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OUTLAW – Episodio 3

(continua dopo la pubblicità)

westernC’è stato un tempo in cui fuorilegge e cacciatori di taglie si sono ritrovati dalla stessa parte. La morte li ha divisi. La bramosia di ricchezza li ha resi di nuovo complici.Riassunto delle puntate precedenti (1 e 2): Nel 1868 il villaggio di El Paso viene raggiunto da un’epidemia che ne decima la popolazione. Il dottor Lanscombe rifugiatosi nel saloon viene salvato da dei cacciatori di taglie diretti alla missione di Carson alla ricerca del tesoro delle creature. Intanto a Wellster, sessanta miglia a sud di El Paso, i fratelli Hammer vengono aggrediti all’interno di un emporio abbandonato.

 

Diario di Paul Winter, 12 Maggio 1867
Qualcosa non ha funzionato. Queste dannate formule, questi calcoli…
Devo avere fatto confusione.
Ho sentito un urlo l’altra notte. Era la vecchia signora Tanny.
L’ho sentita a mezzo miglio di distanza. Sembrava prima un lamento, poi si è trasformato in quello che ricordava un rigurgito della lava dell’inferno.
Sono corso a casa sua con i miei strumenti.
“Signora Tanny?” ho detto aprendo la porta d’ingresso rimasta socchiusa “Posso entrare?”
Lei, mezza cieca da una vita, era lì in piedi accanto al camino che mi fissava con due occhi che…
Dio del cielo! Due occhi che non vidi mai prima d’allora.
“Chi siete?” mi ha domandato con quello che sembrava un rantolo inarticolato più che una vera e propria voce.
“Signora Tanny. Sono io, Paul. Paul Winter. Ricorda? Lo scienziato. Le ho dato proprio ieri…”
Non sono neppure riuscito a finire la frase che mi è saltata addosso brandendo un falcetto appuntito.
Ho evitando un fendente e mi sono lanciato fuori dalla porta chiudendomela alle spalle.
La punta dell’occasionale arma si è conficcata nel legno a pochi centimetri dalla mia nuca.
Un altro urlo di rabbia dall’interno della casa.
Ricordo solo di essere scappato veloce e di essermi rifugiato in chiesa.
Prima di addormentarmi sfinito su una delle panche illuminate da cento candele, ho sentito sul sagrato moltiplicarsi quei versi spaventosi.

Missione di Carson, novembre 1868
“Come siamo messi a munizioni?”
Il giovane Ted, sedici anni al massimo, si voltò e fece un rapido calcolo.
“Un paio di dozzine” rispose senza nascondere una certa preoccupazione “Per quanto potremo ancora resistere, zio Hank?”
L’uomo, zio Hank appunto, si sporse oltre una delle panche di legno della chiesa e rovistò con lo sguardo nella semioscurità.
“Non molto, ragazzo” ammise “Non so quante di quelle cose siano là fuori ma, di certo, si staranno organizzando per venirci a prendere in gruppo.”
Ted ricaricò con mani tremanti la sua colt.
“E poi, zio Hank?” balbettò “Quando finiremo le munizioni, cosa succederà?”
L’uomo si morse un labbro e provò a sorridere senza riuscirci.
Poi, prima che avesse il tempo di aggiungere qualcosa di vagamente rassicurante, la porta della chiesa si aprì e un un odore intenso s’insinuò attraverso le ultime candele accese.

Emporio di Wellster.
Keith era sempre stato un brillante tiratore, quasi un cecchino.
Non prese neppure la mira. Estrasse la pistola e semplicemente fece fuoco.
L’essere che aveva afferrato alle spalle suo fratello Bill fece un salto all’indietro, spinto dalla potenza del proiettile che lo aveva centrato in mezzo agli occhi.
Rimase in piedi ancora per qualche istante, ruggì e provò a muovere di nuovo qualche passo verso la sua preda.
Un altro paio di colpi lo fecero stramazzare al suolo con un rantolo.
La seconda creatura, apparentemente femmina, restò per qualche istante immobile a fissare il corpo ai suoi piedi. Indossava un ricordo di abito elegante, forse da sposa.
Bill si allontanò lentamente. Sembrava essersi ferito ad una gamba.
Keith, questa volta, prese la mira e sparò.

El Paso
Il dottor Lanscombe salì sul calesse lasciando le redini al nero.
Si era ormai fatta sera. Un lupo ululò non troppo lontano e un tuono annunciò un temporale.
Il cavallo s’imbizzarrì e fu necessario uno strattone deciso.
“Non mi piace affatto” fece il nero annusando l’aria “Duke non è mai stato così.”
Il dottore si strinse nella sua giacca pesante e si guardò attorno.
“Non dovremmo aspettare domattina?” provò a suggerire.
Il nero non lo degnò nemmeno di una risposta.
Urlò e fece schioccare le redini dando inizio al viaggio verso la missione di Carson.

…continua?!

Alex Rebatto

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Alex Rebatto

Alex Rebatto, classe 1979. Ha collaborato nei limiti della legalità con Renato Vallanzasca ed è stato coautore del romanzo biografico “Francis”, sulle gesta del boss della malavita Francis Turatello (Milieu editore), giunto alla quarta ristampa. Ha pubblicato il romanzo “Nonostante Tutto” che ha scalato per mesi le classifiche Amazon. Per Algama ha pubblicato il noir "2084- Qualcosa in cui credere"

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