Come tutti gli appassionati di calcio sanno, solo tre squadre nella storia del campionato italiano hanno fatto “cinquina”, ovvero conquistato cinque scudetti consecutivi: la Juventus (due volte, dal 1931 al 1935 e nelle ultime cinque competizioni), l’Inter dal 2005 al 2010 (Rino sta gongolando, N.d.Da.), e il Torino dal 1943 al 1949.
Nel nostro romanzo La logica del Burattinaio, tra i vari temi (davvero tanti!) trattati, ci occupiamo anche della “cinquina” del Torino che, giù il cappello, merita pienamente il leggendario appellativo di Grande, per l’eccelso valore tecnico di quella squadra, pur così sfortunata nella tragica scomparsa di scena nel disastro aereo di Superga.
Non possiamo rivelare, per evitare anticipazioni sulla trama, a che proposito ne parliamo, ma l’argomento stimola la nostra calciofilia di maschi medi italiani (Daniele è un “doriano” ipercritico N.d. Ri) per cui ci corre l’obbligo di riprenderlo qui.
L’epopea del Grande Torino inizia nel campionato “di guerra” 1942/43, con la conquista del suo primo scudetto (ci piace ricordare che in quella stagione la squadra mise a segno anche il primo “duble” scudetto/coppa Italia della storia del nostro calcio) e prosegue con la vittoria nel massimo campionato nelle stagioni 1945/1946, 1946/47, 1947/48 e 1948/49.
Questo almeno riportano gli annali. Non sarà sfuggito che nella sequenza temporale mancano due stagioni, quelle del 1943/44 e del 1944/45. Ma anche i neofiti possono immaginare che in quelle annate, le più drammatiche della Seconda Guerra Mondiale, non ci fu tempo di disputare il Campionato. Infatti è cosi. L’albo d’oro dello scudetto italiano di calcio classifica entrambe le competizioni con la dicitura “non disputata causa guerra”.
Che il calcio si sia fermato tra l’autunno del 44 e la primavera del 45 (il campionato si svolge normalmente in quel periodo), con l’Italia trasformata in un campo di battaglia tra le forze alleate e della Resistenza e quelle nazifasciste, è evidente.
Non così l’anno prima, in cui erano formalmente sovrani, nel meridione, il Regno d’Italia sotto la guida del governo Badoglio e, nel settentrione, la mussoliniana Repubblica di Salò. Soprattutto, nelle regioni del Nord, al di sopra della “Linea gotica”, il territorio era ancora militarmente controllato dalle forze dell’Asse.
Le condizioni per organizzare un torneo in quest’area c’erano, ed infatti fu disputato, sotto il nome Divisione Nazionale. La formula era quella di tornei regionali (Liguria-Piemonte, Lombardia, Veneto-Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana ) con spareggi interregionali e una finale tra le tre migliori squadre.
Di fatto, vi parteciparono i più titolati club italiani. Ad eccezione della Roma, vincitrice del campionato 1941/42, tutti quelli “scudettati” sino ad allora.
La squadra favorita era il Torino, campione in carica, ma nelle finali, svoltesi all’Arena di Milano, accadde un miracolo paragonabile alla vittoria del Cagliari nel 1970, o del Verona nel 1985. A vincere fu la squadra dei Vigili del Fuoco di La Spezia, grazie alla vittoria per 2 a 1 sullo squadrone di capitan Valentino Mazzola nel confronto diretto.
Da allora, ne è nata un’annosa disputa, trascinatasi sino al 2002.
Lo Spezia Calcio ha sempre rivendicato lo scudetto del 1944, con buonissime ragioni, visto che quel torneo era una competizione regolarmente organizzata tra le migliori formazioni d’Italia.
Ha tuttavia avuto ascolto l’opinione contraria, prevalsa sin dalla ripresa dell’attività nel primo dopoguerra, che il trofeo vinto dallo Spezia non fosse il Campionato Italiano di Calcio, ma la “Coppa federale del Campionato di Guerra”.
Motivo principale di questa posizione è l’imbarazzo ad attribuire il crisma dell’ufficialità ad un torneo organizzato dalla Repubblica Sociale Italiana.
La Federazione Gioco Calcio ha risolto la controversia, con una decisione molto all’italiana, attribuendo allo Spezia Calcio il titolo “onorifico” di campione d’Italia 1944. Un riconoscimento ufficiale purtuttavia non equiparabile a uno scudetto, qualunque cosa ciò voglia significare.
Lo Spezia è stato autorizzato a esporre permanentemente sulle maglie il simbolo del trofeo, concessione finora riconosciuta solo alle squadre che hanno vinto almeno dieci scudetti.
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Per coloro che desiderassero approfondire la storia dello Scudetto di Guerra del 1944, vinto dai Mitici VVF del 42°, che all’Arena di Mialno batterono il Grande Torino, si rimanda al sito nazionale dei Vigili del Fuoco che ha pubblicato la più grande ricostruzione storica di quell’evento, con video, foto, rassegna stampa, di ieri e di oggi.
Buona lettura/visione!
Piero Lorenzelli
Unione Nazionale Veterani dello Sport
Questo il link:
http://www.vigilfuoco.it/sitiSpeciali/viewPage.asp?s=2&p=6721