Cristiano Ronaldo, più leader di Messi e Pogba (ad Euro 2016 ha forse pensato troppo al calciomercato?) messi (curioso il giochino di … parole) insieme, merita il Pallone d’Oro e, da domenica 10 luglio, con la sua nazionale è finalmente entrato nella storia: grazie alla vittoria sulla Francia infatti, il Portogallo ha ottenuto la sua prima grande affermazione di livello, ergo chapeau ai portoghesi allenati dal minimalista Santos e al Cristiano infortunato, ma felice.
La Francia di mister tentenna, con (perennemente) l’aria triste di chi, spinto da fretta indiavolata, una volta arrivato al casello autostradale trova una coda infernale, Deschamps?
Paradossalmente, nella finalissima forse, a tratti ha giocato persino meglio dei lusitani, ma il limite dei francesi che si specchiano sempre, beh è quello di piacersi troppo, di buttare alle ortiche tempo ed occasioni, così alla fine, il selezionatore lusitano, alchimista tattico specializzato ad annientare il gioco altrui, l’ha spuntata al fotofinish, con una rete del subentrato Eder e senza rubare nulla.
Pogba? Fuori ruolo (ma insomma, Deschamps è un trainer da top club, o no?), stanco, demotivato, distratto dalle strenne di mercato, ecco all’Europeo non ha entusiasmato.Meglio di lui si è comportato il compagno Griezmann (nella finale persa però si è dimenticato di essere un diavoletto giocando da chierichetto), attaccante atipico moderno interessantissimo che in prospettiva, deve maturare e può diventare veramente grandissimo. Tornando al centrocampista juventino (fino a quando?), calciatore felpato e danzante, certamente è elemento talentuoso in grado di spaccare equilibri, ma per diventare grande sul serio, gli manca ancora qualcosina. Non è che per trovare la fatidica scintilla deve lasciare il football italiano ormai eccessivamente stretto e stantio per lui?
Stefano Mauri