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Tiziana & Diletta – Storia in due atti

(continua dopo la pubblicità)

tizianaATTO I

Il pompino più pericoloso che si sia mai visto.
Le pagine dei giornali si sono riempite di elucubrazioni, concetti, accuse e scuse camuffate da perbenismo ipocrita.
Ci hanno fatto credere di essere un po’ tutti colpevoli.
Abbiamo visto il video di Tiziana Cantone? Abbiamo riso, ci siamo fatti una sega, lo abbiamo condiviso?
La moralità dell’ultima ora si è infilata una toga e ci ha puntato contro un dito ossuto: colpevoli!
E la condanna?
Una contrizione soffusa, da convento.
Ma ora guardiamoci negli occhi uno ad uno e facciamoci una domanda: qual è stata la nostra colpa?
Viviamo in un mondo che non rispetta più la privacy di nessuno, che non affibbia neppure più etichette, che si limita a scaraventare nel calderone social le nostre vite.
Poi le trita, ne fa poltiglia e generalmente dopo qualche tempo le sputa.
Il tempo di non essere più abbastanza interessanti.
La massa ha bisogno di spiare le vite degli altri per giudicare, criticare e potersi sentire migliore. Non c’è neppure più un buco della serratura. Negli anni abbiamo direttamente buttato giù la porta della discrezione.
La palla di vetro in cui viviamo, di tanto in tanto, crea mostri.
Tiziana era diventata un mostro.
Ma per affrontare quest’epoca, da mostri o semplici spettatori, bisogna essere preparati.
Ci vorrebbe una scuola di sopravvivenza.
Lezione uno – Qualsiasi bufera, prima o poi, si cheta e torna il sereno.
La povera ragazza non conosceva le regole del gioco, forse. Si è sentita sommersa dalle voci, ha cambiato nome, indirizzo e vita.
Ma non è bastato. Il rimorso, la “malattia dell’orgoglio”, la vergogna.
Cosa può aver pensato mentre si passava attorno al collo il foulard che le avrebbe mozzato il respiro da lì a poco?
Cari uomini, Tiziana è morta per colpa nostra” ha titolato un articolo un paio di giorni dopo.

leotta

ATTO II

Diletta Leotta, bellissima venticinquenne giornalista di Sky Calcio, il 20 Settembre subisce l’attacco di un hacker.
Una manciata di sue foto intime viene offerta al pubblico ed in breve, tra condivisioni e scambi di messaggi, diviene patrimonio pubblico.
La donna si rivolge alla polizia postale:
Trovate i responsabili. Chiudete la falla!”
Troppo tardi. Diletta è il sogno erotico di troppi ragazzi, più o meno appassionati di calcio. Il danno è fatto.
Cominciano a girare sui social commenti divertenti.
“Questo è il giorno più bello della mia vita”.
“Oggi è il mio compleanno. Diletta, come facevi a sapere che cosa avrei tanto voluto come regalo?”
Qualche “femminista” anacronistica prova ad intervenire:
Vergognatevi! Tiziana Cantone non vi ha insegnato nulla?”
E la questione comincia a farsi surreale e preoccupante.
I giornalisti si schierano a difesa della giornalista e della moralità. Giornalettismo, HuffPost Italia…
Tutti uniti. Tutti straordinariamente perbenisti.
La verità è che non c’è alcun parallelismo tra i due episodi.
Il primo vede una donna trascinata, volente o nolente, nel vortice della condivisione di massa.
La seconda ne fa, volente, parte.
Il resto, nel bene o nel male, fa parte del gioco.
Quindi, immodestamente mi cito:
Tiziana Cantone, stritolata dal web per una leggerezza, paragonata a Diletta Leotta, una donna di spettacolo che ha fatto dell’esibizione del suo splendido corpo, oltre ad una buona conoscenza calcistica, il suo lavoro? VOI siete i soli ed unici colpevoli. Voi presunti media con la coscienza sporca (perché se ne parli sei GIA’ colpevole, qualsiasi cosa tu dica) e poi vi nascondete dietro alla maschera del moralismo. Io le foto della Leotta nuda le ho viste, il video della Cantone pure. Non mi sento in colpa per nessuna delle due cose. Fanno più male i pennivendoli pronti a cavalcare l’onda rispetto al voyeurismo social. “Stare in silenzio oggi è complice. Come continuare a parlarne nei prossimi giorni”, dall’alto di quale straordinaria dote divina vi siete presi il diritto di decidere cosa è giusto e cosa è sbagliato? Si può parlare di legalità, di senso civico, ma le regole del web le infrangete quanto i vostri lettori colpevoli. Con la differenza che loro non vi giudicano. E’ ora di riporre la penna, ragazzi.”
E’ ora di riporre il falso perbenismo ipocrita, ragazzi.

Alex Rebatto

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Alex Rebatto

Alex Rebatto, classe 1979. Ha collaborato nei limiti della legalità con Renato Vallanzasca ed è stato coautore del romanzo biografico “Francis”, sulle gesta del boss della malavita Francis Turatello (Milieu editore), giunto alla quarta ristampa. Ha pubblicato il romanzo “Nonostante Tutto” che ha scalato per mesi le classifiche Amazon. Per Algama ha pubblicato il noir "2084- Qualcosa in cui credere"

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