Per carità, lungi da noi l’ipotesi del complotto a tutti i costi contro qualcuno e soprattutto contro Alex Schwazer, (positivo al testosterone, sdegnato, incazzato respinge al mittente ogni accusa), ma senza entrare nel merito, da qualsiasi parte la si inquadri, ecco questa storia presenta qualche zona d’ombra.
Sandro Donati, coach dell’atleta altoatesino e, soprattutto, personaggio contro, fuori dagli schemi, da sempre schierato in prima linea contro il doping, con tanti nemici, compreso determinati centri di potere, poteri forti inclusi, abituato ad andare controcorrente, crede ciecamente nel suo assistito, non lo molla e contrattacca.
Secondo il professor Donati sostanzialmente, la positività di Schwazer sarebbe attribuibile all’accanimento mirato sui campioni biologici che ha deformato il risultato delle analisi. Colpendo il marciatore che sognava di andare alle Olimpiadi dunque in realtà volevano colpire il suo tecnico.
E per provare questa tesi, battaglia lunga, tortuosa, complicata e con poche chance di andare concretamente in porto, Donati, lo stesso Alex e tutto lo staff, nel breve medio periodo lavoreranno sodo per smontare, pezzo su pezzo, il delicato, variegato puzzle mosso contro di loro.
Lavorata per giorni, con tempistiche lunghe ed estenuanti, la provetta che incastrerebbe Schwazer, in un certo senso, vagamente ricorda lo stesso, maledetto contenitore di laboratorio che, tanti anni fa, inguaiò Marco Pantani.
Ci auguriamo che stavolta, per il bene dello sport, la storia, questa brutta storiaccia prenda strade diverse. E che a pagare, questa volta, sia veramente e soltanto chi ha pagato. Chiunque esso sia.
Stefano Mauri