viene schiaffata la multa di 14 miliardi. Quanto resta? Forse abbastanza per un cenone.
Il sistema bancario italiano è in brutte condizioni, certo; tanto brutte che il nostro illuminato governo sta cercando di praticargli l’eutanasia – con un gioco di bigliardo che consiste nel distruggere per primo il Monte dei Paschi di Siena, il quale poi si trascinerà dietro nella buca tombale molte altre banche, affondate dalla crisi generale di fiducia provocata dal dissolversi nell’aria di Mps. Nel vuoto spinto che si sarà così generato rimarrà solo la flebile eco dei tweet di Renzi. Il danno e la beffa. Ma il problema non è solo italiano. La finanza mondiale ha ripercorso le vie che hanno portato alla crisi del 2007-2008; può darsi ci tocchi presto assistere a un’altra crisi – e se dico “assistere” è per dire, visto che lungi dal guardarla da fuori ne saremo coinvolti anima, corpo e sostanze. Coinvolti, travolti, sconvolti. Questo è il messaggio di Doomsdaysche Bank.
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