I viaggi nel tempo mi appassionano da sempre, tanto che le storie fantascientifiche che ho scritto si basano quasi tutte su questo tema.
Se il viaggio si svolge nell’arco di vita del viaggiatore, emerge un paradosso affascinante, ed inquietante: nella stessa epoca potrebbero agire due persone che però sono la stessa.
Inevitabile che una situazione così spettacolare dal punto vista visivo, e narrativo, ispirasse il cinema di fantascienza.
Questo tipo di storie portano con sé un problema: la coerenza, visto che tendono a trasformarsi in un arduo rompicapo “filosofico”. La via d’uscita è ancorarsi a uno dei due possibili approcci della fisica teorica rispetto ai viaggi temporali: il possibilista e il negazionista.
Il primo ammette la libera circolazione nel tempo, ammesso di riuscire ad inventare una tecnologia adatta. Il problema che il “crononauta” potrebbe alterare il corso di eventi “già” avvenuti, con effetti distorsivi incontrollabili ( e ci piace ricordare un microracconto di Frederic Brown, in cui giocando troppo disinvoltamente coi paradossi temporali si finisce per far sparire lo stesso universo!) viene risolto con la celeberrima teoria degli universi paralleli: le azioni del “crononauta” incompatibili col suo futuro genererebbero una versione alternativa, diversa da quella originaria, dello “spazio tempo”. Niente interferenza, dunque, bensì un crocevia.
L’approccio “negazionista” è basato sul c.d. “principio di autoconsistenza” di Dmitryevich Novicov, molto più semplice, per fortuna, del nome del suo ideatore: il tempo è un anello chiuso, in cui gli eventi passati sono determinati anche da quelli futuri, cosicché un eventuale viaggio indietro nel tempo sarebbe in realtà già avvenuto, contribuendo a far sì che il presente sia quello che è.
Insomma si potrebbe viaggiare nel tempo solo a patto d’essere arrivare prima di partire.
L’approccio possibilista viene utilizzato con ammirevole rigore nel ciclo di “Ritorno al Futuro” di Robert Zemekis: il protagonista di tutti e tre i film della serie, Marty MacFly, compie scorribande nel tempo interagendo pericolosamente con se stesso, e se modifica il passato si origina un futuro alternativo.
Per quanto riguarda l’approccio “negazionista”, ci sono molti esempi cinematografici (il ciclo di “Terminator”, “Donnie Darko” e, da ultimo, “Interstellar”) ma la sua applicazione più convincente si ha nel meno conosciuto, ma da consigliare, “Timecrimes”, in cui nel giro di poche ore un “crononauta” entra ed esce più volte dalla linea del tempo raccordando tutte le incongruenze che si verificano.
Synchronicy, come dice il titolo, è incentrato sulla doppia presenza di un personaggio nello stesso momento.
Il film ha ritmo, effetti visivi apprezzabili, una buona ambientazione futuribile e bravi interpreti.
L’unico difetto, che tuttavia non compromette il giudizio positivo, è che fa confusione, magari di proposito, ma certo in modo non troppo persuasivo, tra approccio possibilista e negazionista.
Così alla fine allo spettatore fantascientificamente avveduto i conti non tornano, anche se l’idea di intrecciare una storia d’amore al viaggio temporale piace. E quando c’è di mezzo l’amore, beh, si sa che la logica s’inchina.
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