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Via libera della Bce al piano JP Morgan-Mediobanca per il Monte dei Paschi

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Saranno cedute al 33% del nominale 27,7 mrd di sofferenze. Entro fine anno l’aumento di capitale

monte paschi

 

Il consiglio d’amministrazione del Monte dei Paschi di Siena, The Italian Bank In the Palta per antonomasia, si è chiuso ieri dopo dieci ore di riunione con due notizie bomba: la clamorosa bocciatura del salvataggio proposto da Corrado Passera e dall’Ubs, la ancor più clamorosa approvazione da parte della Bce del piano di rilancio di Mps.

L’hanno dеtto l’еx prеsidеntе dеl collеgio sindacalе е sindaco еffеttivo Paolo Salvadori е il consigliеrе Antonino Turicchi, lasciando la sede di Palazzo Salimbеni a Siena, dove si era svolto il CdA. Salvadori ha confеrmato il via libеra dеlla Bcе, mеntrе Turicchi ha dеtto chе il piano è stato approvato е chе il consorzio è stato formato.

Alle due sorprese bisogna aggiungere la nonsorpresa per eccellenza: la bocciatura di Mps allo stress test europeo. Che però lascia il tempo che trova, visto che ormai c’è il piano.

Del resto le sorprese non sono finite qui. Bisogna aggiungere anche i conti, molto migliori di quanto non ci si aspettasse. La banca ha annunciato infatti di aver chiuso il semestre con un utile netto di 302 milioni di euro, ben al di sopra delle attese del mercato. Il risultato ha beneficiato anche del «provento fiscale di 134 milioni di euro, relativo al trattamento fiscale di talune componenti reddituali connesse all’operazione Alexandria contabilizzato nel secondo trimestre».

Nel corso dei sei mesi si è inoltre ridotta di 1,5 miliardi l’esposizione ai crediti deteriorati lordi. Nel secondo trimestre il calo è stato di 1,9 miliardi, grazie a dinamiche della gestione del credito che hanno confermato il trend positivo dei precedenti trimestri. Alcuni analisti avevano invece parlato addirittura di una possibile perdita trimestrale che avrebbe cancellato il surplus del primo trimestre.

Il piano di risanamento che andrà in esecuzione è coordinato dalle merchant bank JP Morgan e Mediobanca e ruota intorno alla dismissione di 27,7 miliardi di sofferenze lorde – in totale sono 47,7 miliardi – che saranno pagate il 33% del nominale (mentre adesso sono a libro per il 36%). I crediti non performing saranno cartolarizzati a cura di JP Morgan e collocati, per un importo totale di 9,2 miliardi, a diversi gruppi di acquirenti: la tranche senior, per 6 miliardi, sarà garantita dalla Gacs, cioè dallo Stato; la parte mezzanine (intermedia), per 1,6 miliardi, vedrà la partecipazione del Fondo Atlante Bis; e la parte junior, quella che può sempre finire come i Trecento di Leonida alle Termopili, sarà girata agli azionisti prima dell’aumento di capitale.

Entro fine anno poi il Montepaschi chiederà al mercato mezzi freschi per 5 miliardi di euro; in vista di questo ci sarà un prestito ponte da parte dei partecipanti al consorzio guidato da JP Morgan e Mediobanca, che comprende finora sei banche (Bank of America, Citi, Credit Suisse, Deutsche Bank, Goldman Sachs e Santander).

Il piano contempla anche la separazione e il deconsolidamento della restante massa di sofferenze, ma ancora non si conoscono i dettagli di questa successiva operazione.

Le numerose fughe di notizie che hanno preceduto l’approvazione del piano, e che hanno contribuito a causare l’altissima volatilità in Borsa del titolo, hanno insospettito la Consob, che ha acceso un faro sul flusso informativo e sull’andamento dei prezzi in Borsa.

L’azione Montepaschi nella giornata di venerdì ha guadagnato il 6,2%, riportando la capitalizzazione sopra la soglia dei 900 milioni di euro. Particolarmente sospetto il balzo in fase di chiusura, dopo una seduta in cui il forte guadagno iniziale era stato gradualmente eroso.

Il Monte dei Paschi di Siena, la più antica banca del mondo, è da anni al centro dei problemi del sistema bancario italiano. Nonostante l’aiuto dello Stato (i famosi Monti Bond), la banca ha accumulato sofferenze (crediti malcerti) per un quarto del totale italiano. La soluzione del problema delle sofferenze, resa ormai difficilissima dalle norme europee sul bail-in, non poteva che partire da Mps.

Messa in sicurezza la banca senese, molte anomalie del sistema si allevieranno o cadranno del tutto.

Paolo Brera

Il veleno degli altri, l’ultimo noir di Paolo Brera – GUARDAblank

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Paolo Brera

Paolo Brera è nato nel secolo scorso, non nella seconda metà che sono buoni anche i ragazzini, ma nell’accidentata prima metà, quella con le guerre e Charlie Chaplin. Poi si è in qualche modo trascinato fino al terzo millennio. Lo sforzo non gli è stato fatale, ma quasi, e comunque potete sempre aspettare seduti sulla riva del fiume. Nella sua vita ha fatto molti mestieri, che a leggerne l’elenco ci si raccapezza poco perfino lui: assistente universitario di quattro discipline diverse (storia economica, diritto privato comparato, eocnomia politica e marketing), vice export manager di un’importante società petrolifera, consulente aziendale, giornalista, editore, affittacamere e scrittore. Ha pubblicato una settantina di articoli scientifici o culturali, tradotti in sei lingue europee, due saggi (Denaro ed Emergenza Fame, quest’ultimo pubblicato insieme a Famiglia Cristiana), due romanzi e una trentina di racconti di fantascienza, sei romanzi e una decina di racconti gialli, più un fritto misto di altri racconti difficili da definire. Negli ultimi anni si è scoperto la voglia di tradurre grandi autori, per il piacere di fare da tramite fra loro e il pubblico italiano. Questo ha voluto dire mettere le mani in molte lingue (tutte indoeuropee, peraltro). Il conto finora è arrivato a quindici. Non è che le parli tutte, ma oggi c’è il Web che per chi lo sa usare è anche un colossale dizionario pratico. L’essenziale è rendere attuali questi scrittori e i loro racconti, sfuggire all’aura di erudizione letteraria che infesta l’accademia italiana, e produrre qualcosa che sia divertente da leggere. Algama sta ripubblicando le sue opere in ebook, a partire dalla serie dei romanzi con protagonista il colonnello De Valera.

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