Magalluf: un nome di probabile origine araba, che potrebbe significare a grandi linee “acqua imbevibile”, a causa delle saline che occupavano la zona secoli fa. Da qualche decennio è un’area turistica urbanizzata, dagli incerti confini con le località di Palmanova e Torrenova, facenti parte del municipio di Calvià, isola di Maiorca, Spagna. Magalluf (o Magaluf, a seconda delle grafie), inferno e paradiso: due mondi diversi e opposti a seconda dei resoconti. Com’è ovvio, a prevalere sulla stampa internazionale sono quelli più peccaminosi e apocalittici. In realtà la vera Magalluf, in tutti i sensi, fa molto meno rumore. C’è persino chi cerca di proporre al grande pubblico esperienze culturali che nulla hanno a che vedere con l’immagine scandalosa diffusa dai media e destinata al pubblico britannico e nordico. È il motivo per cui, avendo vissuto e lavorato a lungo da queste parti (è qui che ho scritto molti dei miei libri e ho completato anche la novità di questi giorni, Fenomenologia di Diabolik) e dopo averci ambientato un romanzo (Black and Blue) e una serie di racconti apparsi su Fronte del Blog che presto diverranno un ebook, ho deciso di aprire una pagina Facebook intitolata Magalluf Italian Style, destinata ai numerosi turisti italiani.
Sui giornali britannici la località è dipinta come un inferno per teenager. In effetti ci sono adolescenti scozzesi scomparsi prima di salire sull’autobus che riporta la loro comitiva all’aeroporto. O giovani inglesi schiantati sul cemento mentre praticano il balconing; qualche notte fa uno di loro, in caduta libera dal quinto piano, è atterrato sulla tettoia doppia della sezione frullati del bar-ristorante El Ultimo Paraiso, finendo per miracolo all’ospedale anziché all’obitorio. Inoltre anni fa è circolato su Internet il video di una ragazza dedita a una pratica che ha richiesto un altro neologismo: mamading. Lo scandalo turba i benpensanti e funziona come un magnete per gli adolescenti d’Oltremanica, che si fiondano a “Maga” ad affrontare un rito di passaggio all’età adulta, sempre che ne escano vivi: distruggersi a forza di garrafón, l’alcool di pessima qualità che si calcola abbia fatto più vittime britanniche dell’intervento militare in Afghanistan. Ma la Città del Peccato, bazzicata anche da adulti in cerca di puticlub, è in realtà limitata alle ore notturne della stagione estiva e a un’unica strada: la famigerata calle Punta Ballena, nota ai britannici come The Strip (nella foto sotto). Tutto il resto del territorio è molto più tranquillo e in certi punti silenziosissimo. D’altra parte persino nell’area più calda torna la quiete verso le sette del mattino, quando i teenager ubriachi smettono di latrare e si sentono solo le onde del mare e la nettezza urbana che ripulisce tutto con efficienza e discrezione.
Poi c’è la Magalluf originale, popolata di famiglie o di giovani che si vogliono divertire senza riportare menomazioni permanenti. Spiaggia libera ma attrezzata per chi voglia affittare lettini e ombrelloni, bar e ristoranti sul lungomare bordato di palme, mare verdazzurro, tramonti splendidi sopra la baia. Siamo pur sempre a Maiorca, dove la famiglia reale spagnola è appena arrivata, come consuetudine, per trascorrere le vacanze estive a Cala Mayor, pochi chilometri da qui; anche se quest’anno re Felipe VI dovrà fare la spola con Madrid nella speranza che si formi il nuovo governo atteso dagli spagnoli ormai dallo scorso dicembre. Palma di Maiorca – la città dei brevi amori, per citare un vecchio film con Alberto Sordi e Gino Cervi – merita una visita attenta al barrio gotico con la sua Cattedrale (qui sotto nella foto) e al Castillo de Bellver, e un occhio di riguardo verso certi ristoranti dall’ottimo rapporto qualità-prezzo. L’intera isola offre scenari affascinanti: dalla cittadina di Valldemossa, rifugio a suo tempo della coppia George Sand-Frederyk Chopin; alla secolare Torre de Ses Animes, che dalla sommità di un’alta scogliera a Banyalbufar vigila sul mare in attesa del ritorno dei pirati; fino al suggestivo Torrente de Pareis, scelto come location per numerose pellicole, dal classico fantasy Il settimo viaggio di Sinbad al più recente Cloud Atlas con Tom Hanks e Halle Berry.
Ma anche a Magalluf ci sono piacevoli sorprese. Come l’iniziativa di El Ultimo Paraiso, il bar-ristorante in fondo alla spiaggia dove – a parte l’infrequente balconing – il venerdì sera ricorre l’appuntamento con paella, sangría e flamenco dal vivo. «Se vado in un paese straniero, voglio conoscere cosa c’è di tipico», spiega Esteban Sánchez, uno dei due fratelli che gestiscono il locale e chitarrista lui stesso. «Immagino che anche chi viene a qui possa essere interessato a scoprire le tradizioni spagnole.» Una scommessa culturale premiata dal successo per il secondo anno consecutivo. Senza contare che alcuni membri della compagnia di flamenco di Inma e Miguel Crespo frequentano il locale anche al di fuori dello spettacolo e può capitare di assistere a improvvisazioni di cante e baile a bordo piscina, unendo la tradizione flamenca al lato più allegramente sfrenato di Magalluf. (Testo e fotografie di Andrea Carlo Cappi)
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