Anche se non l’ammetterebbe neppure sotto la peggiore delle torture, Gigi Simoni, calciofilo appassionato e autentico pezzo da novanta del football italiano, più del pur opprimente mancato scudetto con l’Inter nel 1998 (rimembrate: scandalone per gli interisti Docg, il rigore non concesso per fallo di Juliano su Ronaldo a Torino, con susseguente rete di Del Piero,contro la Juve nel 1998? – ndr) calcisticamente parlando, nel cuore porta, soffrendone, un’ombra ancor più scura. Quale? Quella di non essere riuscito, nell’ultima sua esperienza calcistica alla guida, nelle vesti di presidente, della Cremonese, a riportare il sodalizio grigiorosso in serie B. Sì perché riportandolo a Cremona per affidargli la guida della Cremo, pur senza pretese dirette, ecco il patron Giovanni Arvedi avrebbe gradito vincere subito, ma purtroppo l’impresa, al buon Simoni, per intenderci quello che agli inizi degli anni Novanta, da allenatore, sotto la guida di Luzzara e Favalli, sulle sponde cremonesi del Po furoreggiò, beh non è riuscita.
Fino allo scorso mese di giugno, Luigi Simoni, gentiluomo del football italico, per provare a regalare gioie sportive alla città dei violini le ha comunque provate tutte, mettendoci cuore, patos, passione, partecipazione, competenza, tempo e capacità, ma per sfortuna, fato, qualche intoppo e magari piccole sopravalutazioni (o sottovalutazioni che dir si voglia) ecco, la grande vittoria non è arrivata. E Simoni, in questi giorni impegnato nella scrittura di un libro sui suoi anni nel pallone, due mesi fa, lasciando la scrivania a Michelangelo Rampulla, suo ex allievo prima e rivale poi con l’odiata Juventus, nella sede sociale della Cremonese, oltre a tanti piacevoli e spiacevoli ricordi si è ingoiato una bella fetta di malinconia per la mancata impresa.
Stefano Mauri