Cr7, vale a dire il nome in codice, o meglio, il brand, la sigla commerciale, il simbolo di marketing che rappresenta e identifica Cristiano Ronaldo, beh nonostante le tante vittorie di club con Manchester United e Real Madrid, in nazionale, quindi col suo Portogallo, sin qui non è che abbia raccolto molto. E quest’Europeo per lui, ergo, per la nazionale portoghese sta andando più male del solito.
Sì perché la truppa portoghese rischia l’eliminazione e si giocherà tanto, se non tutto, mercoledì al cospetto dell’Ungheria, capolista a sorpresa del gruppo F, il girone più folle, pazzo e loco di Euro 2016.
Ironia della sorte, quel Macho fichissimo di Cr7, lui che del culto dell’immagine e del look curato ha fatto un’azienda, ecco sfiderà il portiere ungherese Kiraly, vale a dire colui il quale che, ultraquarantenne, va in campo, incurante di apparire, con una tuta improponibile e portafortuna che pare un astuto, comunque beneaugurante pigiama.
E Ronaldo? Come mai l’asso portoghese a livello di rappresentative nazionali proprio non riesce a lasciare il segno? Mah, forse per eccesso di sicurezza o per sindrome di superiorità? Probabilmente perché arriva sempre stanco e stremato a fine stagione? Ancor’forse poiché la compagine del suo paese lo attizza meno che giocare nel club d’appartenenza? Oppure e per chiudere solo causa … sfortuna tipo il rigore sbagliato con l’Austria e spedito, a portiere battuto, sul palo?
Stefano Mauri