Poco fa mi ha telefonato un vecchio amico, uno di quelli che riescono sempre a sapere le notizie in esclusiva, spesso persino prima dei media ufficiali.
“News scottante” ha esordito sbrodolando.
Io, appena uscito dalla doccia, mi sono seduto sul divano con addosso solo un accappatoio blu e mi sono limitato ad accendermi una sigaretta.
“Stronzate” ho risposto facendo fuoco.
“Stronzate? Ma tu mica lavori per quel magazine online?”
“E allora?”
“E allora ti sto per offrire l’occasione della vita, ragazzo. Hai sentito parlare del Programma Vertigo?”
“Programma Vertigo? Si, mi pare.”
C’è stato qualche secondo di pausa, poi l’amico ha ripreso a parlare.
“Come no. Ad ogni modo sono un gruppo di mangiahamburger selezionatissimi che si occupano di cercare, trovare ed eventualmente tradurre documenti di altre epoche.”
“Di altre epoche. Mmmm. Senti, ma non vai in vacanza quest’anno?”
“Ascolta, cazzone. Pare che i ragazzi abbiano trovato qualcosa di sensazionale proveniente dal, tieniti stretto, 2027!”
“Era nascosto in una DeLorean?”
“No, caro mio. In un relitto affondato al largo del pacifico. Era sigillato dentro un barattolo di latta e ancora in buono stato. La tua mail è sempre la stessa?”
“Spero di sì.”
“Ti mando il contenuto della lettera ritrovata. Pubblicala subito, mi raccomando. Domattina sarà la notizia d’apertura di tutti i Tg. Fregali sul tempo, ragazzo.”
“Ehi, vacci piano. Questa è una stronzata fatta e finita. Mi gioco la reputazione, qui.”
“Te la sei già giocata anni fa. Ora fai la cosa giusta o resti il pezzente bastardo che sei sempre stato. Scegli tu.”
La mail con il testo del documento ritrovato mi è arrivata un istante dopo.
Io la ricopio tale e quale, declinando ogni responsabilità, da buon vigliacco di lunga data.
In alto mare, 12 novembre 2027.
La nave è partita da ormai quattro giorni, secondo i miei calcoli. Il capitano sembra furioso. La radio non dà più segni di vita e metà degli uomini dell’equipaggio è saltata in mare in preda alla disperazione.
Ogni tanto si sentono degli spari da qualche parte ma, per il momento, questa vecchia tinozza tiene ancora duro. Si è creata una piccola breccia, ieri sera, ma il signor Mason è riuscito a correre subito ai ripari sistemando in meno di un’ora la faccenda.
Un tipo in gamba quel signor Mason. E’ un negro, ma è in gamba.
Ho deciso di buttare giù qualche riga nel malaugurato caso che le cose dovessero precipitare e con esse il cesso galleggiante che ancora ci tiene in vita.
Per quel che mi riguarda il mio nome è Vince Yang, sono un americano di ultima generazione con radici giapponesi. Un “ibrido”, come ci ha chiamati a suo tempo il presidente Trump.
Già, forse tutto questo casino di merda è cominciato proprio con quelle elezioni del 2016.
“La Clinton è in ascesa” dicevano “Vince facile.”
Stronzate. Io lo sapevo, mio padre lo sapeva. Anche gli americani lo sapevano.
E così ci siamo ritrovati tre settimane dopo le elezioni a subire controlli di ogni tipo. Ci entravano in casa in piena notte per perquisirci. All’epoca abitavamo in uno schifoso bilocale a Detroit. Cinque persone strette in sessantacinque metri quadrati.
Una mattina sono andato a scuola, come al solito, e non mi hanno fatto entrare.
“Mi dispiace” ha detto la professoressa, la signora Railly, abbassando lo sguardo.
Sono tornato a casa e l’ho trovata vuota. Il vicino mi disse che erano venuti a prendere i miei genitori.
“Chi?” ho chiesto perplesso e un po’ impaurito.
“Polizia” ha risposto lui richiudendo la porta con uno scatto brusco.
Non mi restò altro da fare che saltare sul primo autobus e rifugiarmi dall’amico Lou. Un vecchio amico, uno di quelli con cui ero cresciuto.
Dopo poco mi accorsi che anche lui cominciava a guardarmi un po’ strano, così tolsi il disturbo.
Nel frattempo gli Stati Uniti si erano messi a bombardare in Egitto.
“Manovre precauzionali” le aveva chiamate il presidente.
Qualunque cosa fossero non andarono a buon fine. Si scatenò il finimondo.
La Russia di Putin, avvertendo la puzza di bruciato, si schierò al fianco del presidente Trump.
Gli sceicchi arabi fecero piovere banconote sulle case dei poveri e cominciò l’escalation di terrore.
“Periodo scuro” lo battezzarono i giornalisti.
La casa bianca saltò in aria nel 2018, a giugno mi pare. Il Pentagono due settimane dopo.
Quel che restava dell’Europa si disfò del tutto. La Germania, a muso duro, provò a dettare legge imponendo a tutti di schierarsi con Stati Uniti e Russia. La Francia non obbiettò, l’Italia nemmeno. La Spagna e la Grecia erano troppo impegnati con le guerre civili al loro interno.
Quando nel 2021 venne ufficialmente decretato l’inizio della terza guerra mondiale, all’appello mancavano già trecentomila soldati.
Io avevo 21 anni, quindi ero abile e arruolabile. A quel punto Trump tornò a considerarmi americano a tutti gli effetti.
Me la diedi a gambe.
Scappai prima in Canada, ma anche lì le acque si stavano agitando parecchio, e poi m’imbarcai su una nave cubana.
Dopo la morte di Raul Castro del 2019, tre mesi dopo quella del fratello, il potere era finito in mano a un tizio strano, uno di quelli con i baffetti all’insù per intenderci. Non ricordo il suo nome. Cuba tagliò nuovamente i ponti con gli Stati Uniti e si mise a commerciare con la Gran Bretagna e la Spagna.
Incredibile a dirsi: l’economia ne giovò e parecchio.
Ad ogni modo navigai per diverso tempo e quando attraccammo decisi di svignarmela senza dare troppo nell’occhio. Fu un lungo viaggio quello che feci per raggiungere il mio Giappone.
Vi restai due anni, poi saltò fuori la faccenda della pena di morte per gli omosessuali. Io non sono mai stato omosessuale, sia chiaro, ma il clima teso portava spesso ad una sorta di “caccia alle streghe” d’antica memoria.
Insomma, me la diedi nuovamente a gambe e, nel marzo del 2024 mi ritrovai ad abitare nel retro di un pub in Irlanda. Il proprietario era sempre sbronzo. Probabilmente non si rese mai neppure conto che lavoravo per lui.
Quando gli americani sbarcarono anche da quelle parti fui costretto a scappare in Portogallo prima di salire sul primo treno diretto verso l’Italia.
Trovai un paese devastato. I monumenti più importanti erano stati rasi al suolo.
Il Colosseo, la Mole Antonelliana, il Duomo di Milano.
Un mucchio di macerie.
Del vaticano non restava altro che un bianco ricordo. Dalla morte di Bergoglio nel 2018, del resto, non c’era mai stato più nessuno in grado di dare un senso a quel luogo.
Un nuovo presidente si erano autoproclamato dittatore e aveva dettato nuove leggi.
I froci erano merda.
I preti rimasti erano merda.
L’Italia finiva a Firenze. Al di sotto era merda.
La mafia era stata sgominata per sempre.
In realtà, lo sapevano tutti, aveva semplicemente cambiato nome.
Trump venne ammazzato nel 2026.
Con lui perirono sessanta uomini della sua scorta. Che incendio, quella volta.
Il suo successore non venne votato. Fu una delegazione di cittadini onorari a deciderne il nome.
E fu persino peggio.
Ora tutti girano armati. Si spara per niente, anche solo per un semplice litigio.
La polizia ha chiuso definitivamente entrambi gli occhi.
Ora tutto il mondo ha una moneta unica, il dollaro.
Chi ha il denaro ha il potere e la vita, almeno finche’ qualcuno non lo deruba.
Poi perde entrambi.
Da quattro giorni sono nascosto nella stiva di questa nave senza bandiere. Ho in tasca due dollari e cinquanta, un pacchetto di sigarette e la penna con la quale sto scrivendo queste righe.
Altri spari da sopra.
Ho un buco nello stomaco. Mai avuto così fame.
Ora metterò questo mio scritto in una scatola di latta che ho trovato tra i barili e poi salirò di sopra, in cerca di cibo. Spero nessuno mi becchi.
Sono un clandestino.
Anche se, in effetti, lo sono sempre stato.
Buon viaggio,
Vince
P.s. Ho sentito qualcuno, al piano di sopra, dire che Paul Newman potrebbe essere morto. Io adoro Paul Newman. Mi auguro sia una semplice diceria.
Alex Rebatto
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